Se è vero, come è vero, che il teatro è la casa dell’attore e il cinema quella del regista… oggi ci lascia un uomo che sulle assi del palcoscenico aveva costruito la sua reggia allargando non poco i confini della drammaturgia.
Dario Fo è stato tante cose nel corso dei suoi 90 anni di età: repubblichino e poi comunista, importante promessa della Rai e poi censurato, esiliato e poi Premio Nobel, anticlericale e poi fan sfegatato di Papa Francesco I.
Il teatro era il suo regno. Dopo gli esordi in Rai conclusisi bruscamente, cominciò ad agitare le acque creando con la moglie Franca Rame, storica sua sodale artistica, un metodo che gli permettesse di mettere in scena degli spettacoli in luoghi non convenzionali rispetto al circuito ufficiale con un gruppo di collaboratori fissi.
Nasce così sempre più concretamente quell’approccio alla performance sempre più libero e linguisticamente interessante. Mistero Buffo (1969) inventa un nuovo linguaggio: il grammelot. Un misto di l...