Dopo avervi portato tutto il glamour della World Première di Jurassic World con le nostre foto esclusive dal red carpet parigino, e le relative interviste a Chrs Pratt, Bryce Dallas Howard, Colin Trevorrow, Omar Sy e Patrick Doyle, tocca adesso al resoconto delle roundtable tenutesi, sempre a Parigi, all’indomani della presentazione della pellicola ai fortunati presenti presso la sala UGC Normandie sulla Avenue des Champs-Élysées.

Seduto a un tavolo all’interno del prestigioso hotel Le Bristol, ho avuto modo di porre svariate domande al regista Colin Trevorrorow, ai protagonisti Chris Pratt e Bryce Dallas Howard nonché al produttore Patrick Doyle, insieme a un ristretto gruppo di colleghi della stampa internazionale.

Si comincia proprio con il filmmaker che ha ottenuto il gravoso e esaltante compito di riportare in vita un franchise fermo da tempo e della cui rinascita si è parlato apparentemente senza costrutto per svariati anni, ovvero il regista/sceneggiatore Colin Trevorrow, già artefice, insieme al sodale Derek Connolly, della piccola perla indie Safety Not Guaranteed.

 

È stata davvero un’idea di John Sayles quella di vedere dei dinosauri combattere insieme agli esseri umani?

In tutta sincerità non so di chi sia figlia questa idea, è stata generata molto tempo prima che venissi coinvolto. Considerate che questi film sono supervisionati e guidati da Steven Spielberg ed è stato lui a dare parecchi spunti e imbeccate agli sceneggiatori che nel corso degli anni si sono avvicendati in questo progetto, per cui è complicato sapere chi ha fatto cosa. Molte intuizioni erano proprio di Steven. Io stesso li ho letti più che altro per diletto personale. Li ho trovati da una parte molto ben scritti, ma allo stesso tempo completamente fuori di testa.

Intendi la versione di John Sayles?

Sì, parlo di quella. John è davvero un ottimo scrittore e mi è davvero piaciuto leggere quello che aveva messo su carta, ma penso che si sia spinto un po’ troppo oltre quello che puoi far vedere in un film senza essere preso per matto.

Cosa c’era di folle?

In quello script? Beh, suppongo che molte persone l’abbiano letto perché gira su Internet da anni. Ci sono alcune idee fondamentali, come quella di un uomo che è in grado di, diciamo, comandare un branco di Raptor e di comunicare in qualche modo con loro, che sono sopravvissute attraverso tutte le varie iterazioni della sceneggiatura di questo Jurassic World. E, in ogni caso, si tratta di un’idea di Steven Spielberg per quanto ne so. La cosa bella delle idee di Steven è che possono essere adattate sia in un modo che potrebbe finire per essere del tutto fuori di testa che in uno con delle basi fortemente ancorate alla realtà. Ma gli aspetti più interessanti delle pellicole che amo sono proprio quelli che sulla carta suonano come improbabili. Un ragazzino che può fare delle magie perché anche suo padre era un mago e se ne va in giro in un’astronave insieme a un cane gigante, ma qualcuno avrebbe il coraggio di obbiettare sul fatto che Guerre Stellari è un film grandioso nonostante la folle premessa?Jurassic World

Mi sono piaciuti molto gli animali del film, come li avete ricreati con la computer graphic. Hanno un look molto animatronico.

È strano, perché da un certo punto di vista gli animatronic ti rendono davvero la vita più facile. In alcune scene li abbiamo impiegati, anche perché consentono agli attori di percepire la scena in una maniera più autentica, cosa che con la CG non avviene. Per questa ragione abbiamo deciso di usarli in quei passaggi che avevano la necessità contingente di essere più tattili, come quando i Velociraptor hanno la museruola o quando Bryce e Chris incontrano il dinosauro morente. Poi abbiamo anche fatto ricorso alla motion capture, come quando Owen deve interagire con tutti i Raptor e ognuno di loro deve mostrare la propria personale indole. Spesso si parla di computer graphic con una connotazione quasi negativa, ma la realtà dei fatti è che sono creazioni di animatori estremamente brillanti in quello che fanno, sono dei veri maestri e da parte mia sarebbe profondamente offensivo lasciar anche minimamente trasparire l’idea che quello che fanno per vivere non sia arte.

Mi collego a questo discorso. Jurassic Park e Terminator 2 sono state le chiavi di volta degli effetti digitali all’inizio degli anni ’90. Adesso come adesso Hollywood pare più che altro interessata a innalzare l’asticella della distruzione sul larga scala fregandosene delle sceneggiature e dei personaggi. Cosa che non accade nel tuo film. È stato difficile bilanciare le varie necessità di un blockbuster come questo, oggi che le persone sono quasi anestetizzate allo Wow Factor degli effetti speciali?

