BadTaste ringrazia Jacopo Camagni per la preziosa collaborazione.

All’anagrafe sono registrati come Marcello Macchia, Enrico Venti e Luigi Luciano.

Per il pubblico televisivo e internettiano dello stivale sono noti con i loro nomi d’arte: Maccio Capatonda, Herbert Ballerina e Ivo Avido.

I tre sono intervenuti oggi al cinema Astra di Lucca dove hanno presentato ai fan il loro primo lungometraggio, Italiano Medio, in uscita a marzo. Prima però, hanno incontrato una decina di giornalisti per una tavola rotonda tenutasi al Tetro del Giglio, cui ovviamente anche noi di BadTaste eravamo invitati.

Il tutto ha viaggiato su un registro che da una parte sfociava nell’abituale surrealismo tipico delle produzioni targate Shortcut Production, dall’altra finiva nella serietà di chi è perfettamente consapevole di essere atteso al varco con l’esordio sul grande schermo.

Maccio Capatonda

Dovete raccontarci qualcosa del film perché non sappiamo ancora praticamente niente!

Maccio: ma neanche noi sappiamo qualcosa!

Herbert: io devo andare al bagno…

 

Avete finito ieri le riprese di Italiano Medio. Come avete lavorato per questo film, più lungo degli sketch televisivi cui siete abituati?

Maccio: ho lavorato tenendo bene a mente la larghezza dello schermo. Che è più grande di quello della tv che è anche più basso. E’ ho anche tenuto conto del fatto che avevo a che fare con 90 minuti, e non con 2, 5 o 20. Ho cercato di creare una storia che si snoda attraverso degli atti, direi 3, che si articola attraverso dei colpi di scena…

Herbert: tra cui il finale!

Maccio: si, ma questo non lo dovevi dire. Poi ho tentato di lavorare come al solito, scrivendo insieme alle persone a me più care, tra cui lui (indica Herbert) e altre sedici.

Herbert: hai 16 persone care?

Maccio: sì, 16, e grazie a loro mi diverto tanto. E creo delle gag che si basano principalmente sul cazzeggio. Elemento che fa da base anche al film, anche se sarà cazzeggio impegnato perché ho cercato di metterci anche della satira.

Herbert: buonasera, io sono Herbert Ballerina e sono anche io nel film!

Maccio: e tu come hai lavorato pensando a questi 90 minuti al posto che agli abituali 2?

Herbert: ma a questo c’hai pensato te che sei il regista. Io volevo solo dire che se il film va bene è merito mio, se va male è merito suo.

Maccio: è colpa.

Herbert: è colpa, sì. Comunque, come ho lavorato? Al solito, noi cerchiamo di scrivere cose che in primis facciano ridere a noi, poi agli altri. Poi lavorando a giorni, facevamo quotidianamente finta che si trattasse di un trailer. Oggi facciamo la battuta del, domani quella del.

Ivo: vabbè, poi c’è da dire che noi veniamo fuori dalla serie di Mtv, quindi l’ultima volta che abbiamo visto si è trattato di creare diciotto episodi da 20 minuti. E abbiamo già battuto questa strada per ben due volte, dato che abbiamo fatto Mario 1 e Mario 2. Non è un lungometraggio, ma una serie appunto, ma già quello è stato un buon test per metterci alla prova con un discorso più lungo, dunque lavorare a un film non è stato un salto mortale. Siamo andati dai 2, 5 minuti dei trailer dei lavori con Fox, ai 20×18 di Mario, ai 90 del film. Una palestra clamorosa no?

Maccio: io sono proprio andato in palestra, per dimagrire.

Herbert: eh, anche io, ma a me niente.

 

Come definireste la vostra comicità? E’ satira? Sono scenari surreali?

Maccio: scenari un po’ assurdi… satira…

Herbert: scenari post-apocalittici, direi!

Maccio: io le definirei, le cazzate fatte bene. O delle cose intelligenti fatte male. Viaggiamo fra questi due opposti.

 

A differenza di altri comici italiani che magari danno vita a una serie di sketch abbastanza gratuita, voi avete una comicità più estrema, fate anche satira sociale. Il film su quale versante sarà più orientato? In che maniera avete cucinato il film?

