Il 12 e 13 Dicembre torna in sala Il mio vicino Totoro. Come le precedenti uscite “evento” dei film Ghibli (cioè quelle che rimangono in sala solo per due giorni) è la Lucky Red ad averli rimessi al cinema ma diversamente dagli altri Totoro era già stato distribuito 7 anni fa nel 2008 (20 anni dopo l’esordio originale in Giappone).
Come già detto però questa volta non si tratta di un’uscita normale (diverse settimane in pochi schermi) ma di un evento (solo due giorni in tantissime sale) dunque il film può arrivare in luoghi che magari non sarebbe riuscito a raggiungere altrimenti. Dunque di fatto per una larga parte del territorio italiano è un’uscita nuova.

Come per tutte le altre anche questa versione italiana è stata curata da Gualtiero Cannarsi nel 2008 (a dire il vero egli stesso ne aveva realizzato un altro adattamento 4 anni prima per la Buena Vista che poi non lo distribuì mai). Nonostante il tempo trascorso lo stesso come è ormai consuetudine ci siamo visti con Gualtiero per fargli un po’ di domande riguardo la lingua, l’adattamento e il contesto del film.

Per essere un film di Hayao Miyazaki questa volta i personaggi sono molto realistici mi sembra no?

GUALTIERO CANNARSI: Beh innanzitutto l’ambientazione è la Terra, se pensi a Laputa o Nausicaa non sappiamo dove siamo, ma nemmeno per La Principessa Mononoke. Invece qua se non altro sono persone che vivono sulla Terra e per questo nell’interagire sono più realistiche. Lo stesso ci sono diverse forzature, tipo Satsuki che è la classica sorella maggiore che si fa forza perché la madre è malata, porta i capelli corti apposta per comunicare questa serietà e quando la madre glieli pettinerà riconquisterà un po’ di femminilità. Sono quelle figure femminili idealizzate e angeliche tipiche di Miyazaki.
Ad ogni modo nel 1988 non era ancora così affermato e veniva molto criticato per lo scarso realismo nei rapporti tra personaggi, tutto il contrario di Takahata. Lui si è sempre difeso dicendo: “Lo so ma non so fare in altro modo”, il suo obiettivo è dare coraggio e consolazione ai bambini dell’era moderna.

Nonostante non ci sia molto di lontano dal nostro immaginario una scena rimane impressa un po’ a tutti ed è quando padre e due figlie fanno tutti il bagno nudi in vasca.

GC: Sì è vero. È una cosa tipica della cultura giapponese. Considera che siamo negli anni ‘50 più o meno, Miyazaki l’anno non l’ha mai chiarito ma disse: “È ambientato negli anni in cui la televisione non era ancora in tutte le case”.

Che è ambientato negli anni ‘50 si evince dal giapponese che parlano?

GC: No, pensa che pure la traduttrice madrelingua che ha curato Totoro mi ha confermato che nemmeno i giapponesi degli anni ‘50 parlavano come si sente nel film.
Del resto Miyazaki non fa mai parlare i personaggi in maniera realistica e lui per primo parla in maniera strana, quindi si diverte a mettere il suo lessico nelle loro bocche. Ha parole e strutture che usa solo lui, ti rendi conto subito quando un dialogo l’ha scritto Miyazaki. E quando mi capita di cercare online certe espressioni dei suoi dialoghi escono solo pagine giaponnesi che parlano di Miyazaki.

Se non sbaglio però non l’hai reso con un italiano particolare no?

GC: No infatti. L’unica cosa strana può essere il fatto che Totoro venga definito un fantasma (e l’ho lasciato così) come del resto la sua casa letteralmente è “la casa dei fantasmi”. Il perché però va chiesto a Miyazaki.

Come noto poi il film uscì insieme a La tomba per le lucciole

GC: Sì e andarono male, è stato con i passaggi televisivi e il merchandising che è diventato così iconico da essere scelto come simbolo del Ghibli. Miyazaki diventa veramente famoso solo 3 anni dopo con Kiki Consegne a domicilio, che poi è un film strano perché non è scritto da Miyazaki stesso. Se ci pensi è molto educativo, racconta di una bambina che arrivata in città deve fare seriamente quello che prima faceva per gioco.

Ci sono due canzoni nel film, una all’inizio e una alla fine

GC: La l’ha scritta Miyazaki e il testo invece appartiene ad una favolista giapponese molto amata sia da Miyazaki che da Takahata, mentre quella finale è proprio il main theme. Le ho adattate e fatte ricantare, abbiamo registrato proprio tutta la traccia cantata, il che vuol dire cercare una cantante con la voce simile all’originale e ovviamente dirigerla per farla somigliare a “una capo scout anni ‘80”.
Una volta finita ne ho fatto una traduzione letterale in inglese e mandata in approvazione alla casa madre.

Questo però non lo devi fare per i dialoghi. Ci tengono di più ai testi delle canzoni che ai quelli dei film?

GC: Sì credo che lo ritengano qualcosa di più iconico e quindi più importante.

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