Alla fine parliamo della base stessa della cinematografia. I film si reggono grazie alle storie. Personalmente non amo parlare delle opere fatte da altri, però abbiamo tenuto conto del fatto che viviamo in una cultura molto condizionata dalla tecnologia. Apprezzo molto quello che mi hai appena detto, il tuo aver gradito Jurassic World più per la componente umana che per quella del mero dato spettacolare. Presumo che tu, con la tua domanda, abbia voluto sottolineare come al primo posto delle priorità del lungometraggio ci siano la storia e i personaggi e che i VFX siano sostanzialmente un elemento a supporto dei primi fattori citati. Era quello cui puntavamo. Ed è quello che fanno i film migliori, anche quelli che sono interamente basati sulle immagini generate al computer. Pensa a un Gravity. È un enorme effetto speciale dall’inizio alla fine che fa continuamente da sostegno alla storyline e ai protagonisti per tutta la sua durata.

L’anno scorso ho parlato proprio di questo con l’head of production della Framestore che ha lavorato a Gravity. Ha espresso gli stessi concetti che hai elencato tu. Hollywood si sforza troppo di spingere sull’effetto fine a sé stesso che sullo sviluppo di trame e personaggi intriganti e ben strutturati. Parlando di film nel film, nella stanza del ragazzino ci sono delle action figure di Forbidden Planet o ho visto male?

Oh, ci sono un sacco di riferimenti e omaggi. Ci sono robe di Guerre Stellari, ci sono dei blocchi Tegu che sono quelli con cui giocano i miei figli… Fondamentalmente abbiamo ricreato la stanza dei miei figli che è piena zeppa di giocattoli vintage che mia moglie ha comprato online.

Sei stato influenzato da Ray Harryhausen nel concepire Jurassic World?

Assolutamente sì. Ci sono delle scene palesemente ispirate a lui, come quella in cui vediamo i personaggi armati con queste lance elettriche. Si tratta più di un’atmosfera generale che della citazione di un film specifico.

Quando hai smesso di giocare con i giocattoli di Star Wars?

Non ho mai smesso! Lì ho tenuti tutti e li usiamo ancora, non sono uno di quei collezionisti che li tiene rinchiusi nelle loro confezioni originali o in una scatola. Vi dirò di più, ora ci gioca mio figlio. Le action figure che si ritrova per le mani sono quelle originali di 30 e passa anni fa. Principalmente ho delle figure di Jedi perché sono quelle che preferivo da bambino. Ho un Obi Wan originale del 1977. E ora ci gioca mio figlio. Non le ho mai trattate come un avido collezionista, le ho usate, ci ho giocato e ora, visto che le possiedo ancora, le ho date a mio figlio. Apprezza particolarmente quella di Obi Wan. Da piccolo amavo solo Star Wars e i dinosauri. Non ero tipo da G.I.Joe, da Transformers… E i miei non avevano soldi da buttare nei giochi più ricercati e costosi di Guerre Stellari, come il Millennium Falcon, quindi mio figlio ha ereditato Jedi e dinosauri. D’altronde il mio Rancor era un T-Rex e il mio Wampa era un allosauro.

Spielberg ne ha molti invece?

Diciamo che ha roba molto più cool e nerd di molti di noi fondamentalmente perché buona parte di queste cose le ha create lui. Più che altro però è uno dei più grandi collezionisti al mondo di opere di Norman Rockwell.

Come ti sei sentito quando l’hai conosciuto?

Diciamo che ho fatto di tutto per sembrare il meno possibile un fuori di testa con le mie idee per il film anche perché mi è stato giustamente fatto notare che non si trattava di una competizione fra registi, ma di un rapporto 1 a 1. Ma più che altro ho cercato di non passare per matto!

Il tuo film rende giustizia al primo, contrariamente agli altri due.

Grazie!

Dalla tua dici che c’è stata anche un po’ di fortuna dal punto di vista temporale? La gente ormai quasi non pensa più a quei film e quindi era il momento giusto per rilanciarli, considerato anche il rapporto delle persone con la tecnologia, la scienza?

In realtà, sono cose che quasi passano per scontate oggi. Voglio dire, guardate qua davanti a me. Ci sono 7 smartphone ultrasofisticati con i quali state registrando le mie parole. Oggetti straordinari che ormai sono del tutto normali per noi. Che, per di più, ci distolgono dalla bellezza dell’universo che ci circonda, diventando il tramite con cui facciamo esperienza del mondo. Ed è qualcosa che ho voluto mettere nel film mostrando persone che, nel momento in cui vedono un dinosauro per la prima volta, si preoccupano più di riprenderlo con l’iPhone che di averne esperienza diretta perché rivederlo poi è meglio che viverlo nell’attimo in cui avviene. Succede sempre in ogni occasione, ai matrimoni, ai Bar mitzvah… Uno dovrebbe divertirsi in questi momenti al posto di mettersi dietro uno smartphone!

