Nel libro “I Lost it at The Video Store: A Filmmakers’ Oral History of a Vanished Era” di Tom Roston c’è un capitolo dedicato all’era di Amazon, Hulu e Netflix. Indiewire ha pubblicato un estratto di questo capitolo con le dichiarazioni di vari registi, più o meno indipendenti, riguardo i servizi di streaming e la rivoluzione che hanno portato nel sistema di distribuzione.

  • Quentin Tarantino: “L’idea dello streaming non mi entusiasma affatto. Preferisco qualcosa di solido e tangibile, nelle mie mani. Non posso vedere un film sul mio computer. Non uso Netflix. Non uso alcun sistema di consegna dei dvd. Tutti i miei video vengono da Video Archives, sono falliti e ho comprato il loro catalogo completo. Probabilmente qualcosa come ottomila dvd e nastri. […] Ho una valanga di dvd e video, e registro ancora i film dalla televisione su nastro, così posso ingrandire la mia collezione.”
  • J. C. Chandor: “Stanno facendo lentamente chiarezza. Nell’arco dei prossimi quattro o cinque anni. Che sia Amazon o Apple, potrete avere tutto ciò che vorrete con un click di mouse.”
  • Doug Liman: “È tremendamente conveniente cliccare su qualcosa sul tuo computer e ottenerlo. Mi entusiasma molto il futuro.”
  • Greg Mottola: “Netflix, in un certo senso, ha ricreato parte dell’esperienza del negozio di videocassette. Passo tre quarti d’ora a scorrere le copertine finché non trovo qualcosa. Mia moglie impazzisce.”
  • Kevin Smith: “Mio figlia è cresciuto guardando Blu-Ray e DVD, e ora passa il tempo tra lo streaming e il cloud. Cerca di spiegare a qualcuno come lei che una volta non potevi vedere tutto quello che volevi quando volevi. Ovviamente non puoi vedere Guardiani della Galassia finché non esce. Una volta non potevi vedere Star Wars. Ora se glielo racconti la gente ti guarda malissimo.”
  • Darren Aronofsky: “Ho appena iniziato a usare Netflix. Non vedo l’ora che si arrivi ad avere qualsiasi titolo uno voglia vedere. Sembra che qualcuno ci stia arrivando. Ci sono così tanti bei film. E ci sono troppi film che sono difficili da trovare. Netflix è limitato in quel senso. Mi piace la loro programmazione originale, ma non posso dire di usarlo per molto altro. Anche se ho sentito parlare di un film di Gael García Bernal, “Even the Rain” (2010). È un film che ha fatto in Bolivia. È fantastico e potete trovarlo su Netflix. L’esperienza è simile a quando trovavi una VHS in qualche negozio. È un piccolo, splendido film straniero. E l’ho visto in streaming. […] Buona parte delle persone vedrà i miei film sul suo iPhone. Ne parliamo spesso. Facciamo un sound mix apposito, abbiamo fatto un missaggio di Noah per iPhone e iPad, in modo che chi vedrà il film su quei dispositivi possa sentirlo in stereo. È una bella fetta di spettatori, e bisogna essere consapevoli di questo. Non possiamo controllare questa cosa. […] Probabilmente è il motivo per cui sono tornato al formato 1.85 nei miei film [ha girato The Fountain in 1.85, The Wrestler e Cigno Nero in 2.35 e poi di nuovo Noah in 1.85) È più vicino a quello che vedranno gli spettatori utilizzando dei dispositivi mobile. È la realtà. Lavoro moltissimo sul suono, la perdita più grande c’è con quello. Il suono è una parte importante del cinema, e anche con le migliori cuffie si perde il surround. Alla fine sono un narratore, e voglio che la mia storia venga vista e sentita in tutte le forme possibili. Non posso fare lo snob. Vorrei che tutti vedessero i miei film al cinema, ma riconosco che le persone li vedono in tutti i modi e devo fare in modo che l’esperienza sia sempre ottima.”

 

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