La 50ina scarsa di film che il Festival di Cannes ha annunciato oggi (occhio che mancano ancora le sezioni parallele, Quinzaine des realisateurs e Semaine de la critique, solitamente foriere di novità appassionanti) è la consueta sparata di talenti, con leggermente meno nomi di richiamo del solito ma buona parte del gotha del cinema autoriale e, in concorso, anche alcune delle novità migliori.

Una cosa va detta subito: in concorso c’è Jean-Luc Godard. Non tutti lo sanno ma Godard non ha mai smesso di fare film, hanno solo smesso di uscire in Italia da tempo, anche perchè hanno smesso da molto di incidere (non sono diversi da quelli che faceva 30 anni fa), però questo nuovo dal titolo così godardiano “Goodbye To language” è in 3D. Ci sarà da divertirsi.

E mentre alcuni nomi hanno provato di poter portare opere non eccellenti in concorso ed essere accettati lo stesso (Ken Loach, Christian Petzold, Atom Egoyan, Olivier Assayas, Bennet Miller), altri sono una garanzia e costituiscono la parte davvero interessante di questo festival.

Se infatti i Dardenne sono una scommessa facile (un film non riuscito devono ancora farlo) e Tommy Lee Jones ha una filmografia da regista molto meno banale di quella da attore, Andrey Zvyaginstev aveva vinto Venezia diversi anni fa con il bel Il ritorno e da lì pareva disperso, Mike Leigh è uno di quei cineasti più in forma ora di quand’era giovane (chi non ha visto Another year si è perso un pezzo di storia del cinema contemporaneo) e l’immenso Nuri Bilge Ceylan porta un film di 196 minuti che con il suo stile sembreranno 500 (ma meravigliosi!).

Sono invece decisamente minori le aspettative su Hazanavicious (con un film che non dovrebbe aver parti di commedia ha davvero tutto da dimostrare) e David Cronenberg (in fase calante da almeno un paio di film).

Ultimi Xavier Dolan e Alice Rohrwacher, i più giovani della selezione (25 e 33 anni), che rappresentano due facce del nuovo cinema. Alice Rohrwacher è quella più in linea con la tradizione (Corpo celeste era un gran bel film ma estremamente in linea con quello che si vede nei festival), mentre Dolan pare una scheggia impazzita che fa un film l’anno a ritmi di creatività straordinari. E’ lui forse quello su cui varrebbe la pena puntare se si aprissero le scommesse per la Palma d’Oro. Sarebbe un buon investimento.

Fuori concorso poi arriva Zhang Yimou con Coming Home (c’è Gong Li!), cineasta che dopo la scoperta che ne fece l’occidente negli anni ‘90 è diventato uomo di regime dedito a blockbuster e quindi a noi inviso per principio. In realtà anche i suoi film a budget maggiore sono meravigliosi e dimostrano come sia un vero immenso maestro che, paradossalmente, ora si trova nella posizione di dover essere “rivalutato”.

Divertente infine che Un Certain Regard presenti due film di due attori, Ryan Gosling e Asia Argento. Grado di interesse pari a zero. Ma magari ci sbagliamo.

Mancano molti italiani ma se si considera che Garrone sta ancora in alto mare con il suo film, Sorrentino stava lì l’anno scorso non c’è molto da recriminare. Meglio così che avere orrendi contentini e fare brutte figure.