Terminato l’incontro col produttore Stephen Broussard usciamo dalla saletta riunioni e torniamo nel corridoio dell’art department, in direzione opposta – e dunque verso destra – rispetto a quella da dove siamo giunti.

Sulle pareti è impossibile vedere altro se non dei pannelli pieni zeppi di foto di produzione, artwork, previsualizzazioni 3D delle varie scene del film. Ed è così per circa una ventina di metri fino a che non arriviamo in prossimità del portone con maniglie antipanico che delimita la stanza più esterna dell’edificio: la costume room dove la costumista del film Alexandra Byrne e i membri del suo team lavorano ai costumi del cinecomic di Scott Derrickson.

L’artista, già premio Oscar nel 2007 per i costumi di Elizabeth – The Golden Age, non è alla sua prima incursione nell’Universo Cinematografico della Marvel. Ha già collaborato con Kevin Feige e soci fin per Thor, The Avengers, Guardiani della Galassia e Avengers: Age of Ultron.

La troviamo appoggiata a un grande e spartano tavolo di legno, di quelli tipici da designer, intenta ad esaminare dei bozzetti e dei tessuti. Ci dà il benvenuto nel suo regno e ci esorta a curiosare un po’ in giro prima di iniziare a porgerle le nostre domande. Sulla nostra sinistra ci sono svariati pannelli di legno, ognuno dei quali dedicato allo studio del look dei personaggi principali e secondari della pellicola: Stephen Strange prima e dopo l’incidente, Mordo, l’Antico, Kaecilius e i suoi seguaci, gli Zeloti. Per ogni singolo “prodotto finito” c’è uno studio certosino di centinaia e centinaia di abiti di stilisti, abiti storici o di popoli lontani geograficamente e cronologicamente.

In fondo alla stanza, in bella vista e pronti per essere ammirati, una decina di manichini “indossano” gli outfit dei protagonisti del lungometraggio. L’attenzione di tutti si concentra soprattutto su quello del protagonista e constatiamo che le parole di Broussard corrispondono a verità. Nonostante il richiamo palese alle tavole dei fumetti, tanto per i colori che per l’aspetto, gli abiti dello Stregone Supremo della Marvel risultano già credibili visti a occhio nudo, senza l’ausilio di tutti quegli orpelli tecnici tipici delle riprese di un film, fotografia, color correction e via discorrendo. La mia paura – che poi era quella di tutti ovvero “l’effetto cosplay” – può essere tranquillamente fugata.

Mentre mi aggiro ancora intorno ai costumi di Mordo, dell’Antico e gli zeloti, la Pr della Disney richiama tutti all’ordine: “Allora gente, avvicinatevi pure al tavolo e cominciate pure con le vostre domande per Alexandra”.

È difficile adattare per il grande schermo quello che Ditko ha realizzato negli anni ’60, renderlo appetibile per il pubblico moderno?

In realtà no, sarà che è il mio mestiere, ma in quanto costumista mi interessano tutti quegli aspetti salienti del fumetto e mi piace immergermi in essi, così come d’altronde faccio poi in pratica. Quindi, per quel che mi riguarda, procedo in questa direzione e poi, come forse avrete notato dai pannelli che trovate in questa stanza, comincio a collezionare idee, suggestioni, suggerimenti che mi possono tornare utili per un personaggio o un momento particolare della storia. Poi ognuno ha un modus operandi diverso: io sono solita collezionare un quantitativo enorme di materiali visivi di riferimento che poi distillo su queste tavole. È come un processo di editing in cui prima accumulo materiale, mi lascio ispirare e poi comincio a scremare buttando su carta quello che mi viene in mente. La parte in cui disegno i costumi è ovviamente quella più importante perché è quella che consegna le informazioni sull’abito, mi permette di mostrarlo agli altri e intabulare delle discussioni. Ma poi si passa a un’altra fase ancora, che è quella del laboratorio dove posso ricevere degli ulteriori input dagli altri collaboratori. Insomma è un processo lungo più che difficile. Poi naturalmente il cinema non è il teatro, dove ho lavorato e lavoro tutt’ora, e devi sempre tenere a mente che i tuoi costumi dovranno reggere i primi piani e l’alta definizione.