Maccio: il film è proprio una storia unica basata sul trailer dell’Italiano Medio che avevamo fatto tre anni fa. Racconta proprio quella storia lì. Ci sono delle gag estemporanee, ma sono tutte integrate in questa storia. Ha la struttura del film comico, non della serie di sketch.

Herbert: io direi proprio metà e metà vista la sua struttura.

Maccio: un metaglio.

Herbert: sì, visto che il protagonista è a metà…

Maccio: sì, ma come struttura è una storia unica.

Herbert: sì, sì, quello sì.

Maccio: ci sono dei momenti col montaggio più veloce, un ritmo più accelerato, ma è una storia.

 

Quindi i 90 minuti non sono stati una prova dura.

Maccio: no, appunto perché siamo prima passati dalla serie. Che complessivamente sono 400 minuti di storia. Che poi oh, adesso dobbiamo anche effettivamente capire se durerà novanta minuti. Magari durerà 4 ore. Il montaggio lo devo cominciare adesso, quindi magari arriverà a 4 ore. Lì sì che sarebbe una prova incredibile.

 

Perciò che ruolo avrà l’aumento del prezzo della benzina nel film?

Maccio: eh, questo non avrà nessun ruolo perché tanto il protagonista usa una macchina a diesel.

Herbert: esatto!

 

Hai un contratto tipo Glenn Close con i vestiti che ti permette di portare a casa le parrucche?

Maccio: no perché ho usato proprio i miei capelli! Per la prima volta! Ho questo lato sinistro qua, e quindi no, niente parrucche. Sono calvo e fiero di esserlo.

 

Come ci si sente ad aver cambiato la percezione dei trailer cinematografici?

Maccio: mi sento… c’ho un po’ di tosse.

 

fratelli peluria

 

Italiano Medio era già stato un trailer. Ma in tutti i tuoi anni d’attività hai ideato tanti personaggi, perché hai scelto proprio questo? In seconda istanza, sarai proprio tu a occuparti del montaggio? In che direzione andrai?

Maccio: ho scelto Italiano Medio perché mi pareva quello più facilmente adattabile a storia. Con immediatezza più che altro. Aveva tutti gli ingredienti per diventare un film, anche perché lo stesso trailer prende spunto da un film, Limitless con Bradley Cooper, di cui non ho intenzione di fare la parodia sia chiaro. Poi mi permetteva anche di raccontare un po’ di più l’Italia, il paese, anche se è una cosa che ho fatto altre volte. Era quello che ci consentiva di avere più personaggi nella vicenda senza scadere nella sequela di sketch, come ho già detto. Il montaggio lo comincerò a breve, lo curerò io ancora non so in che direzione andrò. Di certo in quella suggerita dal film. Darò un ritmo serrato quando serve, perché non è un trailer di 90 minuti.

Siamo circondati da italiani medi che non si rendono conto di esserlo. Solo che se glielo fai notare s’irritano. Come pensi che verrà recepito il tuo film dal pubblico?

Maccio: da questo punto di vista non credo ci saranno problemi perché agli italiani piace ridere di loro stessi. Poi non è che ci sia presunzione, non c’è voglia di dare un giudizio negativo, anche perché parlo della mia bipolarità italiana.

Herbert: poi l’italiano pensa sempre che stai offendendo un altro. Non si identifica.

Ivo: anche perché il personaggio principale non sarà mai Italiano Medio, che quando prende la pillola va proprio sotto zero a livello mentale.

Maccio: Italiano Medio è quello cui si arriva nel finale.

Herbert: quello che dice “A me che cazzo me ne frega a me!” non è l’italiano medio. E’ l’italiano basso. Che noi siamo ovviamente.

Fate un lavoro bellissimo che fa ridere in primis voi. Ma il lavoro in quanto tale può diventare pressante. Nel vostro caso, quale “stress” dovete fronteggiare? Il cosa c’inventiamo adesso per far ridere la gente?

