Alla fine, The Interview, la commedia di Seth Rogen e Evan Goldberg incentrata sull’eliminazione del dittatore nord coreano Kim Jong-un, ha avuto delle effettive ripercussioni sulla Sony, dopo mesi e mesi di minacce e promesse di “Vendetta” da parte dei funzionari del regime asiatico.

E non si è trattato di una “retaliation” bellica, ma di un vero e proprio atto di cyberwarfare. Dietro l’attacco hacker di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa ci sarebbe proprio la Corea del Nord. Oltre alla paralisi del sistema informatico della divisione statunitense della Sony, il gruppo Guardians of Peace ha spedito ai media ben 40 GB di dati interni del colosso cinematografico contenenti i salari di migliaia di dipendenti, numeri di passaporto, carte di credito, previdenza sociale e anche discussioni confidenziali.

Gawker si è imbattuto, nello specifico, in un file che ha giudicato alquanto interessante considerato il titolo: “Sony_2012_Comments”. Il sito ha scoperto, al suo interno, svariate lamentele dei dipendenti della Sony Pictures Entertainment (SPE) nei riguardi dei lungometraggi prodotti dalla major. Ecco alcuni highlight: “Pare che ormai ci limitiamo solo a fare reboot di vecchi film invece di dare vita a nuovi franchise tipo Hunger Games”, “C’è un attitudine generale di sufficienza verso i film che produciamo”, “Restiamo ancorati alla ripetitiva formula dei film di Adam Sandler”, “Dobbiamo smettere di produrre i soliti film e show tv ripetitivi, senz’anima e privi di rischio”.

Da, apparentemente, la stessa persona arrivano le seguenti considerazioni sui franchise di Men in Black e Spider-Man:

Siete consapevoli che Men in Black 3 potrebbe incassare 600 milioni di dollari al box office e, nonostante questo, rappresentare una perdita per SPE? Non dovremmo mettere in discussione questa strategia? Perché alcuni studios producono Harry Potter, Hunger Games, Twilight e noi prendiamo in esame roba come Moneyball, il film su Steve Jobs (recentemente passato alla Universal, ndr.), Captain Phillips, la storia di Evel Kniviel? Siete consapevoli che abbiamo un solo franchise, Spider-Man? E che ci sono voluti cinque anni per averne un nuovo episodio? Abbiamo aspettato 5 anni dopo il terzo uscito nel 2007. Gli Harry Potter non escono dopo 2, 3 anni?

Avete letto il report annuale sul SEC? La Disney solo quest’anno farà 300 milioni di dollari col merchandise di Spder-Man e noi nulla!

Da Variety giungono invece i dettagli degli stipendi dei dirigenti dello studio. Michael Lynton, CEO di SPE, e Amy Pascal, co-chair di SPE, guadagnano, a testa, 3 milioni di dollari all’anno. Steve Mosko, presidente di Sony Pictures Television ha uno stipendio di $2.8 milioni, Doug Belgrad, presidente di Columbia Pictures $2.35 millioni, il presidente di Screen Gems Clint Culpepper $1.8 milioni e il production president Michael De Luca $1.5 milioni.

Ma non finisce qua: le stesse star di The Interview sono state colpite dall’operazione. Stando al report di Bloomberg (via THR). Seth Rogen è stato pagato $8.4 milioni mentre la costar James Franco $6.5 milioni (ricordiamo che Rogen è anche co-regista). Quanto al budget della pellicola, si attesta sui 44 milioni.

Questa la sinossi:

Un dittatore spietato, un complotto firmato CIA e l’intervista sognata da una vita. Cosa succede quando il re delle interviste ed il suo producer si improvvisano assasini?

Dave Skylark (James Franco) è il re delle interviste alle celebrità e conduttore del famoso talk show trash “Skylark Tonight”. Il cervello dietro il successo di Dave è il suo producer e migliore amico, Aaron Rapoport (Seth Rogen).

Egli realizza il sogno di una vita quando procura a Dave un’intervista con Kim Jong-un, il dittatore misterioso e spietato della Corea del Nord. Quando Dave e Aaron si preparano a partire, vengono avvicinati dalla CIA che chiede loro di assassinare il dittatore. I due accettano la missione, diventando gli uomini meno qualificati di sempre ad assassinare – o intervistare – l’uomo più pericoloso della terra.