Collider ha avuto modo d’intervistare Paul Verhoeven, il regista olandese autore di cult indiscussi quali RoboCop, Atto di Forza e Starship Troopers, durante la promozione della sua dark comedy Elle.

Nel corso della chiacchierata, il filmmaker ha avuto modo di spiegare come e perché i remake delle sue pellicole abbiano fallito nel ripetere il successo degli originali. Nello specifico parla del RoboCop di José Padilha (che attualmente si sta gogendo il successo della serie da lui prodotta per Netflix, Narcos) e di Total Recall di Len Wiseman.

Sì, guardo sempre i remake dei miei film. In qualche modo pensano sempre che la “leggerezza” di pellicole come RoboCop o Total Recall sia d’intralcio. E riprendono queste storie, che sono in un certo qual modo parecchio assurde, e le trasformano in qualcosa di serioso. Per me è un errore. Nel nuovo RoboCop specialmente, quando si risveglia si ritrova con lo stesso cervello. È terribilmente ferito, ha arti amputati, è tutto orribile e tragico fin dal principio. Noi avevamo fatto qualcosa di diverso. Il suo cervello era andato. Aveva dei flash della sua vita passata e aveva addirittura bisogno di accedere a un computer per scoprire chi fosse. L’assenza di questo elemento, il non avere un cervello da robot, rende il film inutilmente più serio, senza aiutarlo. Diventa sciocco e assurdo, ma nella maniera sbagliata. Entrambe quelle pellicole avevano bisogno della distanza data dalla satira e dalla commedia per entrare in connessione col pubblico. L’approccio serio e diretto è un problema, non un miglioramento.

 

 

 

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