Durante la presentazione stampa londinese di Prometheus, avvenuta in concomitanza con la premiere mondiale di fine maggio, Ridley Scott ha partecipato a una tavola rotonda cui hanno preso parte alcuni siti di cinema.

Fra le questioni affrontate, il rapporto con la tecnologia, la comunicazione virale e le possibilità di serializzazione di quello che pare ormai destinato a diventare un nuovo franchise. Vista la presenza di numerosi spoiler, abbiamo ridotto all'essenziale il nostro report, limitandoci ai passaggi spoiler-free.

In merito all'elemento tecnologico afferma:

Trent'anni fa, ai tempi di Alien, la tecnologia quasi non esisteva proprio. Erano tutte riprese in live action, c'erano modelli dotati di gru e potevi vedere fisicamente tutto sul set. C'erano le macchine per il fumo, per il vento, non c'era la possibilità di usare il digitale (…) era tutto fatto con pannelli (…) come nel prologo, io mi sono limitato a riprendere questo pannello e il grosso del lavoro l'ha fatto la musica di Jerry (Goldsmith, ndr.).

Sul come è nato il germe dell'idea di Alien – Paradise, diventato poi Prometheus:

La domanda pura e semplice è "Chi è il tizio che siede al posto di comando dell'astronave del primo Alien? Cosa conteneva al suo interno? Dove stava andando?". Nessuno ha mai risposto a queste domande e così ho pensato "Duh". E' un "Duh" non trovate? Voglio dire, Jim (Cameron), David (Fincher), il tizio francese (Jean-Pierre Jeunet, ndr.) sono tutti ragazzi in gamba, ma nessuno aveva fornito una spiegazione o indagato in tal senso. C'ho pensato per un po', ma ero sempre occupato con altre cose. Poi quando è uscito Alien Vs Predator ho pensato "Sai cosa? E' una buona idea". 

Il filmmaker ha anche una visione ben precisa in merito alla segretezza che ha avvolto la lavorazione del film e lo sviluppo del marketing virale:

E' stata una questione di elevata segretezza. Ognuno aveva una sceneggiatura col proprio nome stampato sopra, così in caso di fuga d'informazioni avrei saputo da chi proveniva e il responsabile avrebbe passato guai seri. Poi siccome sono ancora molto coinvolto nel mondo della comunicazione pubblicitaria, ho sempre voluto dare vita a un'esperienza come questa, capace di svilupparsi in maniera virale, con spot che parlavano di tutto tranne che del film in sé. Abbiamo il video con Peter Weyland che si presenta e dice "Salve sono Peter Weyland, sono il vostro dio e sono il padrone del mondo", parla delle sue attività e fa riferimento a Prometeo, ma non sai cosa voglia dire in verità, poi hai David che arriva e dice "Ciao sono David, lavoro per le industrie Weyland" e ti mostra l'impronta digitale col logo dell'azienda, poi c'è quello in cui Noomi Rapace effettua un appello lavorativo a Peter Weyland e la gente si domanda "ma che roba è questa?". Appena il pubblico si pone questa domanda, il gioco è fatto.

Sugli interrogativi lasciati aperti dal film, Scott è abbastanza chiaro:

Verranno tutti chiariti nel prossimo film. Si tratta di aprire delle porte sia con la consapevolezza preventiva del dove andare a parare che lasciando i margini di manovra necessari a far si che la pellicola sia un'entità viva. C'è un piano.