Chloe Moretz, la giovane co-protagonista di Kick Ass, Hugo Cabret e Blood Story, è stata intervistata da ShockTillYouDrop in merito alla sua partecipazione a Dark Shadows, la nuova pellicola diretta da Tim Burton in uscita questo venerdì in day-and-date.

Vi proponiamo i passaggi più interessanti.

D: Sono sicuro che il nome di Tim Burton ti ha accompagnato mentre crescevi, magari guardando i suoi film. In più hai già una certa dimestichezza col genere horror per cui mi pare che lavorare con lui sia stato un passaggio abbastanza appropriato.

CM: Si, decisamente. Gravito da tempo intorno a questi ruoli dark, ma allo stesso tempo cerco di lavorare a progetti con i quali riesco a sentirmi davvero connessa e ad avvertire in maniera profonda – non solo a livello personale – lavori che mi mettano alla prova come attrice costringendomi a fare cose interessanti.

D: E' abbastanza incredibile che tu abbia battuto Johnny Depp interpretando un vampiro prima di lui.

CM: Si, hai ragione avevo solo 12 anni quando ho girato Blood Story. Ero una giovane vampira.

D: Hai avuto un approccio mentale simile per Blood Story e Dark Shadows?

CM: Blood Story era più dark. Il mio vampiro era molto, molto, molto più oscuro. Quello di Johnny ha alcune zone illuminate dalla luce e poi è anche divertente. La mia non era altrettanto piacevole. In questo film Carolyn non vuole far parte della famiglia e, in più, nasconde un segreto. E' un personaggio molto speciale. E' un'adolescente woodstockiana, tutta all'insegna dell'amore libero e dell'apertura mentale, ma ha a che fare con cose che nessuno riesce neanche a immaginare. Non si tratta solo di quella fase di transizione che si attraversa a quindici anni.

D: Visto che in Dark Shadows fai parte di una famiglia, hai avuto modo di sederti insieme al resto del cast e di lavorare su queste dinamiche?

CM: Si, è stato divertente. E' un gruppo di attori all'interno del quale figurano alcuni degli interpreti più dotati dei nostri giorni. Johnny Depp e Michelle Pfieffer sono delle autentiche icone. Abbiamo dovuto lavorare su queste dinamiche. Sulla carta c'erano già, ma poi sul set abbiamo dovuto mettere insieme i pezzi.

D: Tim Burton è un regista che prova sempre a ottenere questo umorismo strano. Com'è lavorare con lui?

CM: Non è che ci prova, ci riesce! Gira proprio con questo scopo, per infondere quest'ironia surreale, questo humor morboso. Non ti dice mai "Recitalo così"; ti lascia una grande libertà come attore, eppure mantiene sempre il controllo. Ti vuole far sentire a tuo agio così da ottenere un'ottima performance per il personaggio. E' questo il bello di lui. Poi oltre a essere un regista straordinario, è una persona davvero simpatica e divertente.