Il papà dei blockbuster ascoltava Berio e Nono e non gli Aerosmith? Capita di fare strani incontri a volte.

Come quando ti imbatti in Lorenzo di Bonaventura, classe 1957, produttore di giocattoloni blockbuster come Transformers, G.I. Joe ma anche di pellicole più sottili come l’ottimo 1408 da Stephen King o il buffissimo Stardust da Neil Gaiman.

E’ un omone di origini italiane che si entusiasma ancora parlando di cinema. Ha battuto letteralmente i pugnetti sul tavolo che ci separava quando gli ho detto che i primi minuti di Transformers 3 che avevo visto erano megagalattici. Uno così si diverte davvero a fare quello che fa. Gli piacciono tanto i titoli (ma proprio tanto) ed è un americano atipico: a 30 anni ancora non sapeva che fare della sua vita ed era in crisi esistenziale, si è sposato a 39 (una cosa che di solito fanno gli italiani nati tra il ’70 e il ‘75, N.d.R.), non ha ancora divorziato e conosce bene l’Europa dove il papà lo portava ai concerti. Non a sentire gli Aerosmith.

Il 29 giugno esce il suo Transformers 3 in 3D. Non è un momento facile per il formato: ne abbiamo parlato insieme a di Bonaventura in questa intervista esclusiva.

Gli incassi americani degli schermi 3D sono in calo netto. E’ una situazione che conoscete e vi preoccupa?
E’ una situazione che conosciamo ma che non ci preoccupa nella misura in cui siamo consci di aver fatto un buon lavoro con il 3D. Il pubblico si sta stancando della speculazione su questo formato. Non posso fare titoli ma questo ultimo anno e mezzo ha presentato un’offerta che ha irritato il pubblico. Lo sappiamo, e i dati dell’ultima settimana sugli schermi 3D sono inequivocabili.
 
Come andrà Transformers 3D?  
Magari lo sapessi. Secondo me partirà piano. Non farà un primo weekend pazzesco ma poi spero che cominci un passaparola positivo tra le persone proprio a proposito del 3D. Avrà bisogno di un po’ di tempo ma crescerà con il passare dei weekend.
 
Proprio quello che di solito non fa un blockbuster…
Esattamente! Questa è la nostra sfida. Questo è quello che vuole essere Transformers 3D. Non il solito calo vertiginoso tra primo e secondo weekend. Vogliamo crederci. Abbiamo lavorato per questo.
 
E’ stato difficile convincere Michael Bay a usare il 3D o è bastato convincere James Cameron a convincerlo?
Michael non voleva veramente usare il 3D. Ed io ero abbastanza d’accordo con lui. Poi abbiamo tutti visto Avatar e la situazione si è completamente rovesciata. “Dobbiamo farlo anche noi” ci siamo tutti detti. Avatar è stato il film che ha aperto la breccia. Un punto di svolta fondamentale per il cinema blockbuster. La differenza che preoccupava Michael era: Cameron ha ottenuto quel 3D sensazionale in un mondo fantasy che non esiste come Pandora. Bay, invece, avrebbe dovuto usare il 3D per raccontare un mondo reale anche se con i Transformer dentro. E’ una differenza sostanziale. 3D nella realtà, 3D nel fantasy.
 
Qual è stata la svolta tecnica dopo la svolta motivazionale?
Dare a Michael la possibilità di lavorare con le cineprese 3D e provare i suoi vertiginosi movimenti di macchina sulla gru per vedere se il formato reggeva il suo stile di movimento costante e oserei dire svolazzante. Michael, che era scettico, si è ricreduto e ha deciso di accettare l’impresa rifiutando solo i camera car perché con le cineprese che abbiamo ora non si possono ottenere buone inquadrature 3D alla velocità dell’automezzo che voleva lui. Sfarfallava troppo. Ma ci vorrà pochissimo tempo per avere un 3D che resisterà anche ai camera car di Michael Bay.
 
Possiamo dire che Transformers 3 sarà la prova che il formato 3D non è solo speculazione commerciale?

E’ il nostro primo obiettivo. Noi crediamo di sì. Abbiamo imparato più dai brutti 3D che non da Avatar in questo senso. Abbiamo lavorato al 3D partendo dalla pre-produzione e non dalla post-produzione come hanno fatto praticamente tutti quei film con un 3D scadente. E questo è essenziale. Abbiamo speso 13 mesi e non 3 mesi sul 3D. Non volevamo cominciare a lavorare al 3D a marzo o a febbraio del 2011. Il livello di informazioni digitali che abbiamo gestito è stato pazzesco. Tutta la troupe doveva sapere tutto di ogni singola scena per coordinarsi bene sul 3D. Abbiamo lavorato con 6 aziende per quanto riguarda il 3D e le abbiamo spinte ognuna al massimo delle loro possibilità. I loro server esplodevano. Siamo tutti letteralmente esausti. Speriamo che questo si veda sullo schermo.
 
