Dal 19 al 24 agosto a Mantova (nominata quest’anno capitale della cultura italiana) si terrà la nona edizione del MantovaFilmFest, evento che, oltre ad accogliere ospiti illustri ed iniziative dedicate alla settima arte, ospiterà anche una speciale mostra dedicata all’Istituto L.U.C.E. .

Qui di seguito trovate il comunicato stampa ufficiale seguito dal programma e dalla locandina:

 

MantovaFilmFest 2016, nona edizione.

Molte conferme e altrettante novità per sei giorni di grande Cinema: cinque schermi, oltre cinquanta proiezioni, e tanti ospiti.

Tra le conferme, elenchiamo le date della manifestazione (19-24 agosto), la formula di partecipazione del pubblico (un accredito da 30 euro che consente l’accesso a tutte le proiezioni), il concorso di opere prime nazionali (che saranno giudicate dal voto del pubblico) e i due luoghi di riferimento del festival: il cinema Mignon (arena estiva e sala interna) e il conservatorio di musica “Campiani” (autorium e chiostro).

Proprio per quanto riguarda i luoghi del festival, ecco le novità.

Il primo luogo “nuovo” del MantovaFilmFest è Palazzo della Ragione, che porta con sè la prima grande novità: non solo proiezioni, ma una importante mostra che espone immagini e testimonianze provenienti dallo sterminato archivio dell’Istituto Luce. Luce, l’immaginario italiano a Mantova aprirà al pubblico venerdì 19 agosto con l’inizio del Festival e potrà essere visitata fino al 16 ottobre. Un’occasione per raccontare l’Italia, la sua storia e il suo immaginario attraverso lo sguardo del suo cinema, che in questa nostra città trova sempre un set ideale.

Nell’anno di Mantova capitale italiana della cultura, che coincide con i 120 anni di cinema a Mantova, entra a far parte degli spazi di fruizione del Festival un luogo storico della cultura cittadina: il Teatro Sociale di piazza Cavallotti. Qui si svolgeranno alcune proiezioni, idealmente connesse ai contenuti della mostra, per celebrare l’importante ricorrenza in un luogo fortemente simbolico, con immagini altrettanto evocative.

Nuova sarà anche la sigla del MantovaFilmFest 2016, realizzata dallo studio di produzione Elianto Film, che prende forma proprio dalla nomina a capitale italiana della cultura: traendo spunto da alcuni dei luoghi più importanti del film festival e della città, porta letteralmente il cinema e i film dentro le piazze e le strade di Mantova.

Il programma di MantovaFilmFest 2016.

La portata principale sarà come sempre il concorso delle opere prime: dodici esordi cinematografici dell’anno cinematografico appena trascorso; come da tradizione, poi, grande spazio avrà la sezione dedicata al cinema documentario, con una selezione di otto film curata dal regista Gianfranco Pannone. A completare il programma, troviamo altri momenti di cinema come l’omaggio a Virna Lisi – cui dedichiamo la copertina di questa edizione del festival –, una delle protagoniste più affascinanti e intriganti del cinema italiano, recentemente scomparsa. E ancora, la sezione Svisti, che arricchirà le giornata della kermesse proponendo alcuni dei film italiani passati per le sale negli ultimi mesi ma che per un motivo o per l’altro non hanno ottenuto il riconoscimento che meritavano.

Numerosi anche saranno gli eventi speciali che attraverseranno i cinque giorni del festival, tutti accomunati dalla volontà di guardare, studiare e scoprire il cinema italiano da tutte le sue potentissime prospettive.

Domenica 21 agosto, Gianfranco Pannone converserà con uno dei personaggi fondamentali per la storia del cinema e della televisione: il regista, sceneggiatore, giornalista (e molto altro ancora) Ugo Gregoretti. Martedì 23 agosto, il regista Sergio Rubini, risponderà alle domande del pubblico la verve di Tatti Sanguineti a margine della proiezione del suo film Dobbiamo parlare.

E ancora, per celebrare l’inaugurazione della mostra sull’Istituto Luce a Palazzo della Ragione, due appuntamenti: il primo, L’Italia di Cartone, sarà un appassionante cavalcata attraverso la storia del cinema di animazione italiano, in collaborazione con il Musil di Rodengo Saiano (BS) e con le parole di un giovane disegnatore di talento, Joshua Held; il secondo sarà la proiezione del primo film con Alberto Sordi: La notte delle beffe; opera mai vista prima e miracolosamente ritrovata e concessa da un anonimo collezionista.

A chiudere il cerchio, la proiezione della versione restaurata di Novecento, capolavoro di Bertolucci la cui storia produttiva e narrativa è legata a doppio filo con Mantova e il suo territorio. Molte altre esclusive e molti altri ospiti sono attesi durante il festival (citiamo tra gli altri l’attore Vitaliano Trevisan e il regista Italo Moscati), e perché no, molti altri potrebbero arrivare.

Come “omaggio” per il pubblico del festival, una eccezionale anteprima chiuderà i cinque giorni: si tratta della proiezione di Un padre, una figlia (Baccalauréat), ultima fatica del regista palma d’oro Cristian Mungiu.

