È andata esattamente come doveva andare. E non è assolutamente detto non siamo contenti (tutti i vincitori).

Birdman è un film che ha diviso la redazione ed è piaciuto moltissimo a pilastri editoriali del sito. Per cui nessun dramma e anzi la gioia, per quanto mi riguarda, di vedere un Oscar sempre più vicino al cinema europeo e ai Festival del vecchio continente. Bello il parallelismo con la Mostra del Cinema di Venezia. I Festival sono incredibilmente molto più vicini oggi agli Oscar rispetto agli anni ’80 e ’90. Anni fa si sfiorò per un nunnulla (ovvero Crash) con I segreti di Brokeback Mountain (2005) quello che oggi ancora non è accaduto ovvero la coincidenza tra un Leone d’Oro (o Palma d’oro o Orso d’oro) e Oscar per Miglior Film.

I Festival sono incredibilmente molto più vicini oggi agli Oscar rispetto agli anni ’80 e ’90

Quanto manca ancora all’emblematico fatto? Secondo noi pochissimo perché ci sembra evidente che l’AMPAS (Academy of Motion Picture Arts and Sciences) viva ormai nelle nuove generazioni che l’hanno cambiata una sorta di complesso di inferiorità, udite-udite, nei confronti del cinema europeo e provi vergogna di se stessa come macchina culturale sforna blockbuster. Ecco perché la quasi satira all’acqua di rose nei confronti del cinefumetto di Birdman li ha fatti tutti andare così positivamente fuori di testa.

Sarà magari materia di futuri dibattiti ma non dimentichiamoci che questo è l’Oscar in cui tre successi commerciali per niente odiati dalla critica come Interstellar, L’amore bugiardo – Gone Girl ed American Sniper hanno fatto la figura degli assenti (i primi due letteralmente già fatti fuori alle nomination) o al massimo delle comparse generiche non in grado nemmeno di ottenere quella doppietta al sonoro che gli analisti davano per scontata. Sappiamo che le annate sono annate… ma francamente questo, diciamo, imbarazzo dell’AMPAS nei confronti dei blockbuster ci sembra in linea con un premio che nel recente passato ha preferito The Hurt Locker ad Avatar o 12 anni schiavo ai ben più popolari Gravity o The Wolf of Wall Street.

Come è andata quest’anno? Ripetiamo: come ci aspettavamo. Con alcune sorprese personalmente esaltanti (quel qualcosa in più a Whiplash) e un grande SCUSA a Christopher Nolan in forma di Migliori Effetti Speciali.

Poi, se vogliamo entrare nello specifico, ecco qui sotto i premi più importanti e un relativo commentino.

Amiamo l’Oscar perché sappiamo quanto possa influenzare il lavoro di persone senza le quali non potremmo vivere. Per cui, dopo un Oscar, c’è sempre quella rilassatezza e analisi pacifica in nome del Cinema che amiamo ed ameremo sempre.

 

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MIGLIOR FILM

Birdman o l’insospettabile virtù dell’ignoranza

Il premio conferma la linearità con PGA, SAG e DGA e la totale indifferenza nei confronti del Golden Globe. È un Oscar molto interessante perché non si tratta di un dominatore al botteghino bensì di un film di nicchia che ha fatto impazzire l’AMPAS perché tratta di attori e di un rapporto tra attori e personaggi superomistici provenienti da quel mondo del fumetto molto in voga in questo momento. È la zeitgeist? Possibile. Certamente è una pellicola che sbatte il senso del supereroe in primo piano più giustificando che criticando la mania da cinefumetto che viviamo da 15 anni. Era giusto che qualcuno ci facesse un film in chiave leggermente satirica anche se Super di James Gunn, Kick-Ass di Matthew Vaughn, Watchmen di Zack Snyder e Chronicle di Josh Trank sono arrivati prima e meglio all’obiettivo. Ma quelli erano film troppo di genere mentre questo è un film con pretese più autoriali e di ambientazione più chic: Broadway. È la seconda volta consecutiva che la Mostra del Cinema di Venezia presenta un frontrunner agli Oscar dopo avergli dato l’onore di aprire il Concorso. Capitò lo stesso nel 2013 con Gravity. Infine… è ancora la prova del potere cinematografico di quella generazione di cineasti messicani che fece il suo ingresso storico nel 2007 agli Oscar (16 nomination complessive per Babel, Figli degli uomini e Il labirinto del fauno) e che adesso se ne va via dall’edizione del 2015 con i premi più importanti.
Doveva essere premiato un altro film? Al di là dei gusti personali, Birdman è una scelta che ci può stare benissimo.

