In un’edizione di premi piuttosto prevedibili (leggili tutti), alcuni discorsi si sono contraddistinti per il coraggio, per la forza del loro messaggio o… per la loro durata.

Prendiamo Patricia Arquette, che ha colto l’occasione della vittoria del premio come Miglior Attrice non Protagonista per rimarcare il problema della disparità sessuale, ancora tanto presente persino in America. “Uguale vuol dire uguali”, ha detto Arquette. “Più le donne invecchiano, meno guadagnano. È imperdonabile, andiamo in tutto il mondo a parlare di parità di diritti per le donne negli altri paesi.” Discorso toccante, che ha riscosso il plauso sincero degli astanti, in particolare delle entusiaste Meryl Streep e Jennifer Lopez in prima fila.

Non altrettanto successo ha avuto il discorso di Pawel Pawlikowski, vincitore del premio per il Miglior Film Straniero. Benché la musica stesse chiaramente invitando il regista a tirare le fila del suo discorso di ringraziamento, Pawlikowski ha continuato imperterrito il proprio ringraziamento, dedicando il premio alla propria defunta moglie e ai genitori. Rendendosi conto infine che la musica stava per esortarlo all’abbandono del palco per la seconda volta, il regista si è rassegnato e ha concluso: “Stavo per dire qualcosa di kitsch che gli americani avrebbero davvero amato!” Peccato, eh?

 

 

Graham Moore, vincitore del Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura non Originale grazie a The Imitation Game, ha toccato la platea con il proprio discorso autobiografico, in cui ha rivelato: “Ho cercato di suicidarmi a 16 anni e ora sono qui,” ha detto Moore. “Vorrei dedicare questo momento a qualsiasi ragazzo che, là fuori, si senta non appartenente a nessun luogo. In realtà, non è così. Sii strano. Rimani diverso, e quando sarà il tuo turno e sarai in piedi su questo palco, tramanda questo stesso messaggio.

Dopo le numerose polemiche legate al presunto razzismo delle mancate nomination per Selma, la vittoria della canzone Glory ha portato John Legend e Common a fare un commovente discorso di ringraziamento. Il rapper ha collegato il movimento per i diritti civili nato negli Stati Uniti a quello di paesi stranieri come la Francia e Hong Kong. “Lo spirito di questo ponte collega il ragazzino dal South Side di Chicago, che sogna una vita migliore, a quelli in Francia in piedi per la loro libertà di espressione, a quelli di Hong Kong che lottano per la democrazia”, ​​ha detto. “Questo ponte è stato costruito sulla speranza, saldato con la compassione e innalzato con l’amore per tutti gli esseri umani.” John Legend ha dato un’accezione politica più esplicita al proprio discorso: “Diciamo che Selma è adesso, perché la lotta per la giustizia ha luogo in questo momento. Sappiamo che il diritto di voto per cui abbiamo combattuto 50 anni fa è stato compromesso proprio ora in questo paese. Sappiamo che in questo momento, la lotta per la libertà e la giustizia è reale. Viviamo nel paese col più alto numero di detenuti del mondo. Ci sono gli più uomini neri sotto controllo correzionale oggi di quanti non fossero in schiavitù nel 1850.”

“Siamo con voi, vi vediamo, vi amiamo e marciamo”, ha concluso Legend.

 

https://www.youtube.com/watch?v=UNWkMMS3vOY

 

OSCAR 2015