Dopo un’interminabile preambolo su sponsor, dati e piccole polemiche (la risibile storia dei selfie proibiti sul red carpet) che ci ha costretto a rivedere le accuse di noia portate alla conferenza di annuncio dei film del festival di Venezia, Thierry Fremaux ha rivelato le proiezioni di mezzanotte, i film fuori concorso, il concorso e la sezione Un Certain Regard dell’edizione numero 68 di Cannes. E ci sono 4 italiani. Non capitava dal 2001. E tre sono in concorso. Non capitava dal 1994.

Per la prima volta sono tutti con parte del cast straniero e quasi tutti con ambizioni internazionali.

Non prendiamoci in giro, se abbiamo ben 4 film nella selezione ufficiale e magari anche qualcosa di più volendo considerare la manifestazione nel suo complesso (c’è ancora qualche film da annunciare più la Quinzaine des realisateurs e la Semaine de la critique e noi ne abbiamo un altro paio pronti come A Bigger Splash di Luca Guadagnino con Tilda Swinton, L’ultimo vampiro di Bellocchio).

È un caso infatti che i film di quattro cineasti amati dal festival francese come Moretti, Garrone, Sorrentino e Minervini fossero pronti nel medesimo anno e in tempo per Maggio ma è una casualità che ci costringe a porre la nostra attenzione su quanto stiamo facendo di ottimo nel campo del cinema “da festival”, da almeno 7 anni, da quel 2008 in cui Garrone e Sorrentino trionfarono insieme.

Italia a parte la mostruosa offerta del festival francese, va detto, è un filo meno mostruosa del solito, soprattutto molto prevedibile. Rispetto ad annate in cui non si sapeva dove girare la testa e cosa considerare più imperdibile di cos’altro questa si prospetta (ad oggi che i film ancora non li abbiamo visti) come un’edizione più contenuta, che sarà aperta da Emmanuelle Bercot con La Tete Haute, un film decisamente meno atteso di quelli cui ci aveva abituato Cannes per le sue aperture.

Ovviamente “contenuta” solo per gli standard del migliore festival del pianeta.

Nel concorso infatti spiccano gli ultimi lavori di Audiard, Van Sant, Villeneuve, Jia Zhang Ke, Todd Haynes e Hou Hsiao Sien assieme a quelli di cineasti da pochi anni assurti allo status maggiore come Yorgos Lanthimos o Valerie Donzelli.

Confidando come sempre nella caratteristica principale di Cannes, cioè la capacità di scoprire per primo nuovi talenti, non possiamo non nostare che anche il fuori concorso e le proiezioni di mezzanotte, l’abbiamo visto, non sono clamorose come al solito. Inside Out, Mad Max, il nuovo film di Woody Allen e Il Piccolo Principe sono i nomi più forti di una selezione che per il resto spazia tra titoli molto meno attesi a cui si aggiunge l’esordio da regista di Natalie Portman.
Da solo, nella sezione Un certain regard, brilla Kiyoshi Kurosawa, eterna seconda linea del cinema mondiale che da più di un decennio meriterebbe più di quel che raccoglie.

A mancare rispetto alle attese (magari non erano pronti, magari sono bruttini, magari saranno tra quei pochi titoli che devono ancora essere annunciati) sono The Last Face di Sean Penn, Tomorrowland di Brad Bird, il Midnight Special di Jeff Nichols, Elle di Paul Verhoeven, The Walk di Robert Zemeckis, By The Sea di Angelina Jolie (e grazie al cielo!) e soprattutto The Sunset Song, il nuovo attesissimo film di Terrence Davies.

Forse però hanno più speranze di rientrare all’ultimo nel festival un pugno di film asiatici che ci fa veramente strano non aver visto annunciati, tra cui figurano le nuove opere di Takeshi Kitano (uscita da poco in patria), di Im Sang Soo e di Brillante Mendoza.