Il minutaggio degli applausi è una questione molto specifica che dice tante cose del rapporto tra stampa italiana e Mostra del cinema di Venezia, uno che si incendia soprattutto quando si parla di film italiani. È un metro di valutazione dell’accoglienza di una pellicola che ogni tanto salta fuori anche in altre manifestazioni, ma che al Lido ha il suo momento d’oro. È una trovata giornalistica di buon effetto che nei decenni si è deformata oltre il sensato e il ragionevole senza che venisse mai spiegato come vengano misurati gli applausi né quando questi avvengano, chi sia a farli e perché.

Una trovata giornalistica di buon effetto che nei decenni si è deformata oltre il sensato e il ragionevole

Vogliamo quindi fare il punto della situazione per dare una mano a tutti i lettori che (altrove) leggono di minuti e minuti di applausi, cercando di capire a cosa tutto ciò corrisponda e magari domandandosi come siano possibili simili durate. O anche solo se sia vero.

La risposta breve è: non è vero, non è mai capitato. La lunga prevede diverse altre spiegazioni.

Innanzitutto a Venezia (ma bene o male anche negli altri festival in cui si parla dei minuti di applausi) le proiezioni principali sono due: l’anteprima stampa e la prima. All’anteprima vanno i giornalisti e i critici (più qualche produttore e distributore); alla prima, che è ad inviti, invece la stampa è molto molto minoritaria, ci sono le persone che hanno fatto il film e i loro amici, i produttori (del film) e i loro invitati con consorti, ci sono gli sponsor che hanno biglietti omaggi e una quota di invitati dal festival. Il pubblico in linea di massima vede i film nelle repliche a partire dal giorno dopo. Solitamente quando viene scritto un generico “10 minuti di applausi” questo fa riferimento alla prima, più raramente invece è specificato proprio “alla proiezione per la stampa”. Va da sé che alla prima, vista la composizione del pubblico, gli applausi non manichino mai. Esiste una ritualità (in tutti i festival) che prevede che dopo l’accensione delle luci regista e attori, presenti in sala, tra gli applausi salutino e ringrazino il pubblico, dopodichè tutto finisce e si può uscire. Non esiste prima senza l’applauso finale, è una questione di cortesia ben comprensibile visto che il pubblico è di invitati. Nondimeno questi applausi non durano mai 10 minuti. Ma non durano mai nemmeno 5 minuti. Io poi non ne ho mai visto uno durare più di 1 minuto.

Questione diversa invece per l’anteprima stampa in cui applausi o fischi sono più spontanei, o quantomeno non richiesti obbligatoriamente. È prassi che nei festival il pubblico pagante (o la stampa nelle anteprime stampa) si esprima, cioè applauda o fischi. Non tutti lo fanno, e non tutte le volte, anche perché non sempre si esce con un’idea netta, ma capita molto spesso per molti film. Ogni film ha la sua dose di applausi e fischi, raramente il pubblico è compatto, più spesso ci sono entrambi e non è facile capire cosa prevalga (dipende anche da cosa accade nel settore in cui si è seduti). Come gli applausi non corrispondono sempre a vero successo i fischi nemmeno corrispondono sempre ad un effettivo insuccesso. Personalmente ricordo fischi assordanti a Il Cigno Nero di Aronofsky.

Anche la stampa infatti ha le sue idiosincrasie, i suoi odi e i suoi amori.

Un po’ come è successo per le stime della frequentazione delle adunate di piazza, nei decenni i cronisti, in assenza di un sistema di misurazione effettiva, hanno cominciato ad arrotondare con sempre maggiore leggerezza le durate degli applausi, in una gara al rilancio sensazionalistico. Bisogna poi considerare che decenni fa eventi come la Mostra erano molto distanti dai lettori, gli unici a parlarne erano i giornali, non esistevano altre versioni dei fatti. Se 5 minuti dunque poteva dare idea di un successo impressionante, quando sono diventati una costante è servito allungare, fino arrivare allo standard odierno dei 10 minuti, durata minima per dare l’idea di un successo indubitabile. Capita sulla stampa italiana per i film italiani a Cannes quando vanno bene e bisogna esserne fieri, ma anche con più moderazione per un po’ tutti i titoli italiani apprezzati a Venezia, capita sempre per i nostri kolossal e qualche volta per gli stranieri, poi ancora c’è chi per motivi regionali si spinge oltre ogni ardore.

La realtà dei fatti è che 10 minuti è un minutaggio incredibile, corrisponde a poco meno del tempo necessario all’ascolto della versione originale di Imagine di John Lennon per 3 volte di fila, una durata infinita per un applauso, nessuno mai batte la mani così tanto. Alle volte negli stadi si applaude lungo tutto il minuto di silenzio e ci appare comunque come una durata incredibile ed esagerata.

Alle proiezioni degli ultimi 10 anni gli applausi veneziani si sono attestati in una durata media realistica di 10 secondi (anche noi approssimiamo visto che non abbiamo mai misurato effettivamente) con punte tra i 30 e i 40 secondi per i successi più evidenti, ed è stato comunque un segno di grande apprezzamento verificatosi un pugno di volte. Dopo 30 secondi infatti nessuno, tantomeno la stampa, categoria disillusa e smaliziata per antonomasia, avrebbe più voglia di applaudire, nemmeno dopo aver visto la prima di Pulp Fiction. Probabile che in proiezioni alla presenza di cast, produzione e autori, in caso di film molto buoni e amati, si possa arrivare anche al minuto o sforarlo. Affermare che sia capitato qualcosa di più lungo sarebbe un azzardo.

 

 

SPECIALE FESTIVAL DI VENEZIA

Classifiche consigliate