Il programma completo del festival sarà disponibile a partire da giovedì 4 agosto nei luoghi del festival e sul sito www.mantovafilmfest.com

Non resta dunque che aspettare il 19 agosto. Sarà sufficiente prendere posto, attendere il buio e farsi conquistare come ogni volta dalla magia del proiettore. Parafrasando il giovane protagonista di Nuovo cinema paradiso, venite: sarà bellissimo!

Luce. L’immaginario italiano a Mantova

L’Istituto L.U.C.E. (acronimo per L’Unione Cinematografica Educativa) nasce nel 1924 per volontà e sotto il controllo di Benito Mussolini, già da due anni capo di un governo che in breve tempo trasformerà il Regno d’Italia in una dittatura fascista. Nel Novecento la comparsa delle masse sulla scena pubblica richiede alla politica (così come alle industrie di prodotti commerciali) di sperimentare nuovi strumenti di consenso e di controllo delle coscienze, e lo sviluppo dei media moderni fornisce soluzioni prima impensabili, anche per il governo delle immagini. Negli anni Venti l’Italia è un paese ancora in gran parte contadino, con milioni di analfabeti, pochi leggono i giornali e la radio è ancora in via di sperimentazione. La fotografia però ha raggiunto ormai un alto livello tecnico e se ne può sfruttare il potere comunicativo ed emotivo; inoltre numerose sono le sale cinematografiche (ma poche nelle campagne): al cinema in verità gli spettatori preferiscono i film sentimentali o avventurosi di Hollywood, ma questi possono essere introdotti da brevi “giornali cinematografici” e da film “dal vero” che raccontino al paese la nuova Italia in costruzione. Dopo l’Unione sovietica l’Italia è il primo Stato ad impegnarsi direttamente e sistematicamente nella produzione cinematografica “nonfiction”. Il fascismo impone per legge ai gestori dei cinema l’obbligo della proiezione dei film Luce nel 1926, ma li promuove anche nelle piazze, nelle scuole, nelle sedi del partito e persino sui traghetti. Per vent’anni gli italiani saranno accompagnati quasi quotidianamente dalle immagini del Luce (fotografie, documentari e cinegiornali, che raggiungono le 4 o 5 edizioni settimanali): immagini di informazione, educazione e propaganda, tre obiettivi che non resteranno mai del tutto separati tra loro.

Con la fine della guerra e del regime nel 1945, mentre all’estero si sperimenta la televisione (che in Italia giunge nel 1954), si capisce che l’informazione filmata è ancora utile per spiegare agli italiani la nuova Italia, ora repubblicana e democratica. Il Luce perde il monopolio della cronaca per immagini, conservando però la responsabilità della documentaristica istituzionale e dedicandosi successivamente alla produzione e alla distribuzione dei film di finzione. E arricchisce il suo patrimonio: negli archivi il Luce sono oggi conservate immagini filmiche e fotografiche prodotte sia dall’Istituto che da società e agenzie private oggi scomparse, per un totale di 5000 ore di film e 3 milioni di fotografie.

La mostra propone un duplice viaggio: nei linguaggi della rappresentazione e tra gli innumerevoli frammenti visivi che hanno formato l’immaginario italiano, l’album mentale delle generazioni che hanno attraversato il Novecento. Le immagini, tutte le immagini, non sono solo pratiche intermediarie tra il reale e il nostro immaginario, ma sono costituite insieme da reale e immaginario. In un processo di lungo periodo, in cui il Luce ha avuto un ruolo centrale, si è giunti alla costruzione di quell’immaginario mediatico che molti oggi confondono o sostituiscono con la realtà stessa. Non si racconterà dunque la storia d’Italia, ma si cercherà di mostrare come la storia abbia interagito con le immagini, come cioè gli eventi e i fenomeni della storia siano stati rappresentati e quindi percepiti – con entusiasmo, indifferenza, curiosità – lasciando tracce nella nostra memoria.

Rappresentazione e immaginazione inoltre non sono mai processi separati: immaginaria è infatti anche l’Italia “rappresentata”, dai film del Luce durante il fascismo, che mettevano in scena l’Italia voluta da Mussolini o l’italiano “nuovo” da lui sognato, o, nel dopoguerra, dai cinegiornali della Settimana incom, che raccontavano un’Italia “futura” ignorando i contrasti del presente. Attraverso la mobilitazione emotiva resa possibile dalle immagini, la realtà rappresentata diventava “vera” nell’immaginario dello spettatore. Allo stesso tempo ogni spettatore creava da sé, in personalissimi percorsi mentali, il proprio album immaginario fatto di frammenti del reale.

In quanto custode dell’immaginario italiano contemporaneo, una funzione che condivide con altri importanti archivi pubblici e anche privati, il Luce è ora impegnato nella costituzione del Miac, il Museo italiano dell’audiovisivo e del cinema, che sarà ospitato negli edifici di Cinecittà e che diventerà quindi il luogo dove convergeranno fotografia, cinema e televisione, le forme che hanno costruito la cultura visuale italiana, e inoltre spiegherà ai visitatori come si sono sviluppati i mestieri dell’immagine proprio nel luogo dove questo è avvenuto, e organizzerà mostre temporanee sui diversi aspetti della visualità italiana e incontri e seminari per studenti e appassionati. Così, l’immaginario visivo italiano, ancora oggi matrice principale della nostra cultura, troverà un luogo permanente di narrazione e anche di riflessione critica.

Mantova Film Fest

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