Oggi, negli Stati Uniti, debutterà nei cinema una pellicola abbastanza controversa, visto il tema che fa da sfondo alla vicenda.

Parliamo di The Promise, pellicola diretta da Terry George, regista di Hotel Rwanda e interpretato da Christian Bale e Oscar Isaac, ambientato durante il genocidio della popolazione armena avvenuto tra il 1915 e il 1916.

Come ha notato l’Hollywood Reporter però, la pagina di IMDB del film è già inondata da migliaia e migliaia di votazioni da una stella che hanno drasticamente abbassato la media di una pellicola da 100 milioni di dollari di budget che porterà il tema del genocidio degli armeni di fronte alle grandi platee cinematografiche. L’operazione di trolling e downvoting era già partita lo scorso settembre, dopo la presentazione della pellicola al Toronto Film Festival. Attraverso le operazioni di tracking delle votazioni è emerso come la campagna online contro il lungometraggio sia partita da siti come Incisozluk, la versione turca di 4Chan, dove gli utenti venivano invitati a far abbassare il rating di The Promise su YouTube e IMDB.

Il magazine di cinema americano ci propone anche una traduzione sommaria di uno dei “richiami all’azione”:

Ragazzi, Hollywood sta filmando una pellicola sul cosiddetto genocidio degli Armeni e il trailer è già stato visto 700k mila volte. Dobbiamo fare urgentemente qualcosa.

La ragione di questa mobilitazione è molto semplice: la Turchia non ha mai riconosciuto ufficialmente il crimine perpetrato ai danni degli armeni.

 

 

Come spiega Wikipedia:

Con il termine genocidio armeno, talvolta olocausto degli armeni o massacro degli armeni, si indicano le deportazioni ed eliminazioni di armeni, popolazione prevalentemente cristiana, perpetrate dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, e che causarono circa 1,5 milioni di morti.

Anche se qualche storico ha avanzato ipotesi diverse sulla reale motivazione di queste stragi, è un dato di fatto che si sono svolte l’anno successivo alla proclamazione del jihād da parte del sultano-califfo Maometto V, avvenuta il 14 novembre 1914, e che la maggioranza degli armeni era di fedi diverse, in prevalenza Cristiani (religione dell’Armenia adottata sin dal I secolo e poi proclamata di Stato già nel 301 d.C.), da quella di stato del califfato ottomano.

Inoltre gli stessi Armeni avevano già subito anche i massacri hamidiani (ed altri ancora prima) per mano e dal nome di un altro precedente Califfo dell’islam turco. Nello stesso periodo storico l’Impero Ottomano aveva condotto (o almeno tollerato) attacchi simili anche contro altre etnie (come gli assiri e i greci), e per questo alcuni studiosi credono che ci fosse un progetto di sterminio.

Il centenario del genocidio armeno è stato commemorato, come ogni anno il 24 aprile, nel 2015.

Gli armeni usano l’espressione Medz Yeghern (in lingua armena Մեծ Եղեռն, “grande crimine”) o Հայոց Ցեղասպանութիւն (Hayoc’ C’eġaspanowt’yown), mentre in turco esso viene indicato come Ermeni Soykırımı “genocidio armeno”, a cui talvolta viene anteposta la parola sözde, “cosiddetto” o Ermeni Tehciri “deportazioni armeni” […]

Il governo turco continua a contrastare il riconoscimento formale del genocidio da parte di altri paesi e a mettere in discussione che un genocidio sia mai accaduto. Non solo: parlare di “genocidio” è un reato punibile con la reclusione da sei mesi a due anni, in base all’art. 301 del codice penale (“vilipendio dell’identità nazionale”). La legge è stata applicata anche nei confronti di personalità turche conosciute internazionalmente: nel 2005 fu incriminato Orhan Pamuk, il massimo scrittore turco vivente. Il processo a Pamuk è iniziato il 16 dicembre 2005 ma è stato successivamente sospeso in attesa dell’approvazione del ministro della giustizia turco; quello invece al giornalista Hrant Dink si è concluso nello stesso 2005 con la condanna a sei mesi.

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