Sono abbastanza curioso dei cammeo nel film. Ci sei tu che doppi Mr. Dna, Brad Bird è l’annunciatore della monorotaia, più ho notato un libro alquanto particolare sulla postazione di lavoro di Jake Johnson.

Ce ne stanno diversi in effetti…

Poi la T-shirt di Jake Johnson anche se quella è proprio palese.

Si, ci stanno davvero molti riferimenti a Jurassic Park e ho cercato di fonderli il più possibile alla trama, al tessuto stesso del film. Ad esempio la t-shirt doveva emergere perché ha un significato ben preciso. Volevo far sì che entrambe le fasce di pubblico, quelli che non sanno nulla di Jurassic Park e vogliono vedere qualcosa di nuovo e fresco e quelli che invece amano alla follia il film di Steven, potessero trovare pane per i loro denti. Non voglio rovinare nulla spoilerando robe a chi deve vedere il film, ma quelli che erano rimasti contrariati dalla sorte del T-Rex in Jurassic Park III – quello che le accade con lo Spinosauro è realmente un insulto – ecco tutti loro potranno rifarsi.

Come definiresti la tua relazione con Steven Spielberg? È un amico?

Non sarei mai così presuntuoso da chiamarlo amico, lascio a lui il compito di stabilirlo semmai, ma di sicuro siamo stati colleghi nella realizzazione di Jurassic World. Per me è stato un mentore e lo era già da prima che lo incontrassi per dirigere questo film. Mi ha educato tanto come persona quanto come regista. Ma per Jurassic World siamo stati compagni di lavoro. Alla pari, da eguali. Anche se sappiamo tutti che non è davvero così.

Ma c’è stato un momento in cui vi siete trovati in disaccordo?

Jurassic WorldBeh sì, è stato quando dovevo basarmi su una sceneggiatura non mia e di Derek Connolly. Non afferravo cosa dovevo trarre da qualcosa cui non avevo materialmente messo mano io e, a essere onesti, volevo che il merito  eventuale del successo o del fallimento di questo film fosse una cosa mia. Per questo gli ho chiesto di poter ritoccare la sceneggiatura insieme a Derek mantenendo quelle che erano le sue idee chiave passate di mano in mano in tutti questi anni in cui si è discusso di un potenziale nuovo Jurassic Park.

C’era un momento Jar Jar Binks che proprio non mandavi giù?

Penso che tutti nella nostra vita andiamo incontro a dei momenti Jar Jar! Specie se si fa un lavoro creativo, anche se non mi sento di abbracciare in toto questo riferimento perché mi pare di offendere George Lucas. È uno dei più importanti creatori di mondi della storia del cinema, a prescindere da come Jar Jar Binks sia stato accolto. E non mi piace offendere dei colleghi perché se non si fa cinema non si riesce ad afferrare appieno la difficoltà di questo mestiere. E anche per quanto concerne le incarnazioni precedenti della sceneggiatura, ho molto rispetto per chi le ha ideate.

Ti sei preoccupato delle possibili reazioni del fandom di Jurassic Park mentre lavoravi a Jurassic World?

Intendi ad esempio coi leak dei materiali?

Sì, principalmente mi riferisco a quello.

Sì, certo. Ti rivelerò un segreto: ogni filmmaker vede sé stesso come una sorta di mago. E ogni mago o illusionista, non vuole che il mondo conosca il “prestigio”. È accaduto diverse volte durante la lavorazione di Jurassic World, addirittura all’inizio del processo di produzione. È frustrante. Ma è anche una conseguenza perfettamente logica dell’amore sterminato, dell’interesse che circonda pellicole come queste. E ogni fan di questo o quel franchise avverte come un forte senso di possesso verso di loro. Quindi anche quando ci sono leak di questo tipo è perché chi diffonde questi materiali che non dovrebbero essere visti prima che il film arrivi sul grande schermo lo fa perché non vuole che tutto vada all’aria con un’opera magari irrispettosa della serie cui appartiene. Francamente non era questa la mia intenzione. E immagino che anche i colleghi che si trovano coinvolti in progetti analoghi avvertano urgenze simili alla mia.

Questo film è figlio di Spielberg che è uno dei Re di Hollywood, ma in qualche modo rappresenta anche l’antitesi di quel modo di concepire il cinema popolare. Quello di Roger Corman, visto che appunto inizialmente c’era di mezzo John Sayles. Che ne pensi di quel cinema?

