In Italia era già stato distribuito nel lontano 2009 con il secondo lungometraggio Garage (2007). Con Frank si può dire con tranquillità che il regista irlandese Lenny Abrahamson arrivi nelle nostre sale con il vantaggio di poter presentare un film decisamente più mainstream per plot e produzione.

La misteriosa pellicola che prende spunto dalla vera storia del cantante Chris Sievey, e del suo doppio Frank Sidebottom dalla testona finta perennemente indossata, è un bizzarro viaggio nell’iniziazione alla musica o alla creatività in generale.

Il protagonista è l’aspirante musicista Jon Burroughs (Domhnall Gleeson), imbattutosi per caso nella folle band dei Soronprfbs, capitanata da un uomo in maschera che si scoprirà essere un formidabile quanto enigmatico mentore per il giovane Jon.

L’attore che interpreta il mascherato Frank è una delle più grandi star internazionali del momento. Ma riusciremo mai a vederlo in viso senza quella enorme maschera? Tutto nasce dai ricordi del giornalista e scrittore inglese Jon Ronson (anche autore della sceneggiatura con Peter Straughan, N.d.R.), il quale in passato fece da tastierista per una folle rock band capitanata proprio da Sievey in versione Frank Sidebottom. La pellicola di Abrahamson non è però legata a quei fatti storici o è tantomeno un biopic. E’ qualcosa di molto più originale e divertente. E’… forse è meglio parlarne direttamente con il regista in esclusiva per BadTaste.it.


frank

***

Come è avvenuta la transizione dalla sceneggiatura di Ronson/Straughan alla versione filmica? In poche parole… è sempre stata chiara l’idea di non fare un biopic su Chris Sievey/Frank Sidebottom oppure c’era inizialmente l’idea di essere più ancorati alle reali esperienze di Jon Ronson con il vero Frank Sidebottom?

Frank Sidebottom non è mai stato preso in considerazione come personaggio reale per il nostro film. Il nostro Frank ha degli aspetti in comune con Sidebottom, specialmente nel look, ma possiede anche elementi di Daniel Johnston, Captain Beefhart e altri grandi outsider della musica leggera. La sceneggiatura di Jon e Peter è cambiata -è vero- ma come sempre cambiano gli script nella fase di lavorazione. Ma ribadisco: non c’è mai stata l’idea di fare un film ispirato letteralmente a Frank Sidebottom.

Perché avete scelto l’America come luogo di nascita di Frank e non l’Inghilterra?

Per il personaggio principale di Jon Burroughs… l’America è il centro della musica popolare. Volevamo rendere Frank un personaggio realmente seduttivo per Jon e trasformarlo in americano ci ha permesso di pensare che funzionasse molto bene per questo scopo.

Avete mai pensato di non far vedere la vera faccia dell’uomo dietro la maschera di Frank… fino alla fine del film?

Sì, abbiamo sperimentato molti finali. Ma mano a mano che arrivavamo verso la fine delle riprese ci siamo resi conto che il senso del film era principalmente quello di criticare il nostro modo di idealizzare gli artisti e i creativi in generale. Convinti di ciò, abbiamo deciso che sarebbe stato quindi fondamentale togliere la maschera a Frank e mostrare che tipo di essere umano ferito e vulnerabile ci fosse sotto quel capoccione finto.

Il cast è semplicemente superbo. Perché avete scelto Fassbender per interpretare Frank?

Avevamo bisogno di un attore carismatico con una fortissima presenza fisica. Frank doveva essere un grande ricettacolo di energia ANCHE con la maschera addosso. Partendo da questa convinzione… ci siamo resi conto che c’erano veramente pochi attori al mondo con il carisma naturale di Michael.

Quali sono le maggiori influenze musicali per la creazione dei Soronprfbs, la finta band di Frank Sidebottom?

Troppe da elencare tutte… ma ci proverò: The Residents, Baby Dee, Daniel Johnston, Captain Beefheart, The Books, Bill Callaghan, The Flaming Lips…

Hai mai avuto all’inizio della tua carriera di regista la stessa esperienza di Jon Burroughs? Hai mai incontrato o frequentato un mentore enigmatico e geniale come Frank quando eri più giovane e muovevi i primi passi nell’industria cinematografica?

