Ci sono molti metri per misurare la “diversità” di Stefano Sollima. Uno è la quantità di facce che ha messo a frutto come nessun altro (Marco Giallini, prima che esplodesse, Francesco Montanari, Vinicio Marchioni, Salvatore Esposito, Marco D’Amore, Alessandro Roja, Alessandro Borghi), quella nuova generazione d’attori che ha creato lavorando su volti sconosciuti per trovare la plausibilità delle sue storie in un paese in cui sembrava che qualsiasi tentativo di genere risultasse non credibile. Un altro, diametralmente opposto, potrebbero essere i luoghi. La cantina di Romanzo criminale, gli interni di Gomorra, oppure i corridoi di ACAB, le sale vaticane di Suburra, non c’è uno degli ambienti in cui sono girate le scene delle sue serie o dei suoi film che sembri un posto già filmato da qualcun altro, quando li guarda Sollima gli ambienti diventano nuovi.
Nemmeno quando si parla del centro di Roma, uno dei posti più filmati in assoluto, sembra di aver già visto quel fondale, perchè tutto ...
Uno come Sollima lo attendevamo da anni, uno così diverso da poter dare un impulso vitale all'industria di cinema e tv di genere con la sua visione
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