#OscarsSoWhite: per Viola Davis, Whoopi Goldberg e molti altri il problema è Hollywood

Da quando sono state annunciate le nomination all’88esima edizione degli Academy Awards si è discusso molto poco delle nomination in sè: la corsa agli Oscar sembra essere passata in secondo piano, e Hollywood si è trovata a dover affrontare la bufera #OscarsSoWhite, una protesta molto trasversale legata in particolare all’assenza di nominati afroamericani ma, più in generale, alla scarsa rappresentazione delle minoranze.

La risposta dell’Academy è arrivata nel giro di alcuni giorni: venerdì sono stati annunciati drastici cambiamenti nella struttura dell’associazione volti a rendere l’organizzazione più rappresentativa, con la speranza che questo comporti anche nomination più “diversificate” in futuro. Nel frattempo, i portavoce di Chris Rock hanno confermato che il comico condurrà la cerimonia nonostante la polemica lo interessi molto, e anzi molto probabilmente affronterà la cosa durante la serata.

Le reazioni alle modifiche dell’Academy, sebbene siano state prevalentemente positive, hanno quasi tutte sottolineato come in realtà la questione sia molto più ampia e legata a tutte le minoranze. Negli ultimi giorni, quindi, numerosi personaggi del mondo dello spettacolo hanno rilasciato dichiarazioni a riguardo.

Per Viola Davis (EW), il vero problema risiede nell’industria stessa:

Il vero problema non è Hollywood, ma il sistema dell’industria cinematografica di Hollywood. Quanti film di persone di colore vengono prodotti ogni anno? Quanti vengono distribuiti? I grandi produttori pensano fuori dal coro quando devono fare i casting? Una donna o un uomo di colore potrebbe ottenere quella parte?

Il problema non è nemmeno quello di un equo compenso. Potremmo mettere in fila tutti gli attori di colore di altissimo profilo, probabilmente non guadagnerebbero tutti insieme quello che guadagna una donna bianca di alto profilo in un solo film. Ecco il problema. Puoi cambiare l’Academy, ma se non vengono prodotti film con attori di colore, cosa avranno da votare? Gli Oscar sono il sintomo di un malessere più ampio. Se si riuscirà a cambiare l’Academy, spero che questa sia una grande affermazione sociale in grado di cambiare le cose. Siamo nel 2016.

Anche Whoopi Goldberg (The Wrap), vincitrice del premio Oscar, ha spiegato durante il suo programma televisivo The View che i cambiamenti al regolamento non sono probabilmente la soluzione al problema:

Il problema in questa intera vicenda è che l’Academy in sè non c’entra. Se anche l’Academy fosse composta solo da persone afroamericane, ispaniche e asiatiche, se non c’è nulla sullo schermo da votare il risultato sarà lo stesso. Ho vinto l’Oscar una volta, quindi possiamo dire che non sono razzisti. Sono sempre stata afroamericana! […] Servono registi e produttori che propongano un cambiamento. Devono rendersi conto che il quadro non è completo [se il cast non è multietnico]. Il vero cambiamento potrà iniziare quando ci renderemo conto che c’è un problema.

Steve McQueen (The Guardian), vincitore del premio Oscar per 12 Anni Schiavo (primo film scritto, diretto e prodotto da un afroamericano a vincere il premio più ambito), spera in una svolta:

È esattamente la stessa situazione che c’era a MTV negli anni ottanta. Riuscite a immaginare che MTV mostrava solo video musicali di una maggioranza di musicisti bianchi, e poi dopo le 11 di sera mostrava video di una maggioranza di musicisti di colore? Immaginate una cosa simile oggi? È la stessa cosa che capita al cinema. […] Spero che tra 12 mesi ci guarderemo alle spalle e diremo che questo è stato uno spartiacque.

McQueen fa eco alle dichiarazioni che lo hanno preceduto, spiegando che il vero problema risiede nell’industria, non solo americana (il regista ha lavorato prevalentemente nel Regno Unito):

Ho fatto due film in Inghilterra, Hunger e Shame, e non ho mai incontrato una singola persona di colore dietro le quinte. Nessuno. Non c’erano persone di colore, asiatiche, nessuna minoranza. Non capivo perchè. Davvero strano.

Ma il supposto “velato razzismo” dell’Academy non si limita alle persone di colore: in questi giorni si è parlato molto del fatto che tutte le minoranze sono sotto-rappresentate tra i film nominati, così come le maestranze femminili. Ian McKellen (The Guardian), intervenendo a un evento organizzato dal BFI, aggiunge alla lista delle minoranze anche gli omosessuali:

Nessun uomo apertamente gay ha mai vinto l’Oscar. Mi chiedo se per pregiudizio o per mancanza di possibilità. […] Ci sono attori eterosessuali che hanno vinto l’Oscar per aver interpretato personaggi apertamente gay, ma io ho il discorso pronto in due giacche: “Sono orgoglioso di essere il primo uomo apertamente gay a vincere l’Oscar”. Se cerchi di avere una carriera e sei ispanico o afroamericano in uno stato come la California, in cui ora i caucasici sono una minoranza, e vieni giudicato da una Academy composta per la stragrande maggioranza da uomini bianchi di mezza età o anziani… beh è un po’ strano.

Se molti concordano con i cambiamenti annunciati dall’Academy, numerosissime sono le proteste provenienti dall’interno dell’Academy, in particolare da parte di gruppi di membri anziani che potrebbero perdere i loro privilegi non essendo più attivi nell’industria. Anche in questo caso, però, molti accusano l’industria. Alcuni esempi (Los Angeles Times):

Jennifer Warren (74)

Ho votato per Straight Outta Compton come miglior film in cima alla lista. E penso che Creed di Ryan Coogler, e il protagonista Michael B. Jordan, avrebbero dovuto ricevere una nomination. Recensioni fantastiche, ma penso che i membri dell’Academy non li abbiano visti. Troppo “neri”. Non penso ci sia un pregiudizio, penso che i membri dell’Academy siano lenti e non abbiano tempo di vedere tutti i film, quelli che tralasciano sono i film che non sono i più “simili a loro”. Non sono stati votati perchè non li hanno visti.

Robert Walden (72)

Sono di New York, sono cresciuto nel Lower East Side di Manhattan, quelle che considero le Nazioni Unite, con tantissime nazionalità e gruppi etnici. Ma non penso sia lo stesso per molti membri dell’Academy, in particolare i più anziani. Molti di loro vedono i film a casa, con i loro amici e i figli. Tiro a indovinare, ma penso che Compton, Beasts of No Nation, Chi-Raq non fossero film adatti a loro.

Una attrice settantenne che lavora ancora attivamente

Penso sia un discorso esagerato che non tiene conto delle demografiche. Abbiamo un sistema basato su quote ora? Non penso si prevedere, e non credo che si dovrebbero fare questi cambiamenti. Alcuni film non piacciono a tanta gente, alcuni attori non piacciono a tanta gente. Alcune nomination a persone di colore, in passato, non erano meritate secondo me. Giudico solo la recitazione, molte delle mie nomination non sono allineate. C’è chi vota chi è famoso o cose del genere. Storie diverse piacciono a persone diverse. Funzionerà sempre così.

Penelope Ann Miller

Ho votato un certo numero di attori di colore, e mi è dispiaciuto che non abbiano ottenuto la nomination. Ma dire che sia accaduto perché l’Academy è razzista è davvero offensivo. […] Ho amato Beasts of No Nation, e ho amato Idris Elba, penso solo che non l’abbiano visto abbastanza persone, e questo capita. Straight Outta Compton è un film grandioso, ma penso che alcuni membri anziani dell’Academy non l’abbiano visto. Ci sono state molte omissioni anche in termini di attori bianchi: Michael Keaton, per esempio.

Jeremy Lerner (sceneggiatore)

Nel 2015 un numero incredibile di film aveva nel cast prevalentemente attori caucasici. Bisogna parlare con gli studios, sono loro che devono cambiare questa prassi, l’Academy non c’entra.

Va detto che, se anche #OscarsSoWhite non riuscisse a cambiare le cose, senza dubbio ha generato una discussione che sta scuotendo Hollywood (e non solo) dall’interno. E discutere fa sempre bene.

L’88esima edizione degli Academy Awards, presentata da Chris Rock, si terrà al Dolby Theatre a Hollywood il 28 febbraio.

 

 

 

 

 

 

 

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