Lorenzo Di Bonaventura è uno dei produttori fondamentali di questi anni, artefice di blockbuster immensi come di film più strani. Ha fatto carriera alla Warner dove è arrivato a presiedere tutte le produzioni a livello mondiale. È stato lui a voler produrre a tutti i costi la saga di Matrix ma anche quello che si è battuto per l’acquisto dei diritti di Harry Potter o che ha supervisionato i primi Batman di Christopher Nolan.
Dal 2005 ha cominciato a rilasciare film prodotti con la sua Di Bonaventura Pictures e ha mollato la Warner. Da indipendente si è dedicato a film di exploitation, horror, action movies e blockbuster. Ha così creato la serie Transformers, ma anche RED, G.I. Joe e ha portato Jack Ryan al cinema.
La sua ultima impresa sarà fare un adattamento cinematografico di Jupiter’s Legacy, il fumetto di Mark Millar (già autore di Kick-Ass), mentre è ancora nella fase di pianificazione l’idea di un film dalla serie di romanzi I Segreti di Nicholas Flammel, L’Immortale.

Adesso è venuto in Italia per accompagnare Deepwater – Inferno Sull’Oceano e abbiamo avuto la possibilità di parlare un po’ con lui di quale direzione stia prendendo il cinema, cosa stia cambiando e cosa accada ad Hollywood. Vista da dentro.

Mi fai li pitch di Deepwater – Inferno Sull’Oceano, come se fossi io il produttore e tu volessi convincermi a finanziarlo?

“AHAHAHAHAH ok….
È una sconcertante ed immensa storia di eroismo e tragedia, raccontata su una scala di proporzioni uniche. Ed è una storia vera!”

Quanto è costato?

“Tanto! AHHAHAHAA AHAHAHAHAHA AH”

Ma è uno di quei film in cui devi per forza spendere molto altrimenti non viene bene?

“Diciamo che deve costare una “certa cifra”, se spendi meno viene malissimo, deve avere la scala giusta. Poi qualsiasi film sta stretto con il suo budget, i soldi non bastano mai, siano due milioni o cento milioni non importa. Lionsgate e Participant Media sono stati coraggiosi a farlo e noi pensiamo che sia stato incredibile. Sai è sempre strano dire che un film con gente che muore è “di grande intrattenimento”, ma l’eroismo di quella notte è straordinario e il bello del film è che molte persone hanno fatto cose che a te o a me piacerebbe pensare che faremmo anche noi se fossimo lì”.

Quanto fuoco vero c’era sul set?

“Parecchio! Ovviamente la grande fiamma è finta, ma abbiamo dato fuoco a Mark Wahlberg davvero. Niente controfigure né effetti speciali ha proprio preso fuoco. Io credo che gli effetti speciali funzionino solo quando affiancati da effetti analogici. Per questo lo facciamo anche in Transformers e qui abbiamo costruito parte della piattaforma. Perché per quanto possano essere ben fatti il tuo occhio si accorge della differenza anche con la migliore computer grafica”.

Come si fa a trasformare in successo un film come questo che non è un sequel, non è un remake, non è ispirato a qualcosa di conosciuto né si rifà ad una proprietà intellettuale?

“Quel che ho capito è che ogni volta che provo ad indovinare cosa voglia la gente fallisco. Meglio se inseguo quel che sorprende me. Qui io sono rimasto sorpreso dallo scoprire che 11 persone sono morte in quel disastro. E la sorpresa è parte dell’intrattenimento”.

Ho letto che secondo te Hollywood sta cercando di rendere i film sempre più neutri, nel senso di fare in modo che non infastidiscano nessuno, non destabilizzino, non facciano nulla di estremo. In questo senso pensate di aver fatto l’opposto?

“Siamo stati fedeli alla storia e non l’abbiamo cambiata per piacere più o meno a qualcuno e lo studio ci ha appoggiato”.

Pensi che potresti essere meno neutro anche con un film come Transformers e comunque fare un grande incasso?

“Io non credo che Michael Bay possa riuscire ad essere neutro!” (ride)

Non mi ricordo, Transformers che rating aveva ottenuto? PG-13?

“Sì PG-13 [cioè vedibile da bambini al di sotto dei 13 anni solo se accompagnati ndr], ma lo è di natura, sarebbe scemo non farlo in quella maniera. È quel tipo di film in cui vuoi anche i bambini tra il pubblico. Per me fare un film come Transformers in modo che prenda un rating R [vietato ai minori di 17 anni ndr] equivale a stravolgerlo”.