[Un collega canadese riferendosi ai molti abiti neri presenti come riferimento sui pannelli] Il nero sembra andare un casino…

In realtà non abbiamo usato molto nero per il film. Il mondo della moda ama molto il nero, ma io personalmente non l’ho usato parecchio.

Mi sono accorta durante la lavorazione di Guardiani della Galassia che uso i colori in modo molto istintivo, ma anche perché lì c’erano personaggi con degli incarnati verdi o viola. Doctor Strange ha dei colori che possono essere suddivisi in blocchi a seconda della parte della storia, ma ho cercato di tenere a mente quelli del fumetto integrandoli in maniera coerente col mondo che Charles [Wood, lo scenografo, ndr.] ha ideato.

Quali sono gli stilisti che ti hanno influenzato?

Oh, guardati in giro! Ce ne stanno un migliaio [ride, ndr.]

Ma qualcuno in particolare?

No, davvero. Poi personalmente tendo a essere molto “avida”. Se vedo qualcosa che mi piace lo prendo e lo uso adattandolo ai miei scopi. Colleziono talmente tante informazioni visuali che non riesco proprio ad attribuire a una o a una manciata di persone la mia ispirazione.

Però si può dire che sia questo il film con il background più fashion?

No, assolutamente. Ho fatto altrettanto anche con Guardiani della Galassia.

C’è un personaggio con cui ti sei divertita di più in Doctor Strange?

No. Ovviamente l’Antico è stato quello che ha posto le sfide maggiori, ma è stato tutto questo mondo mistico asiatico che non si basa specificamente una singola nazione. Ma anche il riprendere il look dei fumetti, d’altronde parliamo di un personaggio come Doctor Strange che ha questo occhio così riconoscibile sul suo petto.

E dei mantelli?

Il mantello di questo film è stata una sfida enorme, perché doveva essere unico, differente dal resto. Era molto importante lavorare sulla simmetria della sua silhouette per le riprese, o meglio, dare forma a un mantello asimettrico che risultasse simmetrico in fase di ripresa è stato complicato. Il lavoro su questo elemento si basa anche sul fatto che è praticamente un elemento senziente, appartiene a Strange così come Strange appartiene a lui.

doctor strange

Quindi hai lavorato a stretto contatto con il team dei VFX per il mantello di Doctor Strange?

Sì, assolutamente e non solo con loro. Come vi dicevo il mantello è un vero e proprio personaggio, ha una mente tutta sua. Poi abbiamo dovuto collaborare anche per quei momenti in cui magari è mosso dal vento o cose del genere, quindi chiaramente sono state fatte delle scansioni al computer dei costumi.

E che ci dici del lavoro con il cast, con Benedict Cumberbatch e gli altri?

Grandioso. E questo va anche a ricollegarsi alla seconda fase del costume design perché ogni attore porta una sua proporzione fisica, una sua dimensione, ognuno di loro si muove in modo differente… Qualsiasi idea tu abbia come costumista deve poi funzionare e lavorare con quello specifico corpo di attore e con le sue proporzioni per cui magari ti ritrovi a cambiare qualcosa affinché possa funzionare meglio.

Come è stato vestire Tilda Swinton?

Un’esperienza fantastica.

Ti era già capitato di lavorare con lei?

No, mai. È stato davvero molto emozionante per me.

Ma è lei l’attrice più “consapevole” del mondo della moda in questo film o in quelli cui hai lavorato?

No, non la più consapevole, ma una delle più consapevoli, sì.

In quale momento del processo creativo hai scoperto quale attore avrebbe interpretato quale personaggio?

