Fonte: The Hollywood Reporter, Nikki Finke, KristinThompson

Jeff Bewkes e Bob Shaye sono vecchi amici. Il primo ha esordito nel network televisivo HBO, facendosi un nome nel gruppo Time Warner con serie televisive come I Soprano e Sex and the City negli anni novanta, per poi diventare amministratore delegato (CEO) dellla compagnia a partire dal 1 gennaio 2008. Il secondo ha fondato la New Line Cinema quarant'anni fa, e assieme a Michael Lynne ha guidato la compagnia tra alti e bassi in tutti questi anni.

Entrambi devono affrontare le difficoltà dei due rispettivi studio, anche se in ruoli diversi. Come nuovo CEO della Warner, Bewkes deve dare chiari segnali agli azionisti che con il suo arrivo al posto di Richard Parsons nella conglomerata le cose cambieranno: a Wall Street il titolo subisce cali diffusi sin dalla non lontana e costosissima fusione con AOL. Come co-presidente della New Line Cinema, invece, Boh Shaye deve convincere Bewkes a rinnovargli il contratto (che scade tra qualche mese) e ad avere fiducia nelle potenzialità dello studio (che comunque ha una gestione indipendente), sebbene l'ultimo anno finanziario sia stato un vero e proprio disastro. Una mossa da questo punto di vista l'ha fatta a dicembre, annunciando di aver sotterrato l'ascia di guerra (e giudiziaria) con Peter Jackson e di voler produrre due film sullo Hobbit, investendo "solo" 150 milioni per ciascuna pellicola (che dovrebbe fruttarne decisamente molti di più – insomma, un investimento con ritorno sicuro).

Questo tuttavia non ha impressionato Bewkes: il 6 febbraio, durante una conference call con gli analisti di Wall Street, ha parlato delle varie controllate della Warner e si è riferito quasi esclusivamente alla New Line, svelando i piani della compagnia nei confronti dello studio spendaccione: tagli per almeno 50 milioni di dollari, e un riassetto del personale. Il che significa: salteranno non poche teste, e i budget verranno controllati.

C'è un valore reale nella New Line come etichetta indipendente con un suo portfolio di film, e lo studio ha avuto molto successo con un genere di film storicamente poco interessanti per i grandi studio [horror low-budget come Nightmare o Final Destination, ndt]. Ma la tendenza recente è quella di far uscire meno film, e vista la crescente importanza dei ricavi internazionali, iniziamo a chiederci se abbia ancora senso avere due infrastrutture separate come Warner e New Line.  

Questa frase ha fatto tremare la terra sotto i piedi a Shaye e Lynne, tanto che Nikki Finke riporta oggi che qualche ora dopo i due si sarebbero inutilmente recati da Bewkes promettendogli di attuare per conto loro i tagli richiesti pur di avere un rinnovo di contratto (la cosa era già accaduta nel 2000, quando vennero licenziati circa 100 impiegati, un quinto dello staff, su richiesta della Warner). Si era parlato, recentemente, dell'idea che i due quasi settantenni lasciassero la compagnia per fondare un nuovo studio e lasciare acune proprietà in mano alla Warner, ma lo scenario negli ultimi giorni si è fatto molto più simile a quanto prospettato dalla Finke tempo fa (da noi riportato qui), ovvero la Warner potrebbe assorbire la New Line facendola diventare una propria divisione (come ha fatto la Sony con l'acquisizione della MGM) e non solo una controllata.

Questo avrebbe alcune conseguenze molto importanti:

  • I problemi di distribuzione a cui accennava Bewkes sarebbero risolti: episodi clamorosi come la vendita anticipata dei diritti internazionali della Bussola d'Oro (paradossalmente, l'unico mercato in cui il costoso film ha dato profitto è stato proprio quello estero) ad altri studio non accadrebbero più, perché i film li distribuirebbe la Warner in tutto il Pianeta.
  • Rientrerebbe in un piano più ampio di ammortizzamento dei costi di gestione delle varie controllate, che culminerà nell'ormai sicura fusione di Warner Indipendent Pictures e Picturehouse (due studio decisamente ridondanti), con Bob Berney alla guida.
  • Se progetti della New Line come i sequel della Bussola d'Oro diventassero di proprietà della Warner, quest'ultima applicherebbe il sano principio del massimo risparmio per il massimo profitto (secondo una strategia d'efficienza che lo studio sa applicare molto bene, vedi Batman o Harry Potter) evitando sprechi come quelli avvenuti per il primo film. Si tratta dell'unica possibilità di salvare il franchise di Queste Oscure Materie e di trarne un profitto.

 

Nella conference call Bewkes ha assicurato che gli interventi sulla New Line saranno decisi e verranno messi in atto molto presto. In effetti la sua è una strategia da "primi cento giorni di mandato", molto efficace se si deve rassicurare degli azionisti. Vedremo se questo si rifletterà in un assorbimento dello studio o in un (improbabile) abbandono a se stesso (che lo condannerebbe a morte).

C'è poi un'ultima incognita, ovvero Lo Hobbit. Il franchise verrà infatti co-prodotto dalla New Line con la MGM (cioè la Sony), che detiene i diritti di distribuzione internazionale dei due film: l'interesse per la Warner nei suoi confronti, quindi, è limitato agli incassi domestici. Peter Jackson, produttore esecutivo delle pellicole, ha legami molto stretti con l'attuale gestione della New Line e sicuramente preferirebbe continuare a lavorare con chi gli ha sempre dato molta libertà creativa, piuttosto che con la Warner, visto che il progetto sta già partendo e sarà particolarmente complesso. 

Non è chiaro come questo film, dai profitti sicuri, potrà influenzare il rinnovo del contratto di Shaye e Lynne: lo scopriremo tra qualche giorno, quando lo sciopero degli sceneggiatori (è ormai quasi certo) finirà, Guillermo del Toro verrà confermato come regista e questo film a lungo rimandato inizierà la lavorazione… 

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