Fonti: Associated Press, Kristin Thompson, Variety

Proprio ora che, essendo terminato lo sciopero degli sceneggiatori, ci si aspettava buone notizie sullo Hobbit e possibilmente la conferma che Guillermo del Toro dirigerà il film, arriva una doccia fredda per quanto riguarda la produzione del film e del sequel.

La Tolkien Trust, una organizzazione benefica guidata dagli eredi di J.R.R.Tolkien (Christopher Tolkien, figlio dell’autore, e tre altri parenti stretti), e la HarperCollins (editore di Tolkien) hanno intrapreso una azione legale nei confronti della New Line Cinema alla Corte Suprema di Los Angeles. Pessima notizia per i fan dello Hobbit, perché questo potrebbe rallentare la produzione del film – o addirittura metterla in dubbio: tra le richieste degli eredi, infatti, c'è il divieto alla New Line di realizzare altri film dai lavori del Professore.

Tutto ebbe inizio… con un contratto secondo il quale chi avesse realizzato dei film dalla trilogia del Signore degli Anelli era tenuto a versare alla Tolkien Trust il 7.5% dei guadagni totali (ovvero una buona percentuale dei circa 6 miliardi di dollari tra biglietti venduti e home video, togliendo ovviamente le spese e i guadagni dei cinema) cosa che, a quanto pare, non è mai stata fatta. Ora la Tolkien Trust pretende 150 milioni di dollari (ossia il 2.5% del ricavo totale), una cifra non precisata per i danni e – cosa ancora più preoccupante – l’annullamento dei diritti di produzione dello Hobbit della New Line.

 

Il contratto deriva dagli accordi di adattamento cinematografico che strinsero Allen & Unwin (ora HarperCollins) e la United Artists nel 1969, quando Tolkien era ancora vivo e aveva pure qualche problema economico. I diritti passarono poi a Saul Zaentz, poi alla Miramax (ovvero Disney + fratelli Weinstein), e infine alla New Line Cinema.

Ecco quanto hanno dichiarato i legali della associazione (peraltro confondendo percentuale sui ricavi e percentuale sui guadagni):

La New Line ha inventato un nuovo significato alla frase “contabilità creativa”. Non possiamo immaginare come lo studio potrà giustificare davanti a una giuria il fatto che pur avendo questi film guadagnato miliardi di dollari, gli eredi del loro creatore, che hanno diritto a dividere i guadagni, non abbiano ricevuto un penny.

Gli eredi di Tolkien non intraprendono cause legali con facilità, e hanno provato senza successo a risolvere la questione fuori dal tribunale. Ma in questo caso, la New Line non ha lasciato altra scelta. Lo studio non ha pagato neanche un penny dei soldi che, per contratto, doveva versare, nonostante i miliardi di dollari di incassi ricavati da questi film. Cosa ancora peggiore, la New Line non ha voluto mostrare i libri contabili degli ultimi due film della saga. Gli eredi sono feriti dall’arroganza mostrata dallo studio.

Tra le varie accuse mosse contro la New Line, oltre al mancato rispetto del contratto, c’è anche la frode. Lo studio infatti avrebbe:

  • incluso nei costi di produzione (che vanno detratti dai 6 miliardi di incassi per calcolare il guadagno reale dei film dal quale calcolare il famoso 7.5%) anche la percentuale dei profitti che ha pagato alla Miramax e a Saul Zaentz, per un totale di 100 milioni di dollari.
  • distrutto numerosi documenti finanziari
  • rifiutato di mostrare documenti finanziari e libri contabili del secondo e terzo film
  • volutamente sottostimato le vendite dei DVD della trilogia dell’80%.

La causa ricorda tristemente le stesse intentate da Peter Jackson due anni fa e da Saul Zaentz qualche mese fa, entrambe risolte con accordi tra le parti (ovviamente non a favore dello studio), e le numerose cause intentate dagli attori dei film per non aver ricevuto tutti i soldi che gli erano stati promessi. Ci si chiede come sia possibile che i contabili dello studio siano ancora a piede libero.

In questo caso, comunque, la New Line potrebbe essere davvero convinta di non dover pagare un centesimo, non riconoscendo il contratto come valido. Si tratta di un documento di 50 pagine steso durante due anni di lunghe trattative, molto complesso e, a quanto pare, contestabile. Ma giustamente Kristin Thompson si chiede, in questo lungo commento, come mai la New Line abbia mostrato agli eredi i libri contabili della Compagnia dell’Anello se non credeva di dover dividere gli incassi con loro. Un’altra possibilità è che lo studio contesti la confusione profitti e ricavi – e non è chiaro se questo, nel contratto, fosse specificato chiaramente.

Sicuramente questi dettagli legali li sapremo molto presto, purtroppo però questa non è una buona notizia per chi si aspettava che la produzione dello Hobbit fosse pronta a partire in modo spedito: la causa, infatti, rallenterà sicuramente la lavorazione, e se la New Line perdesse la causa finirebbe per dover pagare almeno 150 milioni di dollari (più o meno il budget di uno dei due nuovi film), e questo metterebbe in serio pericolo la possibilità di investire nelle nuove pellicole – sempre che il giudice non decida di revocare i diritti di produzione come richiesto dagli eredi.

Prodotto da Peter Jackson, Lo Hobbit e il sequel dovrebbero iniziare le riprese nella prima metà del 2009 per una release nel 2010 e nel 2011.  

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