Ovviamente prima si comincia a lavorare sul mondo nel suo complesso. Poi, più che altro, una volta che lavori direttamente con gli attori cominci a concentrarti sugli eventuali dettagli dei costumi perché ogni cosa è utile a definire il look. E ad esempio con Benedict c’è stata molta interazione per il costume di Doctor Strange.

Nell’Universo Cinematografico della Marvel c’è stato l’apporto di svariati costumisti, ma c’è comunque una coerenza estetica di fondo. Hai studiato il lavoro dei tuoi colleghi?

Sì, nel senso si ricollega al ragionamento che facevo prima circa l’immergerti in questo mondo. Ad esempio quando ho lavorato a The Avengers ho dovuto studiare tutti i personaggi con cui non avevo già avuto a che fare.

Per ciò quando concepisci un costume lo vedi come parte di un continuum?

No, perché ad esempio con Avengers la sfida era data dall’insieme di tutti questi personaggi insieme in un’unica pellicola per la prima volta, al come far stare vicino Thor e Vedova Nera, a come far funzionare il tutto. Questa pellicola poi è una storia di origini del personaggio quindi non mi sono dovuta preoccupare più di tanto sul come Doctor Strange debba rapportarsi all’universo Marvel nel suo complesso. Deve andare bene a lui in quanto personaggio, non in quanto tessera di un mosaico più grande. Quello, semmai, sarà un problema futuro.

Quanti esemplari realizzi per ciascun costume?

Dipende dalle necessità del film, non c’è una regola fissa, cominci a capirlo dopo i primi breakdown dello script.

Ma per Doctor Strange quanti ne hai fatti?

20.

E per Tilda Swinton? Pare avere tre look differenti, ma forse non puoi scendere nel dettaglio…

I costumi esistono per aiutare la storia del film, diciamo così. Ed è per questo che vedete tre look differenti per l’Antico. Però per Tilda ne ho fatti 8.

 


Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

Doctor Strange segue la storia del neurochirurgo di grande talento, Stephen Strange. Dopo un terribile incidente d’auto il dottore deve mettere l’ego da parte e imparare i segreti di un mondo nascosto fatto di misticismo e dimensioni parallele.

Dal Greenwich Village di New York City, Doctor Strange dovrà fare da intermediario tra il mondo reale e quello che si cela oltre, utilizzando una vasta gamma di abilità metafisiche e artefatti per proteggere l’universo Marvel.

Diretto da Scott Derrickson (SinisterThe Exorcism of Emily Rose) e prodotto da Kevin Feige, Doctor Strange è interpretato da Benedict Cumberbatch (Black Mass – L’Ultimo GangsterThe Imitation Game), Chiwetel Ejiofor (12 Anni SchiavoSopravvissuto – The Martian), Rachel McAdams (Southpaw – L’Ultima SfidaSherlock Holmes) e Michael Stuhlbarg (Steve Jobs, A Serious Man), con Mads Mikkelsen (Scontro tra TitaniCasino Royale) e il premio Oscar® Tilda Swinton (Michael ClaytonThe Grand Budapest Hotel).

Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Charles Newirth, Stephen Broussard e Stan Lee sono i produttori esecutivi.

Il team creativo del regista Scott Derrickson comprende inoltre il direttore della fotografia Ben Davis, B.S.C. (i film Marvel Avengers: Age of Ultron e Guardiani della Galassia), lo scenografo Charles Wood (i film Marvel Avengers: Age of Ultron e Guardiani della Galassia), la costumista Alexandra Byrne (i film Marvel Avengers: Age of Ultron e Guardiani della Galassia), i montatori Wyatt Smith (Into the Woods, il film Marvel Thor: The Dark World) e Sabrina Plisco, ACE (Mr. Magorium e la Bottega delle Meraviglie, La Tela di Carlotta) e il supervisore degli effetti visivi Stephane Ceretti (il film Marvel Guardiani della Galassia).

Il film Doctor Strange fa parte della Fase 3 dell’Universo Cinematografico Marvel.

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