Matt Ross è un attore molto esperto avendo lavorato da oltre vent’anni con registi prestigiosi, da Terry Gilliam (L’Esercito Delle 12 Scimmie) a Martin Scorsese (The Aviator). Come regista è arrivato con Captain Fantastic al suo secondo lungometraggio dietro la macchina da presa ottenendo il premio di Miglior Regista nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2016 dopo l’anteprima mondiale al Sundance Film Festival all’inizio di quest’anno. Il film racconta l’inusuale educazione nei boschi da parte di un padre (Viggo Mortensen) antagonista nei confronti di alcuni aspetti della società nordamericana (scuola, nutrizione, religione). Mortensen e tutto il resto del cast, compresa una Kathryn Hahn in versione non comica, sono strepitosi. Anche alla undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma la pellicola è stata molto applaudita dentro la selezione ufficiale. Soprattutto durante la scena in cui la famiglia alternativa proveniente dai boschi del Pacific Northwest festeggia a modo suo l’inventato Noam Chomsky Day ovvero… uno scanzonato furto di beni alimentari dentro un supermercato. La pellicola uscirà nelle nostre sale il 7 dicembre per Good Films.

La domanda è scontata ma inevitabile. Quanto di te a livello personale c’è in questo film?

Tanto e poco allo stesso tempo. Ho vissuto anche io in delle comuni e ho ricevuto anche io l’educazione sui generis dei figli di Ben (Viggo Mortensen, N.d.R.). Nel film ci sono molte cose personali che però non per forza sono accadute nella mia vita. Per me l’essenza di Captain Fantastic è come cercare di essere un buon padre. Il cinema per me non è un medium adatto a comunicare un messaggio preciso ma un ottimo mezzo per porre degli interrogativi al pubblico e a me stesso. Avevo tante domande che mi sono fatto nella vita soprattutto legate alla paternità e a come io sarei potuto essere un buon educatore.

Cosa pensi tu di Noam Chomsky?

Amo Noam Chomsky. Ho celebrato il Noam Chomsky Day… anzi penso di averlo inventato proprio io perché volevo che i miei figli sapessero chi fosse. Penso sia uno dei più grandi pensatori del dopoguerra nordamericano. Le sue riflessioni sulla nostra società sono molto importanti anche se scomode per molti miei connazionali. È un vero americano che ha scritto qualcosa di molto importante sulla politica economica degli Usa.

Ha visto il film?

Non lo so. Francamente, non lo so.

Lo conosci personalmente?

No.

Non lo hai contattato nemmeno in occasione del film?

No. Ma ti posso raccontare un aneddoto che secondo me dice molto di lui. Dovevamo citare una sua frase letterale e allora per un problema di diritti e possibili problemi legali il mio entourage ha contattato il suo per fargli sapere che avremmo utilizzato una sua citazione. Lui ci ha risposto subito non chiedendo soldi per eventuali diritti, dandoci immediatamente l’autorizzazione e il suo beneplacito per la citazione con un’unica raccomandazione…

Quale?

Ci ha mandato a dire: “Per cortesia se dovete citarmi, fatelo in modo accurato attraverso le mie esatte parole”. Ecco, penso che questo aneddoto spieghi bene che tipo di uomo sia Noam Chomsky. Si è relazionato a noi come un essere umano.

Hai girato il film seguendo una linearità cronologica?

Ho cercato di farlo dentro ogni singolo capitolo. Non tutti il film è stato girato in chiave cronologicamente lineare. Mi spiego meglio. Ho girato tutte le sequenze iniziali del bosco in senso cronologico così come il viaggio in camper, l’arrivo a casa di Kathryn Hahn e poi le sequenze del funerale per poi tornare nel bosco alla fine e chiudere il film linearmente. All’interno dei singoli capitoli non mi sono potuto permettere quello stesso rigore, diciamo teatrale, di unità di tempo. La linearità era importante soprattutto per gli attori bambini.

Dopo l’accoglienza piuttosto trionfale al Festival di Cannes 2016… cosa succede alla carriera registica di Matt Ross? Esplode?

Non lo so. Non mi pongo il problema. Penso solo a lavorare ogni giorno cercando di migliorarmi senza pensare troppo a quello che mi succederà. Il lavoro è ciò che conta di più per me dal punto di vista professionale.

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