Reduce dal successone di Crazy Heart (2009) e dalla tiepida accoglienza riservata al suo secondo lungometraggio Il Fuoco della Vendetta (2013), Scott Cooper presenta alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia Black Mass – L’ultimo Gangster (2015), resoconto delle gesta del criminale di Boston Jimmy “Whitey” Bulger dagli anni ’70 alla latitanza interrotta il 22 giugno 2011.

Centrale nel film è il rapporto tra l’agente Fbi John Connolly (Joel Edgerton) e lo stesso Bulger (Johnny Depp), ex amici cresciuti insieme nella South Boston degli anni ’50. Tra i due verrà siglata un’alleanza strategica che servirà forse più a Jimmy che non a Johnny.

Abbiamo avuto il privilegio di fare due chiacchiere in esclusiva con Scott Cooper in occasione della presentazione veneziana Fuori Concorso di Black Mass – L’Ultimo Gangster, nelle sale italiane da giovedì 8 ottobre.

 

 

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Partiamo da Jimmy. E’ un vampiro, è uno squalo? Che cos’è Jimmy? Mi pare evidente che, come spesso capita con i tuoi film, si parta dal realismo per poi arrivare a creare qualcosa di più grande e più metaforico? Che cosa è per te Jimmy “Whitey” Bulger?
Jimmy Bulger per me è molte cose. Un uomo freddo, confidente, calmo ma anche affettuoso con la madre e tenero con il figlio. Alla fine… sono d’accordo. E’ un vampiro che ti succhia il sangue per alimentarsi.

Come hai lavorato con Johnny Depp per la caratterizzazione del personaggio?
Johnny Depp si trasforma sempre fisicamente. Alla fine del film facciamo vedere qualche vera immagine di Bulger e lo spettatore potrà notare come Depp sia riuscito a capire tutto della sua fisicità. La trasformazione più importante fatta da Depp è stata psicologica e interiore. Perché Johnny… è dolce e caldo come persona mentre Jimmy… sostanzialmente no. Decisamente no.

Non esiste alcun tipo di sessualità nel personaggio di Jimmy, anche nelle sue scene con l’amante interpretata da Dakota Johnson, mentre invece percepiamo un vero e proprio trasporto nei suoi confronti da parte del John Connolly di Joel Edgerton. In una scena che diventerà quasi una rissa… c’è addirittura qualcuno che parlerà di omosessualità tra i due. Come mai la sessualità invisibile di Bulger? Come mai l’omosessualità sotterranea?
Quando cresci a Southie c’è un grande cameratismo maschile. E’ una tradizione di quel quartiere che in realtà è una vera e propria città a sud di Boston. Jimmy era un personaggio mitologico e tu puoi vedere il film come una storia d’amore tra John Connolly e Jimmy Bulger. Connolly lo amava e lo trattava come un fratello… o forse anche come una proiezione di amante come sospetti tu. Può essere. Mi piace come lettura. Non volevo mettere sesso nel rapporto con l’amante di Jimmy interpretata da Dakota Johnson perché  volevo far vedere il lato paterno di “Whitey” in quelle scene. Non c’è sesso nel film, hai ragione… e per quanto riguardo l’omosessualità latente… mi sembra un’idea molto interessante che ben si coniuga con la lettura del film.

Il make up svolge un ruolo importante. Per me il tuo è un “monster movie” dove il vampiro Bulger fotte e ipnotizza tutti quelli che gli stanno attorno. Mi parli del make up?
Abbiamo studiato molto attentamente i filmati dove Bulger è stato ripreso mentre era sotto la sorveglianza dell’Fbi. Quello che mi ha colpito di più sono sempre stati questi occhi azzurro accesi che potevano penetrarti nell’anima. Letali come un serpente. Adattarsi agli occhi di Bulger è stato per Johnny la cosa più difficile. Abbiamo fatto test, su test, su test, su test per arrivare a un buon risultato e quando l’avvocato di Bulger è venuto sul set, mi ha detto: “E’ incredibile come Johnny sembri Bulger…. negli occhi. E’ incredibile”.

Perché Black Mass nel titolo?
E’ un cancro nero che infesta l’Fbi, le vittime e la città di Boston. La massa nera prima ti contagia e poi ti uccide.

Ed è l’opposto del bianco che è il colore con cui l’albino Bulger viene di fatto chiamato per tutto il film…
Esattamente. Mi piaceva il contrasto tra superficie e interno.

Il film ci dice che Jimmy era l’unico in gamba in mezzo a un gruppo di zombi ipnotizzati dal suo carisma?
Sì. Lui è stato sempre in grado di incantarli anche grazie a un fratello politico di grande importanza in città. Voi italiani avete il termine “machiavellico”, no? Jimmy era il re dei machiavellici.

Hai lavorato con la scenografa italiana Stefania Cella. Come mai?
Ci conosciamo da una vita, è una cara amica e adoro il suo lavoro. La ritengo una grandissima artista. Ho una scenografa italiana, un direttore della fotografia giapponese e un costumista polacco. Sono l’unico americano del film! Stefania è un genio.

Solo tre film da regista ma un segno già molto preciso. Come ti definiresti? Mi sembra che nel tuo paese tu abbia un consenso molto grande attorno a te, o sbaglio?
Adoro il cinema del mondo. Gomorra di Garrone, tutto Michael Haneke, i Fratelli Dardenne, Mike Leigh. L’America che mi ha formato sono Francis Ford Coppola e William Friedkin. Di loro due amo soprattutto quei film in cui non vogliono dimostrarti quanto sono bravi e tutto viene fuori come se fosse naturale. E’ molto più difficile essere sobri che muovere la macchina in continuazione di qua e di là. Tu dici che ti sembra che io sia molto considerato nel mio paese e ti ringrazio… ma a volte ho la sensazione di essere un po’ fuori dal tempo con il mio cinema.

 

Black Mass

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