Mark Strong: “Sapevo a cosa andavo incontro lavorando con Sacha Baron Cohen”

Grimsby – Attenti a quell’altro
di Louis Leterrier
7 aprile 2016
Per proporvi le nostre videointerviste esclusive realizzate a margine del junket londinese di Grimsby – Attenti a Quell’Altro è ancora presto.

Potrete vedere le nostre chiacchierate con Nobby/Sacha Baron Cohen, Mark Strong e Isla Fisher a ridosso della release italiana prevista per il 7 aprile. Intanto però andiamo avanti con i riepiloghi delle roundtable avvenute con i talent durante la presentazione della pellicola nella capitale inglese.

Dopo Cohen, tocca adesso Mark Strong che nel lungometraggio di Louis Leterrier interpreta Sebastian Butcher, spia nonché “fratello smarrito” di Nobby. Come la precedente chiacchierata, anche questo incontro ha virato verso territori… inattesi. Strong, attore eccellente e versatile, ha parlato in maniera alquanto polemica dell’ipocrisia della società inglese e della poca meritocrazia esistente nella professione di attore.

 

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Sacha ti ha parlato subito delle scene abbastanza esplicite presenti nel film?

No, ovviamente no. Quando ci siamo incontrati la prima volta per fare delle prove insieme, un po’ di improvvisazione, mi aveva dato le informazioni di massima sui personaggi: sono due fratelli, uno è una spia uno decisamente no.

Ho appreso che ci sarebbero stati dei momenti… come dire… fisici nel momento in cui ho letto lo script vero e proprio. Anche se, a essere sinceri, non ricordo di preciso quali gag fossero già nella sceneggiatura più che altro perché – ormai – sono trascorsi due anni dalle prime letture della sceneggiatura. Il film ha avuto una gestazione alquanto lunga. Sono cambiate molte cose in corso d’opera perché Sacha è uno che ama improvvisare quindi con lui lo script è più che altro un punto di partenza. Per citare un passaggio che si vede anche nel trailer, quello del veleno nelle mie palle, non ricordo davvero se fosse già presente nella sceneggiatura o se sia stato aggiunto poi.

Quindi ti ha ingannato per trascinarti in queste situazioni!

No, non sarebbe corretto dire qualcosa del genere. Diciamo che nel momento in cui ho accettato di partecipare a un suo film sapevo che sarei andato incontro a cose abbastanza insolite. Il suo è un talento autentico e ridevo a crepapelle già solo leggendo la sceneggiatura.

Ma sei rimasto scioccato nel vedere le scene fatte e finite?

Successivamente mi sono più che altro domandato se fosse tutto interamente legale! Mi sono davvero chiesto se cose del genere potevano essere mostrate in un film, frangenti in cui non avrei mai e poi mai pensato di ritrovarmi in vita mia. Però è stato davvero piacevole sentire le risate delle persone alla premiere di ieri perché ho constatato come il pubblico ami seriamente restare colpito da passaggi eccessivi, oltraggiosi. Un po’ come il guardare un film horror attraverso le dita, la sospensione dell’incredulità sul quanto si possa spingere il pedale della comicità… E Sacha Baron Cohen è così: si spinge più al limite che può. E più ti avvicini a questo limite che gioca anche pericolosamente col risultare offensivo, più la gente ride.

C’è qualcosa che ti sei rifiutato di fare?

Beh… direi di no! In che altre situazioni poteva mettermi Sacha! Con questo film ho realizzato quanto la commedia sia un genere più difficile del dramma. Con il dramma fai una scena, la rifai, la perfezioni e la incastoni in quella specie di puzzle che è un film. Rifare una scena che deve essere divertente in una commedia, un passaggio a cui magari lavori per ben tre giorni [Mark Strong cita una scena ben precisa di Grimsby – Attenti a Quell’Altro che ovviamente non riveliamo per evitare spoiler, ndr.] oppure quella del veleno nel testicolo… Il primo giorno è divertente, ma poi al secondo, al terzo il divertimento tende a scemare. Ma devi mettercela tutta perché il pubblico deve ridere come quando l’hai fatta per la prima volta.

Almeno i testicoli erano finti!

Assolutamente sì, tutto silicone. Anzi, sono rimasto meravigliato quando questa mattina, mentre realizzavamo le videointerviste, un giornalista mi ha domandato se erano davvero i miei gioielli di famiglia. “No, non erano le mie palle! In quel caso il mio cachet sarebbe stato molto più grande!”.

Ma hai un genere preferito al cinema?

Direi il dramma, mi sento più tagliato per film come La Talpa o The Imitation Game. Sono i film che preferisco come spettatore e come attore. Poi chiaramente, dato che questo è il mio mestiere, voglio mettermi alla prova con generi differenti.

È vero che la tua carriera è decollata quando ti sei rasato a zero?

Ahah! Beh, è diventata più interessante. Fino a quel punto ero un generico “Giovane Uomo in una Parte Principale”, poi sono diventato un attore più caratterizzato.

Secondo te gli abitanti di Grimsby o del nord dell’Inghilterra in genere percepiranno questo film come offensivo?

Nel film questi personaggi vengono trattati con amore, ci si scherza, ma con affetto. Vi racconto questo. Uscendo dalla sala dopo la première sono dovuto passare di fronte a un tizio gigantesco, con una faccia serissima. Mi guardava storto e mi sono letteralmente dovuto quasi strisciare a lui per transitare. Mentre passo mi guarda e dichiara ‘Io vengo da Grimsby’ e io, pensando che sarebbe scattata la rissa, gli ho domandato ‘Oh, ti è piaciuto il film?’ e lui ‘L’ho adorato!’. Poi dopo è chiaro, qualcuno si offenderà di certo perché oggigiorno è diventato quasi uno sport. Ma qua la burla non è verso Grimsby, ma nei confronti del personaggio di Sacha. E sono certo che le persone di Grimsby sono abbastanza intelligenti da capirlo.

Non dimenticate che la società inglese è ipocrita e classista, la multiculturalità è solo un invenzione. Questo è il paese con la Regina e poi, a scendere, tutti i gradini di una scala sociale che va verso il basso, dove le persone guardano come sei vestito, che accento hai e sono già pronte a piazzarti su uno di quei gradini che dalla regina scendono giù, giù fino agli immigrati.

Una volta hai detto che il cinema non si basa sul talento.

Confermo.

E allora su cosa si basa?

Fortuna. Clientelarismo. Quello che intendo è che non è di certo un ambito meritocratico. Avere successo come attore non si basa su quanto duramente provi a sfondare, sull’andare più avanti e migliorare professionalmente, come potrebbe avvenire con altre professioni, come ad esempio l’avvocatura. Più sei bravo più avanzi con la professione, tanto nei casi che segui quanto nella paga che percepisci. Analogamente in altri settori. Ma nel mio ambito ci sono interpreti bravissimi che non hanno uno straccio di ingaggio e altri decisamente mediocri che lavorano di continuo.

Ti sei mai pentito di aver seguito questo percorso?

No, nemmeno per un secondo. Per un po’, mentre mi trovavo in Germania, ho frequentato Giurisprudenza perché sognavo di diventare l’avvocato di una grossa corporation internazionale , ma poi ho realizzato che volevo interpretare l’avvocato di una grande corporation internazionale. Adoro l’idea di mettermi un cappotto lungo, un doppiopetto e andare in giro con una 24ore. Anche se poi non ho mai interpretato questo ruolo! Mentre studiavo ho capito che se avessi seguito quel sentiero non mi sarei sentito realizzato come persona e ho deciso di seguire la mia passione, la recitazione.

 

Grimsby – Attenti a Quell’Altro: i nostri articoli dalla World Permière di Londra

 

Questa la sinossi:

Un agente segreto appartenente ai Black Ops inglesi è costretto ad allearsi con il fratello hooligan per via di un nuovo, delicato incarico. I due non sono in contatto ormai da tempo, ma la fuga che li attende diventerà un modo per riavvicinarsi.

Grimsby – Attenti a Quell’Altro uscirà il 7 aprile nei cinema italiani.

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