MIGLIOR ATTORE 

Eddie Redmayne per La teoria del tutto (2014)

Siamo contenti. Se non riuscì a Mickey Rourke ai tempi di The Wrestler (operazione di recupero di un’icona assai più pregnante rispetto a Birdman), non capiamo perché il giochetto sarebbe dovuto riuscire a un Michael Keaton non particolarmente più bravo rispetto al solito e sicuramente anni luce distante da quella pazzesca prova di Rourke per il gran film di Aronofsky. Redmayne aveva il grande personaggio storico, la malattia e il film in costume. Tre caratteristiche di solito decisive. E’ giovane e dannatamente bravo. E poi, grazie a questo Oscar, possiamo dimenticare ancora più velocemente la recitazione folle alla Gloria Swanson che sfoggia per Balem Abrasax in Jupiter, il destino dell’universo.

MIGLIOR ATTRICE

Julianne Moore per Still Alice (2014)

Premiata a Cannes 2014 per Maps to the Stars, ora inizia il 2015 con la statuetta più ambita

Anche lei, come Redmayne, è in sala con un floppone fantastico come Il settimo figlio, dove fa la strega con le vene varicose al collo. Siamo felicissimi un po’ tutti (azzardiamo) perché è una delle interpreti più amate degli ultimi 20 anni (c’è chi ricorda con emozione quella lunga scena senza mutande in America oggi, 1993, di Altman) che con questo premio arriva ad avere il giusto riconoscimento dall’Academy dopo ben 4 nomination precedenti. È il suo anno. Premiata a Cannes 2014 per Maps to the Stars, ora inizia il 2015 con la statuetta più ambita. Era strafavorita per via della malattia e del notevole veicolo drammatico che i registi Richard Glatzer eWash Westmoreland hanno costruito appositamente per lei con il più che discreto Still Alice.

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA

J.K. Simmons per Whiplash (2014)

Scontatissimo anche lui e strameritato nonostante il grande Norton di Birdman e l’eterno Duvall di The Judge. Impossibile non vedere anche in questo Oscar il giusto spazio che l’AMPAS ha voluto dedicare a Whiplash nella serata di ieri. Insieme a un altro premio leggermente più sorprendente che arriva tra un po’.

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA

Patricia Arquette per Boyhood (2014)

Stesso discorso per J.K. Simmons: scontato e simbolico per premiare anche quel Boyhood crollato negli ultimi 15 giorni dopo che aveva iniziato l’anno come favorito per Miglior Film e Regia. A differenza di J.K. Simmons c’è anche una bella carriera più in prima linea rispetto al collega da prendere finalmente in considerazione da parte dell’AMPAS oltre al bel personaggio di mamma acuta e sgobbona di Boyhood.

MIGLIOR REGIA

Alejandro González Iñárritu per Birdman (2014)

Perché “splittare” come lo scorso anno (12 anni schiavo Miglior Film, Gravity Miglior Regia) se quest’anno hai una pellicola che può portare a casa tranquillamente sia Film che Regia senza che nessuno urli allo scandalo di contenuto politicamente corretto che prende troppo il sopravvento sulla forma? E quindi ecco il secondo messicano di seguito a vincere Miglior Regia agli Oscar (record assoluto) confermando un trend esterofilo che sembra non volersi fermare. Dal 2009 solo registi stranieri (tranne Kathryn Bigelow) premiati dall’Oscar come Miglior Regista. E poi dicono che all’AMPAS sono nazionalisti. Non ci sembra proprio. Per Iñárritu è la giusta conseguenza del forte consenso che la sua pellicola ha attirato attorno a sé negli ultimi fatidici 15 giorni. Era un premio molto scontato. Lo aiuterà questo Oscar ad aiutare DiCaprio a vincere finalmente l’Oscar nel 2016 per il film che ora stanno girando insieme ovvero The Revenant?

