Ero scettico nei confronti di Claudio Di Biagio, Luca Vecchi e del loro Vittima degli Eventi.

Ero già pronto a calarmi nei panni del critico vecchio, avvizzito nell’animo in stile Anton Ego di Ratatouille.

Ero sicuro di trovarmi di fronte a un film fan made amatoriale e approssimativo.

Ero, per parafrasare il titolo in questione, “Vittima dei Preconcetti”.

Dopo aver saltato la proiezione in anteprima al Festival di Roma e quella durante il Lucca Comics a causa di un’influenza che mi ha costretto all’interno della “BAD House” nel centro storico della cittadina toscana, ho deciso di trovare conferma ai miei pregiudizi una volta ritornato a casa dopo otto giorni trascorsi fra Roma, Londra e Lucca. Ho collegato il portatile alla tv, ho cliccato sulla notizia con cui io stesso, domenica sera, avevo comunicato la diffusione integrale di Vittima degli Eventi sul canale YouTube dei The Jackal, e ho spinto play.

E proprio come avvenuto al personaggio del cartoon diretto da Brad Bird con la pietanza che dà il titolo al film, sono stato investito all’improvviso da tutte quelle belle sensazioni provate in 16 anni di lettura ininterrotta della creatura di Tiziano Sclavi. Sono rimasto sorpreso dalla maniacale cura dei dettagli che denota una vera conoscenza del materiale che ha fornito ispirazione al tutto. Ho sofferto quando, dopo la strepitosa citazione finale, la realtà mi ha amaramente ricordato che si trattava di un colpo unico. Ma, soprattutto, sono rimasto sbigottito dall’evidente professionalità di Di Biagio and co., che, con una cifra pari a quello che su un set cinematografico viene speso in caffè e bottigliette di acqua minerale in mezza giornata, sono riusciti a confezionare un prodotto nettamente superiore a quelli di riconosciuti professionisti del settore abituati a adoperare delle macchine da presa e strumentazioni cinematografiche varie ed eventuali in condizioni produttive esponenzialmente più agevolate.

In conclusione, dovevo necessariamente discutere della cosa con uno dei diretti interessati. Ed è così che, ancor prima di cominciare l’intervista, non ho potuto fare a meno di rivelare in tutta onestà a Claudio Di Biagio “Non mi nasconderò dietro a un dito: ero estremamente diffidente verso questo progetto. E alla fine l’ho adorato!”.

Vittima degli Eventi

Passare da star del web a Vittima degli Eventi ti ha fatto avvertire una certa pressione per il fatto di dover gestire una storia che andasse al di là dei video, peraltro brillanti, che pubblichi su YouTube?

No, anche perché la cosa molto semplice e fondamentale è che io non sono mai voluto essere uno YouTuber. Quello che ho sempre fatto è cercare di divertirmi e comunicare. Quindi questo passaggio non l’ho proprio sentito. Lavoro nel campo dell’audiovisivo da quando ho sedici anni, mentre su YouTube ci sto da quattro anni. E per me YouTube è un mezzo per allenarsi e per esprimere la creatività, per gestire la comunicazione con le persone, con quelli che, magari, potranno un giorno diventare i miei spettatori se riuscirò a fare un film che andrà nelle sale. Voglio coltivare il mio pubblico. Ho semplicemente applicato a Vittima degli Eventi tutto quello che ho imparato e sto tutt’ora imparando dai professionisti in ambito di audiovisivo con cui sono entrato in contatto.

Ecco appunto, perché è facile restare “ancorati” allo stereotipo dello YouTuber, un’etichetta che può adombrare il fatto che la tua esperienza nel settore sia antecedente alla tua presenza sulla piattaforma.

Sì, chiaro.

Detto questo, io sono un ex fan di Dylan Dog. L’ho letto ininterrottamente da quando avevo 6 anni fino ai 22. Poi ho smesso. Tu invece lo leggi ancora?

Sì, lo leggo e lo compro ancora, sia per collezionismo, sia perché sono interessato a capire e scoprire come si evolve il personaggio. Quindi sì, continuo a leggerlo.