Herbert: a me gira la testa da un anno. E non sto scherzando. La pressione inizia a esserci anche perché io faccio anche radio e ogni giorno, dalle 14 alle 16, devo far ridere la gente. E a volte non ho niente per cui ridere.

Maccio: però è il lavoro più bello del mondo, dai.

Herbert: eh beh, dipende. E’ sicuramente un lavoro stupendo, ma senti un sacco di pressione addosso perché più diventi famoso, più aumenta il tuo seguito di sostenitori, più ti senti in dovere di far ridere. Poi quando fai il balzo, arrivano immancabilmente i detrattori.

Maccio: i detrattori però ci sono sempre.

Herbert: ammetto che a noi ci lasciano abbastanza vivere, abbiamo più persone “pro” che “contro”.

Maccio: io la vivo molto male. All’inizio non pensavo che questo potesse essere un lavoro. Era una passione, un hobby, qualcosa che facevo nel tempo libero. Adesso è quello che devo fare per forza e mi piace tantissimo, lo faccio con passione, e mi piacerebbe solo poterlo fare con un po’ più di calma, con i tempi più dilatati per pensare anche meglio a quello che vai facendo. A Babbo Natale chiederei un po’ di tempo libero per cazzeggiare un po’ di più, in maniera scollegata dal dover trovare delle idee per il cazzeggio dei film. Avere tempo per guardare il mondo.

Ivo: è molto impegnativo perché da sempre ci dedichiamo a molte cose. Il nostro lavoro non si ferma alla scrittura, ma passa per la produzione, il montaggio, l’organizzazione. Passa attraverso tutte le fasi. E tutto ciò corrode il tempo per godercela. E non parlo solo della vita in senso generale, ma anche della vita lavorativa, il gustarsi le altre fasi. Per dire uno sceneggiatore può stare sul set e godersi le riprese, la creazione del film. Noi invece ci occupiamo di tutto. E non abbiamo tempo di cazzeggiare.

Avete avuto qualche limite dalla casa di produzione?

Maccio: no, ci hanno lasciati liberi di fare quello che volevamo. Anche perché lavorare sotto delle direttive avrebbe snaturato il nostro lavoro.

Ivo: gli unici limiti che avevamo erano di natura legale.

Quali sono i vostri padri, i vostri punti di riferimento in materia di comicità?

Maccio: ne ho tanti. A partire da Robert Zemeckis, che è un mio idolo.

Herbert: sì, ma lui non ti conosce.

Maccio: no, lui è il mio idolo, non io il suo idolo.

Herbert: ma lei ha parlato di padri, mica di idoli!

Maccio: come padri artistici oltre al Zemeckis di Ritorno al Futuro e Roger Rabbit direi Kubrick, Milos Forman, David Lynch. Dal punto di vista registico e non della comicità sono questi. Poi i padri comici ho Verdone, Troisi, Nuti, Villaggio, Frassica. Per esempio i Monty Python non li cito perché li ho conosciuti tardi e non li ho approfonditi più di tanto.

Herbert: io sono molto legato e appassionato della vecchia scuola napoletana tipo fratelli de Filippo, Maria de Filippi… Sono tutti una grande famiglia.

Maccio: no, hai sbagliato tutto. La de Filippi è quella della tv.

Herbert: ah, scusate. Sì, comunque Totò, mi sento vicino a quel tipo di comicità. Ovviamente cerco di avvicinarmi, non voglio dire di essere paragonabile a loro. Sono loro quelli che preferisco. Anche Troisi ovviamente.

Maccio: e Lino banfi?

Herbert: eh Lino Banfi vabbè, mi fa ridere. Ma nel senso che mi basta guardarlo. Però sta un po’ più in basso rispetto ai napoletani.

Ivo: io da bravo italiano medio amo Villaggio, adoro letteralmente Banfi. Ma citerei anche qualcuno della nuova generazione come Fabio de Luigi o Ficarra e Picone. Che nessuno cita mai. Io li amo.

E per la colonna sonora?

Maccio: vorrei far fare una canzone a un musicista molto famoso che si chiama Mariottide. Che è il Re della Tristezza, il cantante più triste del mondo. Per il resto ho un musicista che mi aiuterà a comporla.