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE

Birdman (2014): Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo

Qui è arrivata forse la prima grande sorpresa almeno per noi di BadTaste.it visto che ci eravamo fatti l’idea, dopo anche i WGA, che questa statuetta fosse per il Wes Anderson di Grand Budapest Hotel. E invece aveva ragione chi (da noi il direttore Andrea Francesco Berni) ipotizzava un’aggiunta di premi per il film forte (ovvero per il Miglior Film e Miglior Regia) come per affermare ancora più perentoriamente la sua vittoria in alcune categorie considerate strutturali per la qualifica, anche, di Miglior Film. Ecco perché Miglior Sceneggiatura Originale, allora, non si allontana troppo da Miglior Film e Regia per stabilire con ancora più certezza che Birdman debba essere considerato il trionfatore di questa edizione. Spiace per Wes Anderson (anche se il premio avrebbe forse avuto un po’ troppo il sapore di Miglior Film o Regia di serie B) e forse soprattutto per il copione realmente più bello (considerazione personale!) dei cinque ovvero lo script di Dan Gilroy per Lo sciacallo.

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

The Imitation Game (2014): Graham Moore

Questo lo avevamo azzeccato. Non siamo molto d’accordo visto che si poteva trovare nel Damien Chazelle di Whiplash il vincitore più giusto (Paul Thomas Anderson non ha domato il libro di Pynchon come doveva e poteva) ma capiamo la voglia di compensare qualcosa dando a The Imitation Game un premio cui aggrapparsi prima di tornare a casa totalmente sconfitto. E quindi è un premio assai strategico.

MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO DI ANIMAZIONE

Big Hero 6 (2014)

Forse quel “2” nel titolo e la natura non particolarmente nobile di sequel ha penalizzato il bel film di Dean DeBlois

La categoria maledetta di questa edizione per via di quello che è successo, o meglio non è successo, all’estromesso The Lego Movie, premia il film che noi non ci aspettavamo visto che ci sembrava in pole position Dragon Trainer 2. Evidentemente i problemi della Dreamworks rispetto al colosso Disney non hanno scosso più di tanto i votanti dell’AMPAS e nonostante Big Hero 6 non abbia fatto impazzire nessuno, ha fatto bingo. Forse quel “2” nel titolo e la natura non particolarmente nobile di sequel ha penalizzato il bel film di Dean DeBlois.

MIGLIOR FILM STRANIERO

Ida (2013): Pawel Pawlikowski

La maggiore familiarità dell’AMPAS con un regista che in passato ha diretto Paddy Considine, Emily Blunt, Ethan Hawke e Kristin Scott Thomas ha probabilmente aiutato Ida a staccare di netto Timbuktu ed altri rivali. Era un premio molto scontato anche perché qualsiasi Film Straniero riesca ad entrare anche in altre categorie (nel caso di Ida anche Miglior Fotografia) ha di solito una marcia in più. E questo è stato decisamente il caso.

MIGLIOR FOTOGRAFIA

Birdman (2014): Emmanuel Lubezki

Se l’Oscar ottenuto per Gravity è stato frutto di tempo e pazienza, questo sembra il premio per l’esuberanza e incoscienza con cui Lubezki si è lanciato nei piani sequenza di Birdman. Secondo Oscar consecutivo per il messicano dal nome polacco dopo 7 nomination in 19 anni di riconoscimenti da parte dell’AMPAS. La prima nomination la ricevette per La piccola principessa. Indovinate chi era il regista? Bisognerebbe ormai parlare di 4 moschettieri messicani e non più solo 3 arrendondoci noi per primi alla perniciosa politica degli autori. Questo grande artista ha il diritto di essere ormai messo sempre vicino a Iñárritu, Del Toro e Cuarón come rappresentante di quel Messico che domina ad Hollywood. Siamo contrari al premio? E perché mai? Nell’ottica di irrobustimento di Birdman, ci sta tutto. Avremmo forse preferito Dick Pope per Turner… ma non possiamo fare sit-in di protesta per l’ennesimo trionfo dell’uomo soprannominato El Chivo ovvero il Bambino (per via del viso giovanile).

