Fonte: BadTaste.it 

Capitolo 35

King's Cross

Harry giace a terra a faccia in giù, e ascolta il silenzio. Si rende conto di esistere ancora, di essere più che semplice pensiero disincarnato, perché sente di essere sdraiato da qualche parte. E' nudo. Prova ad aprire gli occhi… e ci riesce, quindi ha ancora gli occhi. Quindi è vivo?

E' circondato da una foschia luminosa, una sorta di vapore. Sotto di lui, una specie di pavimento, bianchissimo. Si alza a sedere: sul suo corpo non ci sono ferite. E non indossa più gli occhiali.

Poi ode un suono. Un rumore sordo, martellante: qualcosa o qualcuno si sta dimenando, forse batte le ali, forse lotta contro qualcos'altro. E' un suono che ispira compassione, ma è anche "leggermente indecente. Harry aveva la spiacevole sensazione di star origliando qualcosa di furtivo, di vergognoso."

Harry pensa che sarebbe il caso di mettersi qualcosa addosso. Un istante dopo, appare dal nulla un mantello. Harry lo indossa, si alza in piedi e si guarda intorno. Una grande cupola di vetro lo sovrasta, baciata dal sole. Un palazzo?

Si rende conto di essere solo lì. O no? Guardando meglio, vede da dove proviene quel suono…

Aveva la forma di un neonato nudo, rannicchiato sul pavimento, con la pelle irritata e ruvida, quasi scorticata, e giaceva tremante sotto un sedile, dove qualcuno l'aveva abbandonato: non voluto, nascosto alla vista, lasciato lì a lottare per respirare.
Gli faceva paura. Per quanto fosse piccolo, fragile e ferito, Harry non voleva avvicinarsi. Eppure gli si accostò pian piano, pronto a balzare indietro da un momento all'altro. Ben presto gli fu abbastanza vicino da poterlo toccare, eppure non ci riusciva. Si sentiva un codardo. Avrebbe dovuto consolarlo, ma gli dava ribrezzo.
"Non puoi fare nulla per lui."
Si voltò. Albus Silente camminava verso di lui, energetico e allegro, con lunghe vesti blu come il cielo di mezzanotte. "Harry." Allargò le braccia, e le sue mani erano entrambe intatte e bianche e integre. "Meraviglioso ragazzo. Uomo coraggioso, coraggioso. Camminiamo insieme."

Si siedono su una specie di sedile (non si capisce bene in che luogo si trovino). Silente comunica a Harry che "tutto sommato, non credo che tu sia morto."

"Ma non mi sono difeso!" risponde Harry. "Ho lasciato che Voldemort mi uccidesse!"

"Ed è questo, secondo me, che ha fatto la differenza" dice Silente.

La parte dell'anima di Voldemort che era in Harry è uscita da lui, è stata distrutta dallo stesso Voldemort. L'anima di Harry è ora intera, ed è completamente sua. E quella strana creatura lì nell'angolo… "E' qualcosa che è al di là delle nostre possibilità di aiuto" dice Silente.

Ma perché Harry è sopravvissuto all'Avada Kedavra, anche stavolta che nessuno si è sacrificato per morire al suo posto? Silente ha una spiegazione anche per questo: la notte in cui Voldemort si è riappropriato del suo corpo, nel cimitero di Little Whinging, ha ricostruito quel corpo grazie al sangue di Harry. "Il tuo sangue nelle sue vene, Harry, la protezione di Lily dentro di voi, dentro entrambi! Lui ti ha legato alla vita, finché vivrà lui!"

"Tu eri il settimo Horcrux, Harry, l'Horcrux che Voldemort non aveva intenzione di creare. Aveva reso la sua anima così instabile che si è spezzata quando ha commesso quegli atti di indicibile crudeltà, l'omicidio dei tuoi genitori, il tentato omicidio di un bambino. Ma ciò che è fuggito da quella stanza è ancor più di quanto lui pensasse. Ha lasciato dietro di sé ben più del suo corpo. Ha lasciato una parte di sé dentro di te, dentro quella che doveva essere la sua vittima, ma che invece è sopravvissuta.
[…]
Senza volerlo, Lord Voldemort ha raddoppiato il legame fra te e lui quando è tornato ad assumere forma umana. Una parte della sua anima era ancora attaccata alla tua, e, pensando di rafforzarsi, ha preso per sé una parte del sacrificio di tua madre. Se solo avesse compreso bene il terribile potere di quel sacrificio, forse non avrebbe osato toccare il tuo sangue… ma d'altronde, se fosse stato in grado di capire, non sarebbe Lord Voldemort, e forse non avrebbe mai ucciso nessuno."

Questo doppio legame spiega ciò che è accaduto con il Priori Incantatem, quella notte al cimitero.

"Credo che la tua bacchetta abbia assorbito parte del potere e delle qualità della bacchetta di Voldemort, quella notte, il che vuol dire che la tua bacchetta conteneva un pezzetto dello stesso Voldemort. Quindi la tua bacchetta l'ha riconosciuto quando ti inseguiva: ha riconosciuto un uomo che era al contempo familiare e nemico mortale, e ha riversato addosso a lui parte della sua stessa magia: una magia molto più potente di quanto la bacchetta di Lucius avesse mai prodotto."

Harry chiede a Silente cos'è questo strano luogo.

"Be', stavo per chiedertelo io" disse Silente, guardandosi intorno. "Dove diresti che siamo?"
Finché Silente non gliel'ebbe chiesto, Harry non l'aveva saputo. Ora, però, scoprì di avere la risposta pronta.
"Somiglia" disse lentamente "alla stazione di King's Cross. Solo molto più pulita, e non vedo treni."
"La stazione di King's Cross!" Silente ridacchiava. "Santo cielo, davvero?"
"Be', lei dove crede che siamo?" chiese Harry, un po' sulle difensive.
"Mio caro ragazzo, non ne ho idea. Questa è, come si suol dire, la tua festa."

Quando Harry nomina le Reliquie della Morte, il sorriso svanisce dalle labbra di Silente. Anzi, il vecchio preside inizia a piangere.

Per la prima volta da quando Harry conosceva Silente, gli sembrò meno, molto meno di un vecchio. Per un attimo, sembrò un ragazzino sorpreso a far marachelle.
"Puoi perdonarmi?" disse. "Puoi perdonarmi per non aver avuto fiducia in te? Harry, temevo che tu avresti fallito come ho fallito io. Ero terrorizzato che avresti ripetuto i miei errori. Ti domando perdono, Harry. Ormai da tempo so che tu sei un uomo migliore di me. […] Le Reliquie, le Reliquie: il sogno di un uomo disperato!"
"Ma esistono davvero!" disse Harry.
"Esistono, e sono pericolose, una trappola per gli stolti" disse Silente. […] "Signore della morte, Harry, Signore della morