La generazione cui appartiene il designer e concept artist Doug Chiang, nato il 16 febbraio del 1962, è la medesima di J.J.Abrams.

Quella composta da persone che hanno capito di voler lavorare nell’industria cinematografica dopo essere rimasti folgorati all’interno di una sala cinematografica dove stavano proiettando il primo, leggendario Star Wars di George Lucas.

E negli anni ottanta Chiang, dopo aver militato per un po’ ai Rhythm and Hues Studios, quella “folgorazione” è riuscito a metterla al servizio dello stesso Lucas, entrando nel team della ILM e collaborando a immortali lungometraggi quali Ghost, The Doors, Terminator 2 – Il Giorno del Giugizio, Forrest Gump e The Mask.

Poi, nel 1995, la notizia che mai si sarebbe sognato di sentire: sarebbe stato lui a ereditare il testimone del concept designer Ralph McQuarrie nel primo episodio della Trilogia dei Prequel di Star Wars, ruolo ripreso anche per l’Episodio II. Poi per qualche anno una pausa dal franchise, durante la quale ha fondato gli Ice Blink Studios, poi assorbiti dalla ImageMovers Digital, ed è tornato a lavorare insieme a Zemeckis per i suoi “controversi” film in performance capture: Polar Express, Beowulf e A Christmas Carol.

Quando poi la Disney ha acquistato la Lucasfilm e ha deciso di rilanciare in grande stile l’universo di Star Wars, il nome più ovvio per riprendere e ritessere le fila del design tanto di Il Risveglio della Forza quanto di Rogue One: A Star Wars Story, era proprio quello di Doug Chiang.

Ed è con lui che abbiamo potuto discutere della pellicola di J.J.Abrams durante un’interessantissima chiacchierata telefonica realizzata a margine della promozione home video del blockbuster.

 

Ciao Doug sono Andrea dall’Italia, come stai?

Ciao Andrea, tutto bene e tu?

Alla grande! È bellissimo poterti parlare, sono stato ragazzino e adolescente negli anni novanta quindi sono cresciuto con film come Terminator 2, La Morte ti Fa Bella, Forrest Gump, tutte pellicole cui hai lavorato per cui è un onore chiacchierare di cinema con te!

Oh, grazie, sì è stato un bel periodo professionale quello.

La mia prima domanda è questa: sei stato profondamente coinvolto anche nella lavorazione dei primi due capitoli della Trilogia dei Prequel di Star Wars e poi in questo nuovo inizio battezzato Il Risveglio della Forza. Come hai affrontato l’enorme pressione e aspettativa per questi film tanto alla fine degli anni novanta per La Minaccia Fantasma quanto pochi mesi fa per la pellicola di J.J.Abrams?

È stata dura. Molto dura. Sai, come molti miei colleghi sono cresciuto guardando Star Wars, ho visto Una Nuova Speranza al cinema che avevo 15 anni. Ed è stato in quel momento che ho compreso che avrei voluto lavorare in questa industria, nel film design per essere precisi. Quando mi sono unito alla ILM alla fine degli anni ’80, George non aveva più voglia di fare film di Star Wars per cui non avrei mai e poi mai immaginato che avrei avuto la possibilità di partecipare a queste opere. Poi quando nel 1995 ha annunciato l’Episodio I non stavo più nella pelle al pensiero di fare parte della squadra. Posso dire che è stata una cosa terrificante. Le aspettative erano altissime e a molti livelli. Tanto per cominciare:

1) non avevo intenzione di deludere i fan

2) non mi andava di fare altrettanto con George.

Il pensiero di dover lavorare alla stessa saga il cui design era stato ideato da una leggenda come Ralph McQuarrie era impossibile da sostenere. Non nascondo che i primi due mesi di lavoro sono stati spaventosi proprio per questo motivo. Dovevo essere al settimo cielo, ma ero letteralmente pietrificato. È stato solo dopo diverso tempo che ho capito quanto sia stata importante quell’esperienza, quel film dal punto di vista del design e quanto abbia influito il mio stesso modo di concepire e di lavorare al design di una pellicola, non necessariamente una dell’universo di Guerre Stellari. Quando nel 2012 la Disney ha acquistato la Lucasfilm ho avvertito l’impellente desiderio di tornare a lavorare a Star Wars, perché mi pareva il completamento di un percorso, la quadratura del cerchio. Poi dopo ho scoperto che George non sarebbe stato coinvolto, ma anche questo ha contribuito a far suscitare un nuovo genere di emozione collegato al pensiero che avrei collaborato con altri filmmaker, come ad esempio J.J.Abrams, che avrebbero spinto ancora più in là i confini visuali del franchise, anche perché tutti partono da un’ammirazione smodata nei confronti di Ralph McQuarrie. Avere l’opportunità di mettermi al servizio di questi nuovi episodi dopo aver lavorato alla Trilogia dei Prequel insieme a molte delle persone, George in primis, che hanno avuto l’opportunità di collaborare direttamente con Ralph nella Trilogia Classica… È come un cerchio che si chiude.

Parlando delle tue ispirazioni artistiche, c’è un’immagine ben precisa di The Force Awakens che mi ha sempre colpito in maniera particolare. È quella con Kylo Ren di spalle che tiene sfoderata la sua spada laser sullo sfondo di questo bosco notturno e nevoso. Quella che sta anche sulla cover dell’artbook del film. È così potente, comunica rabbia, tensione, forza. La sensazione di una minaccia imminente. Qual è stata la tua ispirazione per quello specifico quadro, sai ogni volta che l’osservo penso a un dipinto di Caspar David Friedrich, cosa abbastanza inaspettata visto che si tratta di Guerre Stellari…

Sai, è interessante che mi citi proprio questa immagine. J.J. voleva inserire un passaggio simile a quello nella pellicola e così ho dovuto ideare un concept design di Kylo Ren nella neve che riuscisse appunto a comunicare forza, intensità e dramma, con questo mantello fluttuante nella tempesta di neve e la Lighsaber rossa. Si trattava di un’immagine molto importante di cui ho realizzato diverse versioni perché si trattava di uno dei primi materiali ufficiali sul personaggio che avremmo poi rivelato pubblicamente. Abbiamo fatto svariate pose di Kylo per trovare quella giusta ed era necessario catturare la sua essenza. Un altro elemento cruciale era appunto la nuova Spada Laser per cui ho dovuto ideare il design. Cosa doveva trasmettere in questo concept? Qual era la storia di questo oggetto? Parlando con J.J. è emerso che, secondo lui, dovevo pensare al contrasto che avrebbe creato con l’aria intorno un qualcosa di molto rovente. Ed è su questa idea che ho concepito la spada laser. Sai è questo che adoro del lavorare con J.J.Abrams: riesce a dare dei suggerimenti molto emozionali sul design e su come questa emotività debba poi riflettersi su quello che si va a creare, tanto da ideare qualcosa di così potente che lavora su più livelli.

La segretezza leggendaria che ha contraddistinto la lavorazione di Il Risveglio della Forza è qualcosa di cui ho avuto esperienza diretta anche io perché quando ho intervistato Daisy Ridley a Londra lo scorso novembre non ci era stato mostrato nulla di nulla e malgrado avessi dichiarato che noi giornalisti non avevamo avuto modo di vedere il film hanno tutti pensato che stessimo bluffando per via di qualche accordo di non divulgazione. Ecco, a dispetto di tutta questa supersegretezza è stato comunque impossibile evitare alcuni leak. Come hai affrontato situazioni come queste che vanno a intaccare la sorpresa di un’esperienza cinematografica che si cerca di tutelare il più possibile?

È davvero terribile perché fai di tutto per creare e dare vita a qualcosa che possa sorprendere il pubblico e quando si verificano leak o spoiler di quel tipo va tutto a detrimento dello stesso spettatore. Sai, noi realizzatori siamo intimamente legati al progetto tanto che, paradossalmente, non avremo mai un’esperienza cinematografica paragonabile a quella del pubblico. Personalmente riesco a godermi pienamente un film cui ho lavorato solo dopo qualche anno. Ed è per questo che trovo davvero tristi queste fughe di notizie e materiali: vanno a rovinare la purezza dell’esperienza della sala, il senso di sorpresa.

Nel preparami a questa nostra chiacchierata ho letto una tua vecchia intervista in cui affermavi che hai sempre considerato George Lucas come il tuo mentore artistico. Ora per Il Risveglio della Forza hai lavorato con un altro grande filmmaker come J.J.Abrams, quindi ti domando: qual è la più grande differenza fra questi due autori e qual è la qualità che, ad esempio, George possiede e J.J. no e viceversa?

Chiaramente sono entrambi straordinari, dei filmmaker pieni di talento, abilità e creatività, con una visione ben precisa di quello che vogliono ottenere. George chiaramente è il creatore di questo mondo e lo conosce molto bene. Il pezzo d’intervista che hai citato… ero davvero molto sincero quando ho rilasciato quella dichiarazione: George ha una visione cinematografica molto forte anche e soprattutto in materia di design cinematografico e design applicato al mondo di Guerre Stellari. Da lui ho imparato molto in materia, e non solo di design starwarsiano. Parlo da un punto di vista più generale, mi ha aiutato a capire come creare immagini per il cinema che fossero particolarmente iconiche. Da quest’ottica, George Lucas è un filmmaker a tutto tondo, se guardiamo i film che ha fatto. Quindi quella impartita da lui è una lezione che, nel corso degli anni, mi è stata utilissima per ogni film cui ho lavorato. C’era un po’ di Star Wars in ogni lungometraggio che ho fatto, anche in quelli che non avevano nulla a che fare con il brand. Ora collaborare con questi nuovi filmmaker come J.J., è fantastico perché affrontano il franchise da un punto di vista nuovo. Adesso ho questo enorme bagaglio di conoscenze che posso applicare alle visioni di questi nuovi autori che hanno la possibilità di concentrarsi pienamente sulla storia che vogliono raccontare e su quello che io posso fare per aiutare visivamente quella storia. Ed è meraviglioso perché si tratta sempre di continuare a costruire un mondo, un mondo molto ben specifico. Su J.J. ti posso dire che, come me, è un vero fan di Star Wars, d’altronde siamo praticamente della stessa generazione. La qualità più lampante è che ha cercato di ricollegarsi a quella memoria molto personale della prima esperienza avuta con una proiezione di Star Wars. E al design applicato il concetto del “Quali sono quelle immagini che, ai miei occhi di spettatore, hanno reso Star Wars così speciale?”. E J.J. ha lo stesso identico approccio. E, come George, ti spinge a rischiare creativamente. È stato in grado di tirare fuori il meglio di me e anche da tutto il team che ha lavorato al Risveglio della Forza.

Qual è il momento preciso in cui caisci che hai ottenuto il design che ti serve per quello specifico personaggio, ambiente o mezzo?

È una domanda davvero tosta. Certe volte lo sai subito, altre no. Quando ti occupi di design il più delle volte cominci buttando su carta alcune idee che ti passano per la testa e cerchi di capire quale sia la più indicata. Altre volte ti viene in mente un’idea semplicissima che, però, finisce per essere quella azzeccata. E ci arrivi, magari, dopo giorni e giorni in cui ti danni l’anima a ideare altra roba. Poi dopo è chiaro, c’è come una sorta d’istinto, per lo meno nel mio caso, che ti fa capire quale possa essere l’immagine giusta. Quando accade qualcosa del genere è un momento davvero magico. Perché il più delle volte lavori ricercando come un ossesso questo istante che, nel 99% dei casi, e dalla parte opposta rispetto a quella in cui hai diretto la tua attenzione.

 

Uno scatto di Doug Chiang dalla sua pagina Facebook Ufficiale

Uno scatto di Doug Chiang dalla sua pagina Facebook Ufficiale

 

Star Wars: Il Risveglio della Forza sarà disponibile in Blu-ray e Dvd a partire dal 13 aprile. Ecco il nostro special dedicato agli extra.

Cosa ne pensate? Potete dircelo nei commenti o in questo post del forum Star Wars.

Scritto da J.J. Abrams e Lawrence Kasdan, e diretto da Abrams, Star Wars: Il Risveglio della Forza è prodotto da Kathleen Kennedy, J.J. Abrams, Bryan Burk.

Nel cast John Boyega, Daisy Ridley, Adam Driver, Oscar Isaac, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, e Max von Sydow oltre a membri del cast originale quali Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony Daniels, Peter Mayhew e Kenny Baker.

La colonna sonora è composta ancora una volta da John Williams, il film è uscito il 18 dicembre negli USA, il 16 in Italia.

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