SOPA non è mai morto. Dalla lettura delle mail rubate alla Sony The Verge riporta l’esistenza del “progetto Goliath”, una ben più ambiziosa impresa (e non proprio trasparente) che vede tutte le major (più operatori come Comcast) unite contro la pirateria.

SOPA è l’acronimo di Stop online piracy act, una proposta di legge del 2011 che generò una feroce protesta da parte di molti dei grandi operatori della rete per la sua contrarietà alle regole più basilari di internet. Lo ricorderete perchè per protesta Wikipedia scioperò. SOPA voleva fare in modo che venisse discriminato il traffico, cioè poter “guardare” i dati che vengono scambiati e dare loro priorità (cioè velocità) o in caso bloccarli in base a cosa sono. Il punto era che qualsiasi traffico relativo a contenuti pirata sarebbe stato impossibile, perchè inibito a prescindere da fonte e destinario; il piccolo effetto collaterale invece sarebbe stato che si sarebbe infranta la net neutrality, il principio per il quale tutto il traffico su internet è trattato alla medesima maniera. Fosse saltato questo principio i più ricchi sarebbero andati ad una velocità (perchè possono pagare) e i più poveri (o semplicemente chi inizia, le startup) a tutt’altra, rendendo impossibile per loro fare concorrenza ai colossi.

Nel 2011 SOPA fu bloccato ma nei 3 anni che sono trascorsi le grandi case di distribuzione non sono rimaste ferme nè di certo si sono arrese. Emerge infatti da una serie di scambi mail tra amministratori delegati dei principali studios e funzionari della MPAA (l’associazione che riunisce produttori e distributori americani) che

[…] Lo status quo non pende esattamente in nostro favore e, se non facciamo qualcosa, di certo la situazione non migliorerà

Peccato che il loro concetto di azione vada poco nell’ottica di un cambiamento e molto in quello di una lotta armata. Armata di avvocati ovviamente.

Nelle mail si parla molto del progetto Goliath come di una grande impresa che richiede molti fondi e al quale ogni studio contribuisce. Goliath è un nome in codice per Google (pare abbastanza evidente dai riferimenti e gli esempi fatti), l’obiettivo è abbatterlo. Senza mezzi termini. Da sempre infatti studios e major danno buona parte della colpa della pirateria a Google, poichè non fa nulla per eliminare dai suoi risultati i link a siti che veicolano materiale coperto da copyright. In realtà da Mountain View nel tempo hanno fatto in modo di spingere verso il basso della pagina quel tipo di link, ma come è noto la pirateria ne sa una più del diavolo e a Google non hanno intenzione di stare appresso a questa guerra.

La prima delle tattiche scoperte dalle mail ovviamente è quella legale. Le major in questi anni sono state in trattativa con diversi pubblici ministeri (e con la loro associazione di categoria) per mettere in piedi la grande battaglia. Scrive Steven Fabrizio, consigliere generale MPAA:

Goliath ha praticamente detto ai pubblici ministeri che non intende fare nulla per le loro richieste e li ha anche minacciati di attaccarli a loro volta come hanno fatto con quelli a DC [cioè a Washington ndr] durante la storia di SOPA. Ai pubblici ministeri non è piaciuto

Questo ha portato al formarsi di una coalizione di pubblici ministeri pronti a sollevarsi contro Goliath, una così seria che ha messo in preventivo un budget di 500.000$ l’anno, utile ad assicurarsi i servigi del mostruoso studio legale Jennifer & Bock (che chiede 40.000$ al mese).

Dall’altra parte però non è solo con i pubblici ministeri che gli studios intendono combattere Goliath. In molte email infatti si parla di agire parallelamente e in maniera investigativa, cioè raccogliere ancora più prove con cui alimentare le cause e i procedimenti, in quello che viene chiamato “progetto Keystone” (il cui budget è 70.000$).

Possiamo arrivare solo fino ad un certo punto con i pubblici ministeri a meno che non raccogliamo prove migliori contro Goliath. A questo servono i soldi per Keystone

Sono moltissime le mail in cui i boss di Universal, Fox, Paramount, Sony, Warner e Disney discutono stanziamenti e tecniche in quella che prevedono essere un battaglia molto lunga. Addirittura in alcuni scambi il vice presidente degli affari con lo stato della MPAA linka a tutti una serie di articoli investigativi del New York Times su come sempre di più i pubblici ministeri vengano influenzati esternamente. In quegli articoli si trovano molte delle tecniche che più in là vengono proposte o messe in pratica nel progetto Goliath, per questo è possibile che i link scambiati non fossero là per per mettere in guardia ma per decidere come agire e usare quelle storie come una guida.

