Scott Farrar sta al mondo degli effetti speciali come una divinità olimpica alla mitologia greca. Una considerazione abbastanza lapalissiana se consideriamo il suo curriculum. Farrar è uno che ha esordito a Hollywood col primo lungometraggio di Star Trek e, nel corso degli anni, ha lavorato a minuzie come Il Ritorno dello Jedi, la trilogia di Ritorno al Futuro, Jurassic Park, Star Wars Episodio 1, Minority Report e la trilogia di Transformers di Michael Bay. Tutti film che sarebbero capaci, coi loro incassi, di risanare il debito pubblico italiano. Per non farsi mancare nulla, nel 1986 ha anche condiviso con Ken Ralston, Ralph McQuarrie e David Berry l'Oscar per i Migliori Effetti Speciali vinto grazie a Cocoon di Ron Howard.

In questi giorni Farrar si trovava in Italia per presentare al ViewFest di Torino e al Lucca Comics & Games un'anteprima dei contenuti extra del Blu Ray Disc di Transformers 3. Grazie alla divisione italiana della Universal Home Video, abbiamo avuto modo d'intervistarlo e di scoprire alcuni interessanti aneddoti sulla lavorazione del blockbuster di Michael Bay e su cosa significhi avere a che fare con un film d'alto profilo girato in stereoscopia; naturalmente non ci siamo scordati di domandargli se ci sia la possibilità di vederlo nuovamente alle prese con un altro film del franchise. Pensavamo che la questione potesse interessare ai nostri lettori…

 

 

Puoi descrivere ai nostri lettori cos'è di preciso un supervisore degli effetti speciali? Di solito cominci a lavorare ad un film dalla pre-produzione oppure dipende da film a film?

Sono una delle prime persone coinvolte insieme al regista e, come lui, sono una delle ultime a terminare il lavoro. Iniziamo quella che comunemente viene chiamata pre-produzione non appena abbiamo una sceneggiatura su cui basare il nostro lavoro. Noi riceviamo gli script praticamente prima di tutti. Dobbiamo capire quante sono le riprese che necessitano l'utilizzo degli effetti speciali e dobbiamo fare questo procedimento molto presto perché gli studio vogliono sapere a quanto ammonterà il budget di un film: ovviamente se una pellicola richiede una ventina di riprese con effetti speciali costerà meno di una che ne ha bisogno di un migliaio. Una volta che il progetto riceve la luce verde dallo studio cominciamo a lavorare al film anche sei, sette mesi prima dell'inizio effettivo delle riprese per sviluppare gli artwork preliminari, cosrtuire i personaggi. Ci possono volere anche una trentina di settimane per un singolo modello di un robot: 15 settimane per modellarlo a altre 15 per il render dello scheletro al suo interno. E' un'attività molto lunga. Quindi, se hai un sacco di questi personaggi, hai davanti a te diversi mesi di lavoro. E stiamo parlando di lavoro che avviene anche prima che un singolo robot venga inserito nelle riprese. Poi tocca alla previsualizzazione, poi devo andare ogni giorno sul set col regista perché opero come direttore della seconda unità per cui, in qualità di supervisore degli effetti speciali sono materialmente il regista di tutte quelle scene che implicano l'utilizzo di effetti speciali. Ho una relazione molto stretta col lavoro del regista.

Il mondo degli effetti speciali è cambiato molto dai tempi della prima pellicola cui hai lavorato, Star Trek. Il tuo lavoro è diventato più semplice grazie ai progressi tecnologici attuali?
Il lavoro non è diventato più facile. Ogni volta che sviluppiamo qualcosa che funziona le riprese del prossimo film diventano più difficoltose. Ti dicono “Ah, se avete fatto questo l'ultima volta e vi è riuscito bene, dovete fare qualcosa che funziona ancora meglio questa volta!”. E così non diventa mai più semplice.

Avete avuto delle tempistiche di lavoro molto strette per Transformers 3. Ci sono stati dei momenti di tensione fra lo studio e la Industrial Light & Magic affinché tutto venisse completato per tempo?
No, a dire il vero no. Conosco il produttore del film, Lorenzo DiBonaventura, personalmente quindi in genere mi chiamava e mi chiedeva “Come va? Riusciamo a fare tutto entro le giuste tempistiche?” io rispondevo “Si, abbiamo sentito che Michael vorrebbe cambiare alcune scene, ma è ok, ce la facciamo”. E' andata così in buona sostanza.