MIGLIOR MONTAGGIO

Whiplash (2014): Tom Cross

Questo premio fa particolarmente piacere allo scrivente perché in un certo senso lo aveva chiesto a gran voce come riconoscimento ulteriore a Whiplash insieme all’Oscar per Miglior Attore Non Protagonista. E così è andata! Sembrava in pole position Boyhood (anche per compensare) e invece è stato preferito quel diavolaccio di Tom Cross abilissimo a mostrarci corpi e strumenti in alternanza tra loro con incredibile velocità e precisione (non facile affatto) nel sublime Whiplash. Con questo premio Chazelle esce dalla Notte delle Stelle ancora più forte.

 

Milena Canonero

 

MIGLIOR SCENOGRAFIA, COSTUMI, TRUCCO & PARRUCCO, COLONNA SONORA ORIGINALE

Grand Budapest Hotel (2014): Adam Stockhausen, Anna Pinnock / Grand Budapest Hotel (2014): Milena Canonero / Grand Budapest Hotel (2014): Frances Hannon, Mark Coulier / Grand Budapest Hotel (2014): Alexandre Desplat

Li mettiamo insieme tutti e quattro questi Oscar anche perché sarà così più chiaro per voi vedere come è andata al nostro simpatico Grand Budapest Hotel. E’ andata, diciamo, tecnicamente. I primi tre Oscar raccontano il riconoscimento della cura produttiva e stilistica della divertente commedia di Anderson mentre la statuetta a Desplat ci parla di un giusto riconoscimento per il lavoro immenso compiuto dal francese dopo che Anderson e Randall Poster erano andati a saccheggiare sonorità mittleuropee un po’ ovunque. Quindi evviva la balalika, il cembalo, l’orchestra moscovita regina della balalaika che Desplat riunì a Parigi, quel noto musicista di cembalo ungherese che Desplat convocò da Amsterdam, un altro maestro di cembalo inglese con cui Desplat registrò delle tracce a Londra e, infine, anche quel corno alpino inserito in colonna sonora nonostante fosse uno strumento da una sola nota. Con tutto il rispetto per gli altri concorrenti…. ci sembra giusto così.

MIGLIOR CANZONE ORIGINALE

Selma – La strada per la libertà (2014): Common, John Legend(Glory)

Va bene che abbiamo capito che Oprah Winfrey produttrice esecutiva è molto meno brava e influente presso l’AMPAS di Brad Pitt produttore esecutivo (nel caso di Selma Pitt era solo produttore generico) quando c’è da lanciare agli Oscar un film sulla memoria storica della comunità afroamericana (ogni riferimento a 12 anni schiavo è voluto), ma il quasi bellissimo Selma non poteva andare via completamente a mani vuote dalla 87esima edizione degli Oscar. Per cui… aveva ragione Andrea Francesco Berni e i pronostici sono stati rispettati. Il mio desiderio alla Montaggio per Whiplash… stavolta non si è avverato e The Lego Movie… niente. Fregato. Di nuovo.

MIGLIOR MISSAGGIO SONORO

Whiplash (2014): Craig Mann, Ben Wilkins, Thomas Curley

Grande sorpresa perché si pensava che American Sniper facesse qui piazza pulita. Siamo stracontenti!

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO

American Sniper (2014): Alan Robert Murray, Bub Asman

L’unico vero trionfatore al botteghino di questa edizione degli Oscar (soprattutto tra gli 8 Miglior Film) se ne torna a casa con questo Oscar ipertecnico e basta. C’era di meglio nella categoria? Sì. Ma sul sonoro doveva vincere American Sniper. In teoria doveva portarseli a casa tutti e due. Ma Whiplash ha compiuto l’exploit.

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI

Interstellar (2014): Paul J. Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter, Scott R. Fisher

Preferivamo Apes Revolution ma pure il povero Nolan, così bistrattato per l’ennesima volta dall’AMPAS, merita di vedere il suo film premiato con un Oscar assolutamente da non sottovalutare, soprattutto visti i tempi. Sa di compensazione? Sa di “SCUSA!” grosso come una casa? Francamente… sì. E’ un effettistica calda e con il silenziatore. Ma l’idea di rappresentare l’iperspazio dentro il buco nero come l’interno di un telaio è veramente sublime.

MIGLIOR DOCUMENTARIO

Citizenfour (2014): Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy, Dirk Wilutzky

E come poteva essere altrimenti? Oliver Stone sta iniziando ora le riprese del suo film fiction su Edward Snowden. Questo è il documentario che doveva vincere. E l’ha fatto.

OSCAR 2015