Vincenzo Amato, attore feticcio di Emanuele Crialese, è il padre italiano del giovane Louis Zamperini in Unbroken diretto da Angelina Jolie. Abbiamo incontrato Vincenzo a Roma per scambiare quattro chiacchiere a proposito di questa esperienza glamour e internazionale per il bravo interprete di Respiro (2002) e Nuovomondo (2006), ormai trapiantato a New York da tanti anni.

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Raccontaci come sei stato scelto. Come è andata?

Il provino l’ho fatto direttamente a New York, dove vivo da anni, e poi l’abbiamo spedito a Los Angeles. Devo dire che all’inizio ero scoraggiato perché pensavo che lei fosse una superdiva pazza da rotocalco. Ma comunque il mio agente ha insistito e io il provino l’ho fatto. A quel punto l’abbiamo spedito a Los Angeles e dopo un mese mi hanno detto che lo dovevo rifare perché non avevo seguito bene le indicazioni. Dovevo essere: “Severo e dolce, come solo un padre italiano sa essere”. Rifaccio dunque il provino e devo confessare… che lo rifaccio uguale… perché pensavo di aver azzeccato già il tono alla prima botta.

E poi?

Poi mi chiamano all’improvviso e mi dicono che ho la parte e che devo partire immediatamente per l’Australia. Non erano certamente le 23 ore di aereo che mi preoccupavano quanto piuttosto il fatto che con due bambini… sai… mi dovevo organizzare. Riesco con mia moglie a trovare una soluzione a questa mia improvvisa partenza e arrivo in Australia dove Angelina mi accoglie subito in modo molto affettuoso.

Raccontaci di questo tuo arrivo sul set di Unbroken…

Arrivo su quest’isola a largo del porto di Sydney dove Angelina aveva costruito il secondo campo di concentramento del film. Era arrivata anche Maddalena Schiavone, la quale nel film avrebbe interpretato mia moglie. Subito ci vengono a prendere e ci dicono: “Volete conoscere Angie?”. Devi sapere che tutti la chiamano così: Angie. Io devo ammettere che ero un po’ imbarazzato perché lei stava girando in quel momento una scena importante e non volevo disturbarla ma ecco che, all’improvviso, vediamo arrivare da lontano questa ragazza bellissima venirci incontro e salutarci addirittura in italiano. Posso essere sincero? Non ho mai ricevuto un’accoglienza così calorosa ed educata su un set cinematografico.

Come la definiresti come regista?

Preparata tecnicamente, sensibile, molto brava in generale. Abbiamo lavorato un mese intero per quelle poche scene in cui io e Maddalena compariamo nel film come genitori di Louis Zamperini.

C’è stata l’occasione di conoscerla un po’ meglio?

Sì… direi di sì. Abbiamo parlato della nostra comune passione per il cinema francese e di quanto lei avesse amato Nuovomondo di Emanuele Crialese.

Perché pensi che abbia tenuto così tanto ad avere due veri attori italiani nel ruolo dei genitori di Louis Zamperini?

Questa cosa ce l’aveva molto chiara in mente. Mi diceva costantemente che in Italia la famiglia è un’idea molto forte e lei voleva essere il più autentica possibile. Mi diceva: “L’Italia è il Paradiso della famiglia”. Si ricordava bene Nuovomondo e voleva da me quell’idea di padre lì che poi c’era anche in Respiro. Un cattivo… che poi in fondo fa un po’ pena. Conoscevo perfettamente quel ruolo grazie ai film con Emanuele.

È stato tagliato qualcosa oppure le scene in cui ci siete tu e Maddalena sono tutte quelle effettivamente girate per il film?

Purtroppo hanno tagliato una scena alla stazione in cui salutiamo Louis prima che parta per le Olimpiadi di Berlino. Eravamo a Tamworth, la capitale australiana della country music e in quel luogo Angelina aveva radunato ben 200 comparse siciliane! Penso che le sia costata moltissimo quella scena. E pensare che poi l’ha tagliata…

Che ricordi più belli hai legati a questa esperienza?

L’intuizione, dopo aver letto la sceneggiatura, di dire a Louis durante la scena della punizione iniziale: “Guardami negli occhi” in italiano. Mi era venuta in mente questa cosa perché avevo visto che la battuta: “Guardami negli occhi” sarebbe diventata il tormentone nel campo di concentramento tra Louis e il personaggio dell’Uccello. Quando ho detto ad Angelina che gli avevo detto “Guardami negli occhi” in italiano improvvisando… lei è impazzita di gioia perché era contenta che questo elemento dello sguardo tornasse più di una volta nel film.

Cosa pensi del film dopo averlo visto?

Guarda… io sono un fanatico dei film sulla Seconda Guerra Mondiale. I cannoni di Navarone di John Lee Thompson è uno dei miei film preferiti in assoluto. Io penso che l’inizio di Unbroken, con quella scena dei bombardieri in cielo, sia da grandissimo film di guerra. Con effetti speciali non calcati e una regia perfetta.

E Jack O’Connell nel ruolo di Zamperini?

Bravo. Credibile.

Vincenzo, sono ormai tanti anni che vivi negli Stati Uniti. Come va da quelle parti?

Bene. Io ho un doppio lavoro: sono uno scultore che lavora con il ferro e poi, contemporaneamente, faccio l’attore. Mi reputo un privilegiato.

Come siamo percepiti come italiani, sia come popolo che come ruoli possibili?

Come popolo… ci continuano ad adorare. Hanno nei nostri confronti una simpatia e venerazione che a volte mi chiedo da dove provenga. Forse non si ricordano, a proposito di Seconda Guerra Mondiale, che noi iniziammo il conflitto dalla parte di Hitler. Conoscono bene il nostro cinema e pensano che sostanzialmente noi italiani siamo tutti attori. I ruoli… oggi è più difficile rispetto a qualche anno fa perché Scorsese e Coppola non fanno più film sugli italoamericani. C’è meno spazio per noi. Io per fortuna mi arrangio perché posso fare anche l’arabo, il francese e il sudamericano.

E la tua Italia? Non ti manca?

Sono sempre felice quando torno nella mia Palermo. Certamente… un po’ mi manca.

Prossimi progetti?

Una fiction poliziesca dal titolo La catturandi, dove interpreto il ruolo del villain.