Il box-office di un film è abbastanza semplice da calcolare.

Si tiene conto dei biglietti staccati e si scopre che, ad esempio, un kolossal come Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug ha incassato ad oggi 944 milioni di dollari.

Capire il profitto che una major ottiene da un lungometraggio è un'operazione decisamente più complicata e dai contorni più sfocati. 

In ogni caso, Deadline ha chiamato a raccolta alcuni esperti del settore e ha calcolato, meglio, stimato, gli utili che sarebbero finiti nelle casse della Warner Bros. col secondo capitolo della nuova saga fantasy di Peter Jackson.

Il numero finale, come potete constatare dalla tabella più in basso (non considerate la colonna dedicata a Hunger Games), seppur enorme, è esponenzialmente inferiore al botteghino: si parla di 134.1 milioni di dollari circa. 

Bisogna ribadire che si tratta, in ogni caso, di una stima e che pertanto potrebbe essere differente per difetto o in eccesso.

Per effettuare le operazioni di calcolo, Deadline ha tenuto conto del budget del film, 260 milioni di dollari (anche se non si sa precisamente quanto sia costato Smaug: s'ipotizza un costo fra i 220 e i 295 milioni), della fetta di denaro destinata agli esercenti (pari quasi al 50% del BO negli USA, al 57% nei mercati internazionali e a un impressionante 76,6% in Cina), dei ricavi dell'home video, della vendita dei diritti televisivi e delle "Participations"Questa voce generica dovrebbe raccogliere la fetta di dollari destinata agli attori, sceneggiatori, al regista nonché le royalties spettanti alla Middle-earth Enterprises di Saul Zaentz così come alla Tolkien Estate. Ultimo, ma ovviamente non meno importante elemento da scremare, la promozione del kolossal. Secondo il sito, la Warner potrebbe aver speso qualcosa come 155 milioni di dollari per pubblicizzare il lungometraggio di Peter Jackson nel mercato domestico e in quello internazionale.

Ecco, in calce, la tabella realizzata da Deadline: