“Prima di cominciare, vorrei farti i complimenti per Iron Man 3. Per me, insieme a The Avengers, è il miglior Marvel-movie fra quelli usciti finora”

“Oh, so già che questa sarà la migliore intervista della mia carriera!”

“Ahahahah, si certo ne sono convinto!”

 

Per quanta esperienza giornalistica possa avere una persona, iniziare l'intervista con Drew Pearce, co-sceneggiatore del quinto maggiore incasso della storia del cinema, in una maniera talmente distesa da sembrare una chiacchierata con un amico di vecchia data, è un vero piacere. Tutto viene affrontato in maniera più distesa, rilassata.

In discesa. 

Curioso notare poi come giusto 24 ore prima di venire a sapere che avrei dovuto intervistare Pearce in merito al suo esordio registico col Marvel One Shot All Hail the King (ecco la nostra recensione) contenuto nel Blu-Ray di Thor: The Dark World, io abbia avuto una interminabile sessione di Botta&Risposta su Facebook proprio in merito al “twist del Mandarino” di Iron Man 3 e al suo conseguente sviluppo narrativo nel corto appena citato.

Personalmente ho sempre difeso una svolta della trama che ho trovato in tutto e per tutto coerente con quanto visto in tutte e tre le pellicole dedicate alle avventure dell'Uomo di Ferro di casa Marvel e, per di più, ero fermamente convinto che qualcosa stesse bollendo in pentola.

E, come si suol dire, mi sono diretto “alla fonte” per affrontare la questione.

 

 

AB: Quando ho visto Iron man 3 ho davvero apprezzato il twist sul Mandarino. Davvero brillante, ma ricordo di aver pensato poi: “Santo cielo, Shane Black e Drew Pearce verranno arrostiti dai fanboy rabbiosi!”. Avevate pronosticato questo contraccolpo mentre stavate scrivendo il film?

DP: Onestamente no, Forse siamo stati incredibilmente ingenui, ma quando abbiamo avuto questa idea, che ha risposto a delle necessità prettamente creative… In parte, non posso credere che non sia nella tradizione del fumetto: il Mandarino è stato ideato negli anni sessanta come sorta di demonizzazione dell'orientalismo, erano gli anni del Vietnam, della guerra ideologica con l'Est. Per alcuni aspetti, il nostro Mandarino è la stessa cosa. E' un demone creato dagli americani per incutere terrore nel mondo occidentale. Noi l'abbiamo introdotto aggiungendo il fattore di questo sipario che viene aperto su di lui e questa falsa ideologia alla base.

 

AB: Tutta la messa in scena di Aldrich Killian non mi aveva convinto. Ero certo che ci fosse dell'altro sotto. Poi l'annuncio “Sir Ben Kingsley sarà protagonista del nuovo Marvel One Shot. Il Mandarino è vivo e vegeto. Come si è evoluta la storia del corto?

DP: La ragione principale che soggiace alla realizzazione del Marvel One Shot sta più che altro nel fatto che sarebbe stato davvero divertente avere di nuovo a che fare con Trevor Slattery, vedere che fine aveva fatto e, ovviamente, il lavorare di nuovo con Sir Ben. Un attore di straordinaria bravura che ama questo ruolo. Quando hai l'opportunità di collaborare con un interprete come lui, hai modo di vedere quanta preparazione metta per calarsi nella parte, o nelle parti come in questo caso. Le persone tendono a dimenticarsi di questi fattori e lasciar andare un personaggio come questo in Iron Man 3 avrebbe forse significato che ce lo saremmo un po' perso per strada e sarebbe stato obliato. Ma per chi ha apprezzato Iron Man 3, Sir Ben costituisce una delle ragioni per cui il film è stato amato, cosa davvero degna di nota considerando che appare sullo schermo per circa sei minuti. In corti discorsi, volevamo giocare di nuovo con Trevor e dare a Sir Ben la possibilità di farlo. Parlando poi della trama, del Mandarino, dei Dieci Anelli è del perché volevo aggiungere degli elementi più “drama” al corto… Sarebbe stato molto facile lasciare tutto sui binari dello sketch comico, perché con Trevor sarebbe stato tuttusommato agevole. Ma volevo aggiungere un quid complementare proprio come avvenuto in Iron Man 3. Quello che viene detto dei Dieci Anelli e del Mandarino è una prosecuzione di quello che viene detto dagli altri tre film. Nel primo abbiamo Raza, uno dei villain, ed è un membro di quest'organizzazione, in Iron Man 2 c'è la famosa scena eliminata grazie alla quale sappiamo che Vanko viene aiutato da loro nella messa in pratica dei suoi propositi non proprio amichevoli verso Tony Stark. Nel terzo se ne parla apertamente, insieme all'esistenza di questa figura nota come Mandarino. Nel corto ho solo unito i puntini di queste informazioni che già avevamo, specificando quello che avevamo già fatto capire nel lungometraggio, cioè che Killian aveva co-optato questa idea pensando che si trattasse di una cellula terroristica ormai dismessa. Nel corto esploriamo l'eventualità che non sia questo il caso.

 

AB: Sir Ben aveva firmato un accordo multi-progetto con la Marvel o hai dovuto effettivamente convincerlo a prendere parte al corto?

DP: Sir Ben ha firmato con la Marvel a “zero obblighi”. Non aveva alcun vincolo contrattuale che lo costringesse a tornare nella parte. Ed è una delle ragioni per cui sono così profondamente in debito verso di lui e lo rispetto così tanto come attore. E' un artista vicino ai settanta, che non deve provare niente a nessuno che è senza ombra di dubbio uno dei migliori della sua generazione fra uno Schindler's List, un Gandhi e un Sexy Beast e si è ricavato tre giorni per venire a girare All Hail the King in un anno e mezzo in cui doveva lavorare a qualcosa come sette film. Ma dato che amava Trevor e aveva amato lo script di All Hail the King ha acconsentito a venire a lavorare in questa rovente prigione femminile dismessa nella zona est di Los Angeles e reimpossessarsi per tre giornate di questo ruolo per via del suo genuino amore del personaggio. Quando arriverò alla soglia dei settanta, spero tanto di riuscire ad avere la stessa energia che ha Sir Ben ora, che ne ha più di me che sono ancora nell'ambito dei trenta! Non aveva nessun obbligo contrattuale e non c'è un singolo passaggio del corto in cui non si riesce a non vedere il vero attaccamento di Sir Ben a Trevor. Sfiderei qualsiasi giovane attore ad avere la sua stessa bravura e lustro.

 

AB: Dopo aver visto Agent Carter e All Hail the King ho come l'impressione che con questi corti la Marvel stia sperimentando un po' di più stilisticamente e visivamente. I film sono più spettacolari e per ragioni abbastanza ovvie, ma i One Shots sembrano più audaci, forse ancorati a dei generi specifici. E' solo una mia impressione?

DP: Si ci sta questa lettura. Sai il primo aspetto positivo di questi Marvel One Shot è che non verrai mai giudicato in base ai biglietti che staccherai alle casse del cinema perché sono concepiti come extra del Blu-Ray. Se libero dalle paure che vengono esercitate dal lato economico del tutto, del pubblico, quindi riesci a sperimentare un po' di più, con maggiore libertà. E dal punto di vista dei toni puoi distaccarti dai crismi che invece un film di supereroi può e deve avere. Detto questo, l'approccio di Kevin Feige a questi short è lo stesso dei film: trovare una risposta alla domanda “qual è il miglior modo possibile per raccontare la storia che abbiamo fra le mani?”. Spero di aver apportato qualcosa di differente con All Hail the King, ma non è che ci sia mai stato un vero e proprio dibattito su cosa poteva o non poteva essere appropriato perché hanno molta fiducia nei professionisti che ingaggiano e, ormai, sono un gruppo di persone affiatate con un curriculum che parla da sé. Sanno cosa vogliono ottenere da un film, ma riescono anche a essere estremamente creativi lungo tutto il processo di realizzazione. Più che una scelta consapevole e pianificata di differenziazione dal film, direi che dipende tutto dalla storia raccontata, è lei che ci ha concesso di farlo. E penso che per questo siamo riuscito ad ottenere una bell'aggiunta a quell'affresco più grande che è l'Universo Cinematografico della Marvel.

 

AB: All Hail the King arriva col Blu-Ray di Thor: The Dark World, il secondo film della Fase Due. Ti è piaciuto il film? C'è qualcosa che avresti scritto diversamente se fossi stato tu a doverlo dirigere?

DP: E' interessante la questione di Thor: The Dark World. Ho un grande rispetto per tutti quelli che l'hanno reso possibile. Nel novero delle mie abilità di scrittore non so se rientra anche il riuscir a gestire l'equilibrio delicato che c' fra l'elemento divino/alieno e quello della realtà terrestre. In tal senso Thor: The Dark World è davvero ben dosato, come anche il primo. Poi con Hemsworth hanno davvero trovato un leader: prima che vestisse i panni di Thor non sapevo chi fosse Chris, ma adesso è lapalissiano che il personaggio funziona perché hanno trovato l'uomo adatto a interpretarlo. Ha le spalle abbastanza larghe per portare avanti il franchise.

 

AB: Qualche giorno fa ho letto una nuova dichiarazione di Dan Lin alla stampa. Riguardava Sherlock Holmes 3, il fatto che tutti abbiano intenzione di farlo, ma che bisogna far combaciare gli impegni di tutti. So che non puoi entrare nel dettaglio, ma puoi dirci qualcosa in merito alle idee che circolano attorno al film?

DP: In realtà, a metà dello scorso anno mi sono proprio allontanato dal progetto per seguire lo sviluppo dello script di Mission: Impossible 5. Ma chiaramente sono sempre in contatto con Dan e si tratta, da quello che so, di un processo che è ancora molto fluido, in evoluzione. Tutti noi speriamo di riuscire a vedere qualcosa molto presto. Robert Downey Jr., un attore d'intelligenza davvero sopraffina, e anche d'incredibile successo naturalmente, decide di lavorare a un film solo se pensa che questo abbia effettivamente qualcosa da dire, se ci sia una ragione valida per tornare nei panni del personaggio. Abbiamo discusso di come proseguire le avventure di Sherlock Holmes e ci sono un paio di modi che lo hanno interessato davvero. Ma posso garantire che vedremo davvero Sherlock 3 solo quando tutti i pezzi saranno al loro posto e la storia sarà pronta. La qualità del franchise deve mantenersi su determinati standard e, se possibile, aumentare pure.