Sempre parlando di Transformers, che è un franchise che sembra potersi non fermare mai…

“Almeno lo speriamo!”

…so che vuoi anche far partire una serie tv sul fumetto di Mark Millar Jupiter’s Legacy. Pensi che i franchise stiano diventando serie tv molto costose che vediamo su grandi schermi?

“È difficile da dire, ma non credo che la tv arrivi alla scale cui arrivano i film. Di certo i due mezzi sono simili, perché in entrambi il pubblico ci incoraggia a farlo stare più tempo con i personaggi, spingendo la storia in avanti. La cosa straordinaria di Transformers è che ha milioni di anni di mitologia che nemmeno abbiamo ancora toccato!”

Tu poi sei uscito vivo dalla serie di film di Harry Potter, un’unica lunga trama che la gente ha seguito attraverso dieci anni, pensi che la scoperta che la gente possa seguire storie per anni abbia a che vedere con l’esplosione delle serie?

“Io non credo che il pubblico ci segua, siamo noi che seguiamo loro. Ci sono molte serie come I Soprano che precedono Harry Potter, il punto semmai è che adesso sono tante le serie così e ti sembra ci sia stato un cambiamento. Di sicuro la tv come il cinema sta accettando personaggi più complessi. Specie al cinema sembrano voler investire il proprio tempo entrando in contatto con qualcosa di lungo”.

Come si fa ad avere successo in Cina come è capitato a voi con Transformers? È una questione politica o di contenuti?

“Io credo che il successo sia comunque una questione di contenuti, il mio vecchio boss mi diceva sempre: “Fai un film di successo, risolverà tutti i tuoi problemi” e aveva ragione.
Nel caso di Transformers avevamo una partnership con un importante sito d’intrattenimento, appartenente al network CCTV. Con il loro appoggio abbiamo goduto di una promozione più grossa, e poi c’è da dire che la serie animata dei Transformers era uno dei due programmi stranieri che negli anni ‘90 la Cina importava, quindi il pubblico aveva un legame con i personaggi”.

So che per Warcraft, altro grande successo in Cina, ci sono stati accordi particolari con catene di cinema anche nelle campagne, dove solitamente i film stranieri non arrivano, volete farlo anche voi per il nuovo Transformers?

“Ci stiamo informando, ora sto lavorando ad una coproduzione americana e cinese con Gravity Pictures e Warner Brothers, una con attori cinesi nel cast e da loro e sto capendo che bisogna prima imparare la cultura. Hanno gusti loro e molto specifici. Io credo che il successo di Transformers sia arrivato anche perchè ci siamo impegnati ad incontrare la loro sensibilità”.

Si può dire che abbiate fatto il film “anche” per il pubblico cinese?

“Diciamo l’abbiamo fatto “capendo anche le loro esigenze”. Come faremmo per gli europei eh, solo che ci vuole un po’ per capire le loro esigenze culturali”.

Ad esempio?

“Il loro senso dello humor è molto diverso dal nostro, se hai un personaggio cinese comico che non li fa ridere sei finito. Il sarcasmo non si può usare, perché non gli appartiene, non li fa ridere. Dall’altra parte è molto importante per loro il rispetto per gli anziani, se hai personaggi vecchi devi necessariamente mostrarti rispettoso”.

Tu hai lavorato anche ai cinefumetti, secondo te quanto ancora durerà la loro età dell’oro al cinema? Tra quanto il pubblico si stuferà?

“Ad Hollywood tutti dicono sempre che il filone sta per esaurirsi ma io non lo credo”

Beh Disney di certo non la pensa così…

“No infatti e fanno bene!
Io amo quei film e penso che siano il risultato di tempi molto pericolosi, quando hai un mondo pericoloso vuoi immaginare qualcuno di molto potente. Finchè viviamo un’epoca instabile credo che continueranno ad andare bene”.

Pensi che ora questa fase sia al suo picco o che l’abbia già raggiunto?

“Non credo si possa andare più in alto di così, credo che siamo da qualche parte nel picco”.

E invece che mi dici di I Segreti di Nicholas Flammel, L’Immortale, a che punto siete?

“Ci stiamo provando, è difficile trovare finanziatori”.

Ma la sceneggiatura è pronta?

“Sì lo è. Ora stiamo cercando qualcuno, attori o registi, che salgano a bordo con noi”.

 

 

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