Ho tante passioni e interessi, ma le macchine, contrariamente a quanto accade col maschio italiano standard o per lo meno con la sua versione stereotipata, non mi hanno mai fatto né caldo né freddo.

Sono solo un mezzo, uno strumento per andare da un punto A a un punto B. Fine. Posso apprezzare l’eleganza estetica di un modello rispetto a un altro, ma sono del tutto immune al loro fascino. Ad eccezione delle Hummer che, però, mi hanno sempre incuriosito perché mi ricordano dei Transformer.

Sulla carta, un lungometraggio come il primo Fast & Furious era, all’epoca, abbastanza distante dalle mie corde, per lo meno in base a come veniva pubblicizzato, ovvero come un paradiso di celluloide per gli amanti dei bolidi a quattro ruote customizzati a più non posso.

Ma a fare la differenza nel film di Rob Cohen non era il NOS, quanto l’ottima alchimia fra i personaggi interpretati da Paul Walker e Vin Diesel. Aveva oggettivamente un che di magnetico tanto che, proprio per questo motivo, il secondo appuntamento è risultato inevitabilmente il più debole, anche se graziato dall’ingresso nel cast di quel Tyrese poi diventato elemento fondamentale del team Toretto.

Col passare del tempo, ho imparato ad amare la saga di Fast & Furious per via di quella strana, inattesa alchimia venutasi a creare fra i suoi protagonisti. Per quel suo insistere, in maniera onesta e sincera, tutt’altro che forzata, sul concetto di famiglia, per il suo meltin’ pot così variegato creato non tanto per andare incontro a questa o quella minoranza o mercato, perché altrimenti ce ne saremmo accorti tutti già da un pezzo sentendo puzza di carogna da cento chilometri di distanza.

I quattro episodi diretti da Justin Lin hanno, di volta in volta, innalzato il tasso di spettacolarità iperbolica del brand e rafforzato i legami esistenti fra O’Conner e gli altri.

Ora questa saga così importante nel panorama cinematografico attuale – con buona pace di chi in pieno 2015 ancora non capisce e carpisce appieno l’importanza del cinema action nel quadro generale del funzionamento di questa industria – torna nei cinema grazie a James Wan.

Quel ragazzo malese naturalizzato australiano che, negli ultimi dieci anni, ha ridefinito i contorni del cinema horror – campo da gioco storicamente battuto da alcuni dei più importanti esponenti del mondo della settima arte – con opere seminali come Saw, Insidious o The Conjuring – L’Evocazione. Roba che, a fronte di investimenti iniziali a portata delle tasche di qualsiasi produttore attivo nei quattro angoli del globo, porta nelle casse dei finanziatori cifre da capogiro. Un concetto che mi piace ripetere allo sfinimento perché nel paese della Grande Bellezza dove tutto è statico, quando non decadente se non proprio decaduto, pare una forma mentis impossibile da abbracciare.

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James, sono un grande fan dei tuoi film e permettimi di dirti questo: Fast & Furious 7 non è solo un grande film d’azione, è un grande film.

Grazie, sei davvero molto gentile.

È quello che penso, ma ora vado dritto al sodo: questa saga è tutta incentrata sul concetto di famiglia, tanto dentro quanto fuori dal set. E tu sei il nuovo arrivato. Come ti sei trovato a interagire con un gruppo di persone che fa squadra fin dal quarto episodio?

A essere onesti era uno degli aspetti per cui provavo più ansia e preoccupazione all’inizio. Fondamentalmente perché hai descritto perfettamente l’insieme di relazioni che lega questo franchise sul grande schermo, sul set e nella vita di tutti i giorni. Per cui sì, ero il membro più “giovane” all’interno di questo brand fatto di e da persone che lavorano insieme da così tanti anni, ma alla fin fine non sono un regista alle prime armi, sono arrivato con un certo pedigree. È stato il mio primo film ad alto budget, ma ho dalla mia qualche successo cinematografico e si tratta di un aspetto che conta quando devi guadagnarti il rispetto degli attori con cui lavori. Ma a prescindere dall’esperienza, e questa come dicevo è appunto la mia prima volta in un action movie di così alto profilo, la chiave di tutto è il dialogo. Bisogna parlare con gli attori, con i produttori, con gli sceneggiatori, fin dai primi stadi di lavorazione. Comunicare loro quali sono gli aspetti della storia, del lungometraggio che t’ispirano di più, far capire l’impronta che vuoi dare al film. Perché peraltro è quello che un regista deve essere per tutti loro: un punto di riferimento per il dialogo fra le parti, affinché il film venga plasmato e prenda forma al meglio. Specie lo studio, gli studios, vogliono un filmmaker che abbia quella che in America chiamiamo una “vision” della pellicola. Che peraltro è uno dei momenti che preferisco nella fase di progettazione di un film: far capire quello che voglio raggiungere, dove voglio andare a parare. Ed è esattamente quello che ho fatto con questo film.

Sono molto curioso circa le tecniche di regia che hai usato. È una mia impressione o hai adoperato una specie di versione potenziata della macchina da presa rotante di The Conjuring – L’Evocazione?

[Ride, ndr] Sì hai ragione. Sono un grande fan di quello che le macchine da presa possono fare. È grazie a loro che i registi hanno la possibilità di raccontare le loro storie per cui quello che si può e quello che non si può fare questi strumenti è estremamente importante. Io cerco sempre di impiegare le macchine da presa per dire qualcosa con un film. Per cui, per citare la camera rotante che hai appena menzionato, quando Dwayne [Johnson, ndr.] fa quella vera e propria mossa di wrestling a Jason [Statham] scaraventandolo sul tavolino da caffè, volevo che la macchina da presa riflettesse esattamente il dinamismo di quel frangente, del movimento di Dwayne. Per cui sì, mi sono divertito a usare alcuni espedienti che ho impiegato in altri contesti per apporre questa specie di mio marchio di fabbrica sul film. Per far capire che dietro la macchina da presa c’era un regista diverso da Justin Lin. JamesWan

Hai tratto ispirazione dai leggendari film del passato a base di muscle car? Roba come Driver, Vanishing Point o Zozza Mary, Pazzo Gary?

Guarda, se devo essere sincero sono stato più ispirato dal primo film di Steven Spielberg, Duel. Lo conosci?

Lo amo, è uno dei miei film preferiti di sempre.

Benissimo, per cui più che di muscle car movie, parlerei di monster movie perché cos’è il camion al centro di Duel se non una sorta di creatura terrificante che insegue il protagonista della vicenda? Mi ha ispirato in svariati attimi di Fast & Furious, anche e soprattutto durante l’inseguimento al camion blindato, hai presente?

Scena incredibile, da manuale.

Ecco, tutto quel passaggio è dettato e ispirato dal mio grandissimo, sterminato amore per Duel di Steven Spielberg. È curioso perché i miei riferimenti principali per questo film sono proprio due opere di Spielberg come Duel e Lo Squalo. Jason Statham è come la bestia del lungometraggio che ho appena menzionato: vuole solo fare fuori quelli che hanno conciato per le feste suo fratello, vuole distruggerli. E non si fermerà mai fino a che non avrà portato a termine la sua missione.

Io ho pensato più che altro a una versione british e hooligan del Joker di Heath Ledger. Compare all’improvviso e semina distruzione.

Sì, esattamente, anche se come ti dicevo per me è più Lo Squalo. Come lui attacca di continuo e senza alcuna paura la nave dei protagonisti, deciso ad affondarla. E loro devono sopravvivere. Fin dall’inizio del film è questa l’idea che volevo trasmettere al pubblico circa il suo personaggio. Volevamo mettere fin dal principio le cose in chiaro con il suo Deckard Shaw: la prima scena del film, quella di apertura, dice tutto di lui allo spettatore e volevo che questa informazione arrivasse con un’unica ripresa. Era fondamentale girarla in questo modo per dire “Ecco con chi abbiamo a che fare” e prre le basi per comunicare la sua determinazione, la sua modalità d’agire a senso unico che sono due delle colonne portanti di Fast & Furious 7.

Hai dovuto rispondere milioni di volte a domande su Paul Walker per cui vorrei chiudere l’intervista lasciandoti libero di dire quello che vuoi su di lui.

Su Paul… Sì, hai perfettamente ragione, ormai le volte in cui inevitabilmente parlo di lui con i giornalisti non si contano più. È la domanda che vogliono farmi tutti e va benissimo così, è ok, è normale che accada. Perché, alla fine della fiera, è una persona che è diventata importante per i fan della saga. Vedi, all’inizio volevamo che Fast & Furious 7 avesse un tono scanzonato, divertente. Un film che avesse queste qualità e che risultasse anche migliore dei precedenti. Era questa l’aspettativa che avevano tutti, tanto noi che ci stavamo lavorando, quanto il pubblico. Ma dopo è successo quello che sappiamo tutti ed è davvero cambiata ogni cosa. Si trattava sul serio di lasciare un’eredità che rendesse onore a Paul. Per cui abbiamo dovuto riscrivere parti di film per andare verso quel finale che abbiamo poi affrontato e proposto, tutto incentrato sul dire addio a Paul. Era una persona splendida, un essere umano meraviglioso e il film doveva rispecchiare questi suoi aspetti, queste sue qualità. E salutarlo per un’ultima volta era una necessità avvertita da tutti i suoi compagni di squadra, da Vin, da Michelle, da Tyrese, da Jordana… E l’abbiamo fatto anche per la sua famiglia, che peraltro ci ha aiutato molto. Volevamo che l’ultimo film interpretato dal loro figlio, dal loro fratello fosse indimenticabile. Ho avvertito in maniera molto, molto intensa il bisogno di dare forma a qualcosa che fosse molto significativo per lui e per tutte le persone che lo amavano. Mi ritengo fortunatissimo per aver avuto la possibilità di lavorare con Paul prima della sua scomparsa, penso di essere migliorato come essere umano stando a contatto con lui. E non sono cose così scontate da dire o provare a livello emotivo a Hollywood perché si tratta di un ambiente che ha la tendenza a essere estremamente egoista. Un habitat a cui Paul praticamente non apparteneva perché era una persona buona, altruista, dal cuore d’oro.

 

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Sulla scia del successo mondiale dell’inarrestabile franchise basato sulla velocità, Vin Diesel, Paul Walker e Dwayne Johnson guidano il ritorno del cast di Fast & Furious 7.

James Wan dirige questo capitolo della saga di grande successo che accoglie anche il ritorno dei favoriti Michelle Rodriguez, Jordana Brewster, Tyrese Gibson, Chris “Ludacris” Bridges, Elsa Pataky e Lucas Black. A loro si uniscono star internazionali nuove al franchise tra cui Jason Statham, Djimon Hounsou, Tony Jaa, Ronda Rousey e Kurt Russell. Neal H. Moritz, Vin Diesel e Michael Fottrell tornano alla produzione del film scritto da Chris Morgan.

Fast & Furious 7 uscirà il 3 aprile del 2015, in Italia il 2 aprile.