Di seguito la traduzione di una delle mail più centrali, quella del 25 Gennaio in cui Steven Fabrizio della MPAA delinea la strategia:

Non abbiamo parlato per bene del blocco di siti durante la riunione di Gennaio. Ad ogni modo io credo di aver parlato con un numero sufficiente di voi per aver capito come la pensate e avere l’autorità di partire con l’analisi necessaria. In questa mail vi illustro lo spettro di questa analisi. Visto che si tratta di un’analisi che ci costerà un bel po’ data la perizia tecnica, i consulenti e gli avvocati (un totale che sta tra i 200 e i 300 mila dollari), voglio essere sicuro che tutti sappiano tutto. Se qualcuno non è daccordo con il piano per come ve lo sto per illustrare fatemelo sapere. Altrimenti andremo avanti con l’obiettivo di avere qualcosa da presentarvi per l’incontro di Marzo (a Febbraio invece vorrei presentare e discutere la strategia Goliath).

AMBITO

In America consideriamo il blocco dei siti come di pertinenza della DMCA 512(j). È un approccio in un certo senso troppo miope, dobbiamo ampliare il nostro ambito d’inchiesta su due livelli diversi. Primo, il DMCA 512(j) in sè crea necessariamente una relazione d’oppposizione con l’ISP bersagliato (e più in grande con la comunità degli ISP). Abbiamo esplorato le teorie che stanno dietro all’All Wris Act, che contrariamente al DMCA 512(j) ci consentirevve di ottenere una sentenza di blocco del sito senza dover prima far causa e provare che l’ISP in questione è in fallo riguardo alla violazione di copyright. La cosa ci può aprire autostrade di collaborazione con gli ISP. Secondo partiamo dall’assunto che il blocco dei siti è solo un mezzo (il fine invece è arrivare a che gli ISP prendano da sè misure per bloccare i siti pirata più noti). Esistono misure più efficaci che gli ISP potrebbero mettere in campo e che potrebbero voler fare di loro spontanea volontà. La nostra intenzione è di lavorare con i nostri esperti e Comcast (più il comparto tecnologico della MPAA) per identificare e studiare queste altre possibilità, oltre che i problemi che il blocco di siti pone negli Stati Uniti.

ANALISI

L’analisi che resta da fare appartiene a tre categorie generali:

  • Analisi legale. L’analisi legale che va completata costituisce la parte più piccola del progetto. Dobbiamo concludere le ricerche sull’All Writs Act e confermarne che l’evoluzione della legge dai tempi del 512(j) non influenza l’analisi già esistente. Nel caso cominceremmo a presentare e pensare alle nostre alternative, considereremmo anche opzioni tattiche che mettano in ballo sia il DMCA 512(j) che l’All Writs Act.
  • Analisi tecnica. Il lavoro semantico relativo all’individuazione dei problemi con il blocco dei siti in America e con i problemi che potrebbero presentare gli ISP è agli inizi. Identificheremo e assumeremo un esperto che lavori con noi per studiare la questione. In quest’ambito esploreremo anche quali possibilità possano portarci a cooperare con gli ISP.
  • Analisi politica. Intendiamo politica nel senso più ampio del termine. Ci sono questioni da congresso molto importanti da considerare (ad esempio come una strategia possa influenzare il processo di revisione del copyright). Dobbiamo anche considerare le questioni relative ai rapporti con gli ISP (ad esempio se una strategia possa avere un impatto sul programma Copyright Alert o su qualsiasi progresso fatto nell’assicurarci l’assistenza volontaria degli ISP).

Infine nel mondo post-SOPA dobbiamo considerare la maniera in cui ogni strategia presenti un rischio di ritorno d’immagine pubblico (ad esempio se una strategia possa galvanizzare e fomentare quelle forze anti-copyright viste nel dibattito SOPA e che impatto avrebbe tutto ciò alla fine).

Ognuna di queste questioni ha implicazioni in diverse direzioni. Per avere un prospetto completo e soppesato nel giusto contesto lavoreremo da vicino con il team Policy and Communications della MPAA (e con loro avremo consigli dagli uffici preposti dei vari studios).

Con un po’ di fortuna, concludendo questo primo set di analisi, saremo nella posizione di prendere una decisione che tenga conto di tutte le possibili conseguenze.

Se avete domande o volete parlare di tutto questo non esiste a chiamarmi.