Rispetto alla chiacchierata avvenuta sul set di Exodus: Dei e Re, in cui Mark Huffam era vestito come il Dr. Grant di Jurassic Park, va specificato che, data la location di questa nuova intervista, una saletta all’interno degli ungheresi Korsa Studios, l’abbigliamento del produttore è decisamente più “ordinario”.

Felpa di pile, jeans e scarpe rinforzate da cantiere.

 

Sopravvissuto The Martian

 

C’è qualcuno arrivato dall’Australia?

Sì, io.

Buon uomo, quanta strada che hai fatto, grazie!

[Risate fra i giornalisti]

Così, mi è venuto in mente perché noi non siamo potuti andare in Australia.

Come ti sei imbattuto per la prima volta in questo materiale?

Lavoro con Ridley da ormai cinque anni ed è stata la Fox a segnalargli il materiale, me lo ha fatto leggere e l’ho amato.

Qual è la cosa che ti ha colpito maggiormente?

Credo sia tutto il riuscito mix di più generi differenti che peraltro apprezzo tutti. C’è la componente fantascientifica, ma c’è anche un sacco di umorismo, non nel senso che potrebbe essergli attribuito normalmente al giorno d’oggi, ma fidatevi: c’è anche quello. E poi c’è l’elemento della sopravvivenza. E tutto ciò è mescolato insieme in una sceneggiatura notevolissima.

Dopo un film impegnativo come Exodus: Dei e Re hai scelto di lavorare a un altro “low budget” [il produttore ridacchia divertito, ndr.] come questo, all’interno di un teatro di posa così modesto…

Scusa se interrompo la domanda, ma hai menzionato il teatro di posa e devo specificare che i Korda Studios stessi sono il motivo per cui ci troviamo qui a Budapest. Inizialmente volevamo girarlo in Australia, ecco perché prima vi ho fatto quella domanda, sembrava che la cosa dovesse procedere, ma poi il governo australiano, con una mossa a mio giudizio ben poco saggia, ha deciso di ridurre il tax credit cinematografico tarpando le ali a diversi progetti. Suppongo abbiano dato tutti i soldi alla Disney per il nuovo film di Pirati dei Caraibi, per cui ci siamo trovati all’improvviso con la necessità di trovare una nuova casa. Girarlo nell’emisfero nord del pianeta sarebbe stato impensabile in questa parte dell’anno, per quel che riguarda gli esterni. Questo dei Korda Studios è il teatro di posa più grande d’Europa e quindi eccoci qua. Poi abbiamo anche trovato delle location splendide nella stessa Budapest. Ad esempio abbiamo girato le scene della sala di controllo della JPL le abbiamo fatte qua in un moderno palazzo della città, magari lo avete visto venendo sta in centro. Poi il governo ha assicurato un ottimo tax credit cosa che, insieme alle ottime location trovate da Ridley, ci ha reso molto soddisfatti.Sopravvissuto The Martian

Per quanto tempo avete ventilato l’idea di girare in Australia?

Ero fisicamente lì. Inizialmente avevamo preso contatti per Prometheus 2, volevamo girarlo in Australia e Nuova Zelanda, ma poi abbiamo dovuto ri-pianificare tutto perché gli attori non erano disponibili. Volevamo attendere che i talent fossero nuovamente disponibili, ma poi ci è finito tra le mani Sopravvissuto – The Martian. E tutto ha preso la piega che ha portato noi e voi qua a Budapest.

Quindi la motivazione dell’abbandono si è basata sulla decisione del governo in materia di tax credit.

Sì. Ma come potete vedere da quello che sta passando ora sul monitor [dove continuiamo a scorgere in live action le riprese della tempesta di sabbia e roccia su Marte, ndr.] non ci lamentiamo davvero. Possiamo sfruttare questo teatro di posa colossale e ricreare tutte le situazioni climatiche marziane di cui abbiamo bisogno. Sono le 9 e mezzo di mattina, è giorno già da qualche ora e stiamo girando una scena notturna su Marte in cui possiamo lavorare in maniera estremamente efficiente controllando gli elementi atmosferici.

Hai detto che il film presenta svariati elementi, ma quale pensi sia la chiave che farà maggior presa sul pubblico?

Sai, alla fin fine si tratta di una storia molto personale che viene, verrà raccontata sul grande schermo da questo team straordinario di attori. Tutti i personaggi del film collaborano insieme per riportare a casa Mark, la storia si svolge sulla Terra, su Marte e sui mezzi spaziali. Il pubblico si appassionerà ai tentativi di salvataggio di Mark e a quello che lui stesso farà per riuscire a non soccombere alla situazione. È un colossale sforzo collettivo.

Ci sono state molte riscritture della sceneggiatura? Ho sentito dire da più parti che lo script di Drew Goddard era davvero ottimo.