Che cosa è un blockbuster?
Ogni volta che lo definisci sbagli. Non devi pensare mai alle possibilità ma solo al contenuto. Quando ero più giovane ho lavorato a Wild Wild West e pensando solo alle possibilità siamo andati incontro a quello che adesso Hollywood ricorda come un flop disastroso. Pensavamo: “Ecco un blockbuster perfetto: Will Smith + Barry Sonnenfeld + titolo fantastico! Andrà alla grande”. Abbiamo completamente dimenticato di concentrarci sul film. E’ stata una dura lezione per me. Posso dire che qualcosa di comune c’è in tutti i blockbuster (leggerezza e intrattenimento come priorità) ma non è retorica se ti dico che è difficile giudicare un blockbuster senza concentrarsi sul film. Con gli anni sono diventato dogmatico: faccio le cose in modo metodico e ripeto sempre a tutti i miei collaboratori: “Attenzione! Attenzione! Attenzione!”. 1408 non era un blockbuster ma lo abbiamo trattato come tale in termini di cura maniacale per la sua riuscita sia artistica che commerciale. Sono molto affezionato a quel film. Faccio le cose per istinto. Non decido mai a mente fredda. Devi credermi. Se una cosa mi piace, la faccio. Ancora oggi. Istinto. Come il remake di Time Bandits.
 
Come, come?
Pensa al titolo. E’ un titolo fantastico. Il titolo è importantissimo per darti l’idea del film. Time Bandits… wow. E’ ovvio che Time Bandits non può essere un piccolo film, ok? Pensa all’originale. Chiediti: è fantastico o ci sono delle cose fantastiche? C’è differenza. Ci sono una valanga di cose fantastiche, fichissime, perché Gilliam è un genio assoluto ma la storia è un po’ confusa e pretestuosa. Non scrivere troppo di questa cosa. Te la dico solo perché mi entusiasma. Finiamola qui. Ma pensa al titolo: Time Bandits. Ci puoi pensare anche senza pensare a Terry Gilliam. So che è difficile, ma è così. Pensa a… The Asteroids! Che titolo, eh? Il titolo è veramente importante. A me piace partire dai titoli.
 
Ok, allora un titolo lo propongo io: Transformers 4. Ci sarà mai?
Non abbiamo un futuro certo fino a che Transformers 3 non uscirà in sala. Se andrà bene e piacerà al pubblico, perché non farlo?
 
Anche con una squadra diversa come il reboot di Spider-Man?

Anche con una squadra diversa. Se ci sarà bisogno di farlo e ci sentiremo di farlo, lo faremo sicuramente. Ma ora è veramente presto per parlarne. Sappi che Michael Bay ha visto il film finito lunedì scorso (13 giugno, N.d.R.). Solo lunedì scorso!
 
E’ lungo?
E’ molto lungo. Cosa ti puoi aspettare da Michael? E’ lunghissimo. Per Transformers 4, ne riparliamo da dopo il 29 giugno ok?
 
Parliamo un po’ di lei Mr. Di Bonaventura. I film che le piacevano da piccolo?
Avventure con uomini forti e virili al centro. Ho sempre adorato la mascolinità da piccolo. Era il mio chiodo fisso. Charles Bronson, Steve McQueen, Paul Newman. Qualsiasi cosa con quei tre era il massimo per me.
 
Film preferito?
Nick Mano Fredda.
 
Film che da bambino la impressionò di più?
Bullit. Avevo 11 anni. Mi ricordo ancora quel piccolo cinema a Fishers Island vicino New York. Lo ricordo come fosse ieri. E’ incredibile.
 
E’ in quella saletta di Fishers Island che pensò: “Farò il cinema”?
No. Devi sapere che sono arrivato al cinema tardissimo. A 30 anni suonati dopo una bella crisi esistenziale. Mi occupavo di tutt’altro. Sono arrivato al cinema un po’ per caso anche perché noi della East Coast siamo decisamente meno ossessionati dal grande schermo rispetto a quelli della West Coast.
 
Quali sono le sue origini italiane?
Abruzzesi. Mio padre era direttore d’orchestra per musica d’avanguardia (Mario di Bonaventura, N.d.R.). Sono cresciuto ascoltando Berio e Luigi Nono. Ho viaggiato tanto da piccolo. Italia ma soprattutto Europa dell’Est. Questa infanzia, diciamo, internazionale penso mi abbia aiutato per il lavoro che faccio adesso. Mi piace conoscere le altre culture e provare a pensare cosa possa piacere vedere al cinema a un italiano o a un russo.
 
Abruzzo mare o montagna?
Giulianova. Vicino al mare.
 
Sa che abbiamo scoperto intervistando Bradley Cooper che anche lui è di origini abruzzesi?
Ma va? Conosco bene Bradley ma non ne abbiamo mai parlato! La prossima volta che lo incontro introdurrò sicuramente l’argomento.