La incontriamo a Marrakech durante il locale festival del cinema, dove è stata invitata come Presidente della giuria dei cortometraggi (“Passare da essere giudicata a giudice è bello, e nei cortometraggi spesso ci sono più idee che nei lungo, ma anche se ce ne è una sola non dura così tanto da annoiarsi) e l’occasione quindi è perfetta per non parlare di nessun film in particolare, ma di tutta la sua carriera.

Abbiamo circa 15 minuti a disposizione con la più grande attrice del cinema di fantascienza di sempre…

Prometheus è stato girato parzialmente proprio qui vicino a Marrakech, negli studios di Ourzazatel…
Si, l’idea originale era quello di girarlo tutto qui, poi però l’attentato in piazza Jemaa El Fna dello scorso aprile ha fatto sì che il prezzo dell’assicurazione salisse alle stelle. Gli studios non se la sono sentita di lasciare qui la troupe nonostante non sembrava ci fossero problemi di ordine pubblico e Ridley Scott si è sempre trovato benissimo a girare qui, del resto anche Le crociate sono state girate qui in Marocco.

Che film sarà Prometheus?
Penso una bella storia, di sicuro l’unica che poteva essere raccontata. Tempo fa mi arrivò un abbozzo di copione per un Alien 4 nuovo Alien che bocciai, davvero non aveva senso ritirare fuori alcuni personaggi, né di rischiare di rovinare il ricordo dei fan per gli altri tre film. Prometheus invece ha un senso e si lega bene al resto della trilogia e mi ha fatto piacere poterne parlare con Ridley prima dell’inizio della produzione.

A che punto sono Avatar 2 e 3?
Ho letto le prime versioni della sceneggiatura, ma non posso dire nulla, sennò James Cameron viene qui e mi uccide. Posso dire che ci sarò in entrambi, che li gireremo uno dietro l’altro e che esploreremo mondi che nel primo episodio non venivano toccati

Quindi sott’acqua?
Non confermo, né smentisco. Certo è che Cameron comincerà le riprese nei nuovi Avatar solo dopo essere andato sott’acqua con un sottomarino speciale che costruirà appositamente. Penso che voglia andare fino alla fossa delle Marianne. Avere rimesso mano a Titanic per la versione in 3d gli ha dato molti spunti narrativi anche per Avatar.

Quando ha girato Avatar si aspettava il successo che poi ha avuto o in fondo al cuore aveva il timore che potesse rivelarsi un flop di dimensioni enormi come in molti pensavano?
Ero ottimista e lo sono sempre stata per una ragione particolare: per quanto possa non sembrare Avatar è prima di tutto un film basato sugli attori. E per la mia esperienza, e di film di fantascienza ne ho fatti tanti, sia di successo che no, un film che dà modo agli attori di esprimere le proprie capacità è un film che prima di tutto cerca l’immedesimazione del pubblico nella storia. Alla fine, al di là degli effetti speciali e di una storia incredibile, se i personaggi non fossero visti come reali, un film difficilmente ha successo. Avatar è un film essenzialmente di attori, il novanta per cento delle scene sono state girate in set completamente vuoti, né blu né green screen, con le macchine da presa lontane decine di metri. Dovevamo immaginarci tutto, gli oggetti, le creature, i mondi intorno a noi. E mentre giravo mi rendevo conto di quanto le emozioni che eravamo chiamati a interpretare erano quelle che si provano tante volte nella vita comune. Forse è il film più act based che abbia mai interpretato e questo mi tranquillizzava sull’esito al box office.

Con Ghostbusters 3 a che punto siamo invece?
Siamo nelle mani di Bill Murray, a me la storia piace, ma lui non è convinto. Se non si dovesse fare non cascherà il mondo.

Qual è stata la sua più grande delusione a livello lavorativo?
Alien 3, e la ragione è che David Fincher è uno dei migliori registi con cui abbia mai lavorato, ma la produzione creò molti problemi durante la preparazione del film e sul set c’era una tensione davvero ingiustificata. Invece di aiutare e metterci nelle migliori condizioni per lavorare, vivemmo una situazione di stress davvero particolare. Nonostante questo, il film è molto bello. Pensate se non ci fossero stati questi problemi che grande film ne sarebbe uscito fuori…

Che ricordo ha del suo primo ruolo per il grande schermo?
Molto divertente visto che fu con Woody Allen per Io e Annie. Allen è stato il primo a darmi un ingaggio cinematografico, gliene sarò sempre grata. Mi ricordo con piacere di questa apparizione non tanto per l’apparizione in sè, davvero una particina, ma per come la ottenni. Mi ero preparata per un’altra parte e il provino era su di un palcoscenico teatrale in cui c’era una scenografia con quattro porte. Ero molto emozionata quando mi chiamarono, pensavo solo al monologo e così quando lo finii, mi voltai e uscii da una delle tre porte sbagliate. Stavo tra le quinte quindi per uscire dovevo rientrare sul palco e così tornai indietro, Allen continuava a guadarmi, aprii un’altra porta e anche questa era sbagliata e così una terza. Quando ormai capii che era la quarta la porta giusta Allen e gli altri presenti stavano già ridendo da un po’ e io mi unii a loro. Fu forse per questo che rimasi nella memoria di Allen che alla fine mi chiamò.