Lo rispetto profondamente, ma non è da lì che provengo. Se devo parlare della mia seconda anima cinematografica è quella dei piccoli film indipendenti. D’altronde prima di questo kolossal ho girato Safety Not Guaranteed. Poi amo Woody Allen. Truffaut. Film che sono in grado di catturare piccoli momenti di vita autentica. Con Jurassic World ho tentato di fare qualcosa del genere solo su uno sfondo ben più amplio. Se avete visto il film sapete che ho provato a inserire questa componente umana. Poi, visto che l’ho citato, c’è anche un momento alleniano [che però è meglio non citare per evitare spoiler].

Nel film ci sono dei segnali palesi per un possibile sequel.

Sono sicuro che ci sarà. Per la stessa ragione per cui hanno deciso di costruire un altro parco a tema nel mondo fittizio del film. La storia ha un ruolo fondamentale in questo franchise. L’ho detto prima e lo ribadisco: quello che ha fatto Steven con la sua Amblin negli anni ottanta, insieme a Frank Marshall e Katy Kennedy… stiamo realizzando la sua portata solo ora in maniera davvero piena. Sono più che semplici film. Sono le nostre favole moderne. Sono i nostri Oliver Twist, i nostri Peter Pan, i nostri Dracula. Storie che rimarranno vive anche quando tutti noi saremo solo un ricordo. Il cinema è il linguaggio del nostro tempo e queste sono storie che verranno tramandate e riscritte ancora e ancora. Ma non penso che dirigerò io il sequel. Questa è stata un’opportunità semplicemente grandiosa per fare un genere di cinema che amo, quello che mixa generi e toni differenti. Amo questo franchise e mi sento protettivo nei suoi confronti e penso che debba essere sulla linea di Star Wars. Ha bisogno di nuove voci, di nuovi filmmaker per ogni nuovo capitolo. Ci sono svariati registi che vorrei vedere alla regia di un nuovo Jurassic Park. Ma non farò alcun nome perché potrei ingaggiarne uno!

Prima hai parlato dell’essere infastidito quindi ti domando: qual è stata la tua reazione dopo il tweet di Joss Whedon su Jurassic World in seguito all’arrivo online della prima clip?

Non mi sono arrabbiato per nulla, anzi, a essere onesti, mi sono arrabbiato per le reazioni della gente contro il suo film. Non me la sono presa per niente per ciò che ha detto su Jurassic World. A essere onesti non mi trovo totalmente in disaccordo con lui e mi domando anche io perché il marketing abbia optato per un estratto come quello, che mostra una situazione isolata tratta da un film costruito secondo una sua logica interna. Che parte con dei personaggi che sono quasi degli archetipi, stereotipi che vengono decostruiti mano a mano che la storia va avanti. La vera protagonista della pellicola è proprio Claire e noi abbracciamo la sua femminilità grazie al prosieguo della trama. Non c’è bisogno di una donna che fa delle cose da uomo, non è quello che rende interessante un personaggio femminile a mio modo di vedere. Io e Bryce abbiamo parlato a lungo di questi concetti e aspetti del suo personaggio. Ma su Joss si è riversata una quantità enorme di rabbia, di commenti al vetriolo che non merita, perché se c’è qualcuno che ha sempre posto la dovuta, profonda attenzione alla componente femminile di un film è lui. Penso che dovrebbe essere l’ultima persona che, a Hollywood, dovrebbe essere accusata di sessismo e se nel suo film è avvertibile qualcosa del genere non è di sicuro a causa sua. Poi lo sappiamo tutti nell’ambiente: è una persona troppo gentile e educata per prendere la parola e dire a tutti i suoi detrattori di andare a cagare. Ma lo farò io in sua vece.

 

Jurassic World Coverage

 

Cosa ne pensate? Potete dircelo nei commenti qui sotto o in questo post del Forum Cinema.

Il film sarà ambientato nel presente, a Isla Nublar, 22 anni dopo gli eventi del primo film.

Nel cast Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Ty Simpkins, Vincent D’Onofrio, BD Wong, Jake Johnson, Nick Robinson, Omar Sy e Irrfan Khan. Alla produzione Frank Marshall e Pat Crowley.

La release di Jurassic World è fissata al 12 giugno 2015, in Italia al giorno prima. La sceneggiatura è stata curata da Rick Jaffa e Amanda Silver e rimaneggiata da Colin Trevorrow e Derek Connolly.

Queste le note ufficiali:

Steven Spielberg ritorna nei panni di produttore esecutivo per JURASSIC WORLD, l’atteso nuovo capitolo della saga di Jurassic Park. Colin Trevorrow dirige l’epica avventura d’azione basata sui personaggi creati da Michael Crichton. La sceneggiatura è firmata da Rick Jaffa e Amanda Silver insieme a Trevorrow e Derek Connolly,  il soggetto è scritto da Rick Jaffa e Amanda Silver.
Prodotto da Frank Marshall e Pat Crowley.