 

 

Il 3D ha reso la lavorazione del film più ardua? Il fatto di possedere già dei modelli digitali dei robot dai precedenti film è stato d'aiuto?
E' più difficile, ma non è che sia necessariamente un fattore negativo. Una volta che hai un modello pronto con tutti i rendering, le texture, i colori all'interno di un computer è semplice aggiungere un altro piano di ripresa con un altra macchina da presa. Ma comporre tutti i vari strati, assemblarli insieme….c'è un sacco di lavoro sulle texture e sui colori e devi stare molto attento ad aggiustare tutti questi aspetti. Se fai un lavoro raffazzonato, fatto troppo in fretta dopo va a finire che l'opera di ricomposizione dell'immagine tridimensionale all'interno del cervello dello spettatore diventa dolorosa per gli occhi. Devi lavorare con meticolosità, riguardare quello che hai fatto, sistemarlo nuovamente se non va bene, rivedere di nuovo il tutto e risistemare ancora se c'è ancora qualcosa che non funziona. Dobbiamo essere molto concentrati su questo. Non vogliamo dare vita ad un 3D di bassa qualità.

Come spettatore ho notato in maniera molto chiara che Michael Bay ha reso i suo stile di regia meno convulso e frenetico per Transformers 3. Tutto questo ha influito sul tuo lavoro?
Transformers 2 era un film molto frenetico. Avevamo fatto delle prove per il 3D, ma dopo questi test ho chiamato Michael e gli ho detto che dovevamo rallentare lo stile di regia. Quindi per Dark of the Moon abbiamo cambiato registro. Con la stereoscopia, hai un sacco di motion blur e se i robot si fossero mossi troppo veloci non li avresti visti bene, le immagini sarebbero state troppo morbide e fuori focus. Non ti sarebbero piaciute come spettatore. Abbiamo lavorato affinché tutto apparisse bene.

Quali sono state le scene che ti hanno dato le soddisfazioni, ma anche i grattacapi maggiori? Hai un robot preferito?
Mi è piaciuta molto la scena ambientata sulla Luna, confido nel fatto di averle dato un taglio realistico. Per il resto, ero un po' preoccupato per il terzo atto, quello con la distruzione della città. Poi abbiamo pensato di girare tutto in esterni aggiungendo i danni in post-produzione senza doverla ricreare. Sono molto soddisfatto. Il mio robot preferito è Bumblebee su cui poi abbiamo dovuto lavorare parecchio considerato che è muto. Specie sui suoi occhi che dovevano essere molto comunicativi.

Parlando del franchise nel suo complesso, c'è stato un punto davvero cruciale? Magari all'inizio dell'avventura piuttosto che nel mezzo…
Onestamente, quando abbiamo lavorato al primo Transformers non avevamo davvero idea che potesse avere l'enorme successo che poi ha avuto. Tentavamo in ogni modo di far si che tutto funzionasse, abbiamo cambiato il look dei robot che non avevano tutte queste parti di macchine e sembravano più alieni… Quindi alla fine la cosa che ci ha sorpreso di più è l'amore dimostrato dal pubblico verso queste pellicole; ogni volta abbiamo cercato di onorare questo impegno lavorando ancora più sodo di quella prima.

Ci sono già molti rumor su un nuovo Transformer. Onestamente è abbastanza facile capire perché tanto la Hasbro quanto la Paramount abbiano la volontà di continuare l'avventura. L'ILM è stata già coinvolta in qualche modo in queste discussioni preliminari?
Si Paramount sta già pensando ad un altro film e se mi chiedessero di lavorare ad esso, risponderei loro che lo farei, ma forse prima dovrebbero chiedere a Michael Bay per vedere se lo vuole anche lui. Ora bisogna attendere per capire se Michael vuole fare un altro tipo di film o meno, ma penso che ci siano delle buone possibilità per un Transformers 4 (risate).