Sì, qualche limatura c’è stata, ma diciamo che più che altro si sono limitati ai risvolti pratici. Se avete letto il libro saprete già che è pieno zeppo “di scienza”, fatti e nozioni. Dovevamo testarli concretamente anche per far sì che fossero chiari al pubblico. I cambiamenti ci sono pertanto stati in direzione di un totale realismo, di estrema accuratezza. Esperimenti che dovevano essere cambiati per essere totalmente corretti e chiaramente sono stati fatti dal nostro consulente scientifico, che ha modificato quello che risultava troppo nonsense. “Se fai questa roba con questa cosa, non accade mica questo” e noi ci teniamo ad adottare l’approccio il più realistico possibile. Poi anche gli attori hanno aggiunto qualcosa perché è normale che durante le prove anche loro desiderano dare una piccola impronta ai vari personaggi. Ma se dovessi usare una percentuale, abbiamo utilizzato il 90% dello script di Drew così com’era.

L’anno scorso sul set di Exodus: Dei e Re mi hai spiegato che la cosa più complicata è stato lavorare con gli animali.

Sì, esatto, un incubo!

Per Sopravvissuto – The Martian? Qual è stato l’aspetto più ostico?

Le tute spaziali. Quindi non oso immaginare cosa possa essere il lavorare con animali che indossano tute spaziali!

A cosa servono i cavi attaccati agli attori che vediamo sullo schermo?

Per mantenere fisicamente e materialmente in tensione gli attori e simulare l’effetto del vento forte. Li tirano all’indietro, così devono piegarsi in avanti per camminare.

Puoi parlarci del lavoro quotidiano con Ridley Scott?

Lavorare con lui è fantastico. È così ben preparato che non mi preoccupo mai del rimanere indietro rispetto alla tabella di marcia. Non dico che non sia mai accaduto per carità, ma non mi sono mai ritrovato a dovermi preoccupare della cosa. Sono libero di supervisionare il lavoro di tutti e di assicurarmi che tutto sia pronto per lui. E per un film del genere, per uno sci-fi dove sono presenti così tanti elementi variegati, costumi, mezzi spaziali e via discorrendo, bisogna sempre essere pronti ad affrontare l’agenda quotidiana con rapidità ed è importante che Ridley abbia sempre tutto a disposizione per poter proseguire nel suo lavoro senza dover curare quello che accade “dietro le quinte”. E, ripeto, Ridley è sempre estremamente preparato, ha il film già girato nella testa e con ciò non è che non abbia nuove idee giorno per giorni, elaborate magari mentre sta lavorando a una scena o quando si mette a letto, ma la struttura portante della lavorazione giorno per giorno è già tutta settata nel suo cervello fin dall’inizio.

Matt Damon ci ha detto che questo è il film più imponente cui abbia mai lavorato. Come lo rapporteresti, in termini di budget e portata, a un altro film come Prometheus? O anche al già citato Exodus: Dei e Re?

Sopravvissuto The MartianE molto più “piccolo” di Exodus: Dei e Re e discretamente più piccolo di Prometheus. Ma ciò non è che va a intaccare la portata spettacolare, sia chiaro. È che trattandosi di sci-fi abbiamo potuto sfruttare parte della R&D (Ricerca&Sviluppo, ndr.) effettuata proprio per Prometheus. I dipartimenti artistici che si devono occupare delle questioni materiali, quelli di Janty e Arthur, hanno avuto vita più facile. Abbiamo avuto grane con le tute spaziali e forse potrei aver citato la questione [risate, ndr.].

Ma nello specifico cosa avete mutuato da Prometheus?

La scena della tempesta vista in Prometheus ci ha fornito un notevolissimo know how specie perché quella di Sopravvissuto – The Martian sarà decisamente più spettacolare. E la gireremo in metà tempo rispetto a quella di Prometheus perché abbiamo avuto modo d’imparare e fare tesoro degli errori fatti in quella occasione. Poi anche la gestione degli interni, che sono più grandi grazie a quello che ci viene consentito dalle dimensioni dei Korda Studios. Una situazione ben più comoda dei backlot di Pinewood dove comunque hai a che fare col vento, con la pioggia e altri fattori che non desideri per nulla. Abbiamo imparato molto grazie a Prometheus e abbiamo messo in pratica il tutto durante la lavorazione di The Martian.

Ridley collabora da anni con artisti come Janty, Arthur. Su cosa si basa questo suo modus operandi?

La gente gli si attacca addosso! No, battute a parte, Ridley è un regista che crede molto nella collaborazione con le altre persone che lavorano con lui, si sente effettivamente il far parte di una squadra. E sì, questa squadra ha un generale, e non c’è alcun dubbio su chi sia a ricoprire questo ruolo, ma si lavora in team tutto il tempo e si ottiene una notevole soddisfazione da tutto ciò. Non c’è mai quella fastidiosa frustrazione che si può avere durante la lavorazione di un film in cui non hai ben chiaro quello che farai quotidianamente. Con Ridley hai sempre un percorso ben illuminato davanti a te. E hai anche modo d’imparare cose nuove ogni giorno.

La riproduzione di Marte sarà del tutto accurata oppure vi siete presi delle libertà?