Posso dire che nella mia vita ho incontrato molte persone eccentriche ed originali. Quando ero molto giovane e mi trovavo in loro presenza… a volte ero così insicuro da sentirmi un impostore. Qualcuno senza alcun talento o tensione creativa dentro di sé.

Potresti trovare un collegamento tematico tra questo tuo ultimo film più internazionale e le precedenti produzioni più irlandesi come What Richard Did (2012), Garage (2007) e Adam & Paul (2004)?

Penso che Frank abbia molte cose in comune con Adam & Paul. A partire da una sensibilità tragicomica e fortemente slapstick.

Qual è la tua musica preferita?

C’è un ampio spettro. Ascolto folk, country, opera e musica sperimentale. Al momento mi interessa molto il gruppo di Carla Azar ovvero gli Autolux. Le ho dato un ruolo nel film. E’ Nana, la batterista dei Soronprfbs.

Qual è stato il film che ti ha fatto venire voglia di diventare regista?

Ce ne sono tanti, ma forse è proprio un film italiano quello che ebbe su di me l’impatto più devastante quando ero un semplice adolescente, facendomi pensare per la prima volta in modo concreto al potere del cinema. Era La strada (1954) di Federico Fellini.

Qual è il tuo momento preferito di Frank?

La mia scena preferita è un dialogo la mattina presto tra Jon e Frank con Jon che gli chiede come mai indossi una maschera finta. E’ una scena molto semplice ma il dialogo scritto da Jon e Peter è così fresco e ricco di sfumature. Mi piace tanto anche un’altra scena che però abbiamo potuto inserire solo come extra nel dvd ed è quando Jon assume la droga allucinogena nel deserto in modo tale da sbloccare la sua forza creativa e la musica che tiene conservata dentro di sé. E’ molto, molto, molto divertente ed è un vero peccato che però non funzioni affatto con il resto del film, tanto da averci costretto a rimuoverla.

Dicci qualcosa del film che stai girando proprio adesso ovvero Room. La trama ci ricorda un po’ Bad Boy Bubby (1993) di Rolf de Heer. E’ un tuo ritorno a una produzione irlandese, e quindi alle tue origini, o possiede le ambizioni internazionali di Frank?

Room è ambientato negli Stati Uniti e in questo momento lo sto girando a Toronto in Canada. C’è però un collegamento con l’Irlanda perché oltre a dirigerlo io che sono irlandese, vede anche la presenza in produzione del mio storico partner Ed Guiney della Element Pictures, uno studio con base a Dublino e Londra. Altro collegamento: il romanzo da cui è tratto è stato scritto da un’irlandese-canadese come Emma Donoghue. Emma ha anche scritto la sceneggiatura. La storia parla di una madre e di un figlio chiusi in una stanza e del loro tentativo di vivere lì. Il libro è bellissimo perché nonostante sia parecchio dark trasmette anche dei valori positivi e vitali. Finirò di girarlo a ridosso di questo Natale 2014 e tornerò di corsa in Irlanda per montarlo. Se tutto va bene, lo distribuiremo nel 2015.

 

Questa la sinossi del film:

Per un giovane aspirante musicista è una fortuna finire a suonare con Frank, o un terribile guaio? Perché Frank non è solo il leader di una band d’avanguardia dal nome impronunciabile, i Soronprfbs. Frank non è solo un genio della musica. Frank ha un vezzo inquietante: porta una gigantesca maschera di cartapesta. Forse è un pazzo, forse un profeta. Ma dopo aver lavorato con lui non sarai mai più lo stesso. Liberamente ispirato a Frank Sidebottom, alter ego del comico e musicista britannico Chris Sievey, e ai cantautori Daniel Johnston e Captain Beefheart, questa vicenda ci porta sul confine tra genio e follia, per celebrare la vita ai margini. Sotto la maschera di Frank l’acclamato attore Michael Fassbender.

Nel cast anche Maggie Gyllenhaal e Domhnall Gleeson.