Ma Dylan Dog come è messo a livello di gestione? Io sono rimasto al post Dellamorte Dellamore, con i diritti in mano alla Miramax, ai vari nulla di fatto fino all’arrivo del pessimo film con Brandon Routh.

Per quel che riguarda noi siamo stati osservati “da lontano” dalla Bonelli. Per quanto concerne i diritti so quello che hanno dichiarato loro stessi, ovvero che stanno tentando di riattivare questa compravendita degli stessi che ancora sono in mano agli americani. Ma ignoro cosa vogliano o non vogliano farci. Personalmente ho impiegato il personaggio per dare vita a un progetto che fosse una viva manifestazione della professionalità di tutti quelli che hanno preso parte a esso.

Mi sono ritrovato a vedere un fan film fatto con un budget risicatissimo che ha un livello qualitativo, dal punto di vista produttivo e registico, realmente superiore a quello di opere di registi ben più “blasonati” che possono contare su budget ben maggiori.

Grazie! Sì in effetti l’abbiamo fatto anche per far vedere quello di cui siamo capaci a chi poi effettivamente poi si occupa di produrre cinema in Italia.

Credo davvero che in un altro paese un exploit come questo avrebbe avuto un feedback immediato in tal senso. Anche la maniera clamorosa con cui chiudete la storia, con una citazione a uno degli albi più belli di sempre, almeno per me, di Dylan Dog. E io che ero ultrascettico ho subito pensato “Voglio vedere come continua!”

Guarda grazie davvero! Anche io spererei tanto di riuscire a fare qualcosa che possa dare vita a una serialità in tal senso, però ripeto: non sta a noi decidere. Noi possiamo far vedere che lavoriamo come dei professionisti e abbiamo un seguito di persone interessate a quello che facciamo, allee nostre capacità. Da qui in poi, bisogna davvero aspettare il produttore giusto che capisca quanto valiamo.

Un’altra cosa che ho trovato notevole e che forse riesco ad apprezzare ancor più in quanto non romano, è la gestione dei luoghi della capitale in un contesto di genere capace di restituire quel senso fantastico di mistero, come avveniva nel nostro cinema qualche decina di anni fa. Perché va bene La Grande Bellezza, però dopo un po’ che palle!

Chiaramente è stata una necessità di budget che Luca (Vecchi, ndr.) ha trasformato in una forza. Eravamo a Roma e non Vittima degli eventi posterpotevamo fare altrimenti. Quindi ci siamo detti “Ok, dobbiamo trasformare tutto questo nel nostro tratto distintivo”. Si studia, si trova un modo profondo di utilizzare il contesto urbano, il personaggio e quello che avviene intorno a lui. Luca ha fatto un grande lavoro di ricerca, su questi luoghi così importanti e riconoscibili di Roma. Come in ogni cosa in questo film c’è lo studio del dettaglio, la cura del particolare. Nulla è lasciato al caso e tutto quello che si vede l’abbiamo trasformato in un punto di forza. E abbiamo seguito e applicato questa filosofia anche per Roma e la sua storia.

Parlami della scena di Safarà che ho trovato davvero esaltante. E ribadisco: a parlare è una persona che aveva una valanga di preconcetti su Vittima degli Eventi.

A livello di scrittura, credo che quello sia il momento più alto di Vittima degli Eventi. Si scende nei meandri della psiche, si parla del destino. Per me Luca ha scritto dei dialoghi veramente belli, che, più che altro, hanno molto significato. Io, a livello di regia, ero interessato a mandare fuori di testa lo spettatore, a catapultarlo nel contesto di questa location. E’ una discesa nell’inferno personale di Dylan e Hamlin diventa un traghettatore in questo percorso. Fondamentalmente Dylan in quel momento scopre sempre di più su tutta una serie di incubi che albergano nella sua psiche. Considera che l’ho costruita con due giorni di sopralluogo nel posto che poi è diventato Safarà, si tratta di una sorta di museo che sta fuori Roma. L’ho strutturata pensando al percorso da far fare a Dylan lì dentro, diventa una sorta di giostra in cui mi diverto a far capire al personaggio quali passi e scoperte dovrà fare, intraprendere.

Ti faccio l’ultimo complimento prima dell’unico, vero appunto che ho verso Vittima degli Eventi. Ho davvero apprezzato che per mostrare quello che tu, Luca e gli altri sapete fare, abbiate scelto una storia di genere, ispirata a un personaggio che è la summa del pop e non la classica opera prima boriosa e arrogante con cui pontificare da un piedistallo, senza avere di fatto nulla da dire, circa “la società e la natura umana”.

Come hai detto perfettamente tu non ce ne fregava nulla di tutte queste pippe mentali che si fanno tutti quanti. Volevamo solo raccontare una bella storia e io, per quel che mi riguarda, voglio solo fare il regista. Trasportare in immagini quello che, per me, è scritto bene. Non ho nessun altro tipo di bisogno o di volontà. La mia necessità primaria è raccontare per immagini. Un’esigenza che sento da tempo e che non riesco e non voglio bloccare.

Il maggiore appunto che ho da fare è questo: non credi che il vostro Dylan sia un po’ troppo poco androgino e vulnerabile?

Guarda, ti posso dire questo: no, perché trattandosi di un personaggio immaginario che nessuno ha mai visto veramente abbiamo deciso di fornirne una nostra versione. E per quel che mi riguarda la mia interpretazione è questa: per me Dylan è quel viscido che ha tutte le camicie e le giacche uguali dentro l’armadio e che probabilmente si mette lo stesso profumo da 30 anni. Quel tizio che ha sempre lo stesso tipo di approccio, il playboy che non ha alcun vero sentimento verso le donne e verso gli altri, che è interessato solo a sé stesso. Ama solo la sua persona, è un egocentrico, malato di sé, dei suoi incubi. Una persona veramente, ma veramente sola. Non è sensibile agli altri. Semmai è sensibile agli incubi degli altri. Quindi è interessato alla parte più brutta delle persone che entrano in contatto con lui. Per me questa non è definibile come una bella persona.

Interessante, proprio in virtù del fatto che io sono più indulgente verso di lui. Circa il tuo futuro professionale? Cosa ci puoi dire?

Ho un soggetto pronto e sto cercando il produttore giusto per fare il mio primo vero film al cinema. E’ una commedia e credo che possa piacere e interessare davvero a tante persone, quindi è anche più accessibile di Dylan Dog. Diciamo che sto “urlando”, facendo sentire la mia voce affinché qualche produttore mi dia la possibilità di portarlo sul grande schermo.

Ultima domanda: che mi dici del rapporto con il pubblico al Festival di Roma, ma, soprattutto, al Lucca Comics?

Delle esperienze bellissime. Addirittura a Lucca ci hanno tributato una standing ovation, a Roma l’applauso durante i titoli di coda. Il film sta piacendo, ha colpito il pubblico in maniera positiva. Naturalmente ci sono anche le critiche che sono parimenti ben accette perché non pensiamo di essere o aver fatto qualcosa di perfetto. Siamo fallibilissimi. Però dietro Vittima degli Eventi c’è tanto lavoro e professionalità e ora come ora la stiamo vivendo bene proprio perché le persone hanno vissuto bene questa nostra prova. Una cosa davvero ottima. Quindi al momento sia io che Luca possiamo dire di essere davvero stra-felici.

 

 

 

Credits – Regia di Claudio Di Biagio. Sceneggiatura di Luca Vecchi, che è anche interprete (Groucho). Cast: Valerio Di Benedetto nella parte di Dylan Dog; Sara Lazzaro, che nel film è Adele; Milena Vukotic come Madame Trelkovski; Alessandro Haber, l’ispettore Bloch e Massimo Bonetti, interprete di Hamlin. Direzione della fotografia di Matteo Bruno. Montaggio di Giovanni Santonocito. Helio Di Nardo e Francesco Catitti alle musiche. Color, sound design e missaggio audio della Frame by Frame. VFX: Luca della Grotta. Distribuzione web: the Jackal.

Per le foto a corredo dell’articolo ringraziamo Francesco Galati, Olga Shapoval.