Uno, nessuno, centomila Milian

Da “Conte Viscontiano” a “Parolacciaro Romano”.
Da infanzia durissima a Cuba, con madre crudele e padre militare suicida davanti ai suoi occhi, a una fiammeggiante giovinezza romana vissuta dagli anni della Dolce Vita fino ai burrascosi ’70 di sesso & eccessi.
Degno di essere paragonato a Marlon Brando secondo Gary Oldman, incensato da Oliver Stone, blandito da Michelangelo Antonioni, rifiutato da un offeso Federico Fellini, venerato da Dennis Hopper, rispettato da Orson Welles.
Un interprete serissimo del metodo. Un “rompicoglioni” secondo altri. Uno che cambiava le battute, vestiva letteralmente i suoi personaggi, contrattava con durezza le paghe e difendeva il ruolo di attore avendo imparato tutti i trucchetti usati da registi e produttori per manipolare l’arte di quegli esseri fragili che Welles chiamava “il terzo sesso”, sempre pronti a giocare fuori casa quando si trovavano su un set c...