Abbiamo lavorato a braccetto con la NASA e ci hanno fornito tutti i materiali che avevano affinché noi avessimo più informazioni possibile, poi dopo è chiaro è un film in cui si deve fare i conti con la componente drammatica, il senso di minaccia che abbiamo dovuto creare anche tramite l’ambiente marziano, quindi sì, c’è qualche licenza artistica. Magari chi ha una conoscenza approfondita delle tempeste su Marte potrebbe avere qualcosa da ridire sulla nostra.

Hai dovuto dire a Ridley di modificare qualcosa per questioni di budget? Qua è tutto così imponente e suppongo che Ridley abbia una fantasia sterminata. Ti sei mai trovato nella posizione di dovergli dire “Ridley cambia qualcosa che sennò spendiamo troppo!”.

Sì! [Risate, ndr.] Scherzi a parte, abbiamo sempre cercato di lavorare in maniera creativa e di trovare un modo, insieme a tutti i vari dipartimenti compreso quello degli effetti speciali, per ottenere quello che volevamo con quello che avevamo a disposizione in maniera tale che il budget a disposizione non limitasse la portata spettacolare del film. Diciamo che solo sporadicamente l’ho dovuto porre di fronte a un no.

Quante compagnie di VFX lavorano al film?

Al momento cinque. Due principali e altre tre che si occupano ciascuna di sequenze specifiche.

Sulla logistica e gestione del 3D?

Ci muoviamo molto meglio. Prometheus è stato il nostro primo film in 3D ed è stato un vero e proprio incubo. Durante la lavorazione abbiamo perso almeno 5 o 6 giorni dalla schedule iniziale solo per le varie problematiche incontrate con l’attrezzatura per la stereoscopia. Con Exdodus: Dei e Re abbiamo perso al massimo due o tre ore. Ora Ridley e Dariusz girano così veloci in 3D che praticamente la velocità di esecuzione è la medesima del 2D e gli stessi macchinari sono molto più user friendly. Ci sono sempre delle restrizioni, però anche gli stessi rig per le riprese a mano, che stanno impiegando in questo istante per le riprese che vedete alle mie spalle, consentono di fare due, tre minuti al massimo di riprese. Però diciamo che tutto diventa più efficiente col tempo che passa. E Dariusz fa un sacco di ricerche e prove prima dell’inizio della lavorazione.

Hai detto che a Ridley piace collaborare con le persone che lavorano con lui, come è andata col cast, con Matt Damon?

La cosa interessante è che abbiamo strutturato la lavorazione della pellicola in modo tale da avere due gruppi di attori. In pratica una con cui ha già lavorato per tre settimane e l’altra con cui ha cominciato ieri e che resterà fino al termine delle riprese. Matt ha cominciato prima che partissero le riprese che lo vedevano coinvolto qua a Budapest e, per tre o quattro giorni, ha discusso con Ridley del personaggio, della sceneggiatura, perché poi c’erano le prove col resto del cast. È incredibilmente volenteroso, molto interessato a calarsi in maniera adeguata nella “porzione marziana” della pellicola.

Domanda da nerd, ma che macchine da presa avete usato? Le stesse di Prometheus?

Abbiamo usato le Red Epic per Prometheus e Exodus: Dei e Re. Per Sopravvissuto – The Martian stiamo impiegando sempre le Red Epic, ma quelle con il Dragon Sensor. Poi dopo non so entrare di più nei dettagli tecnici della questione perché a conti fatti io sono solo il tizio che si occupa di staccare gli assegni! Però sì, sono quelle con il nuovo chipset. Che tutti sembrano apprezzare per l’incredibile livello di dettaglio del quadro video.

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BadTaste.it visita il set di Sopravvissuto – The Martian in esclusiva italiana.

Ecco tutti i nostri articoli:

 

Con un cast di eccezione composto da Matt Damon, Jessica Chastain, Jeff Daniels, Sean Bean, Kristen Wiig, Kate Mara e Sebastian Stan, la produzione della pellicola si è svolta, nell’arco di 4 mesi, tra Giordania (vallata del Uadi Rum) e Ungheria (Budapest, Korda Studios).

Damon interpreta un astronauta che viene misteriosamente abbandonato su Marte dal suo equipaggio. Dovrà cercare di sopravvivere per tutti e quattro gli anni necessari perché un nuovo equipaggio venga a recuperarlo, senza possibilità alcuna di comunicare con la Terra.

Simon Kinberg, Aditya Soodb e lo stesso Scott hanno prodotto la pellicola.

Questa la sinossi del film:

Durante una missione su Marte, l’astronauta Mark Watney ( Matt Damon ) viene considerato morto dopo una forte tempesta e per questo abbandonato dal suo equipaggio. Ma Watney è sopravvissuto e ora si ritrova solo sul pianeta ostile. Con scarse provviste, Watney deve attingere al suo ingegno, alla sua arguzia e al suo spirito di sopravvivenza per trovare un modo per segnalare alla Terra che è vivo.

A milioni di chilometri di distanza, la NASA e un team di scienziati internazionali lavorano instancabilmente per cercare di portare “il marziano” a casa, mentre i suoi compagni cercano di tracciare un’audace, se non impossibile, missione di salvataggio.

Il film è basato sul romanzo best seller “The Martian” di Andy Weir.

Il film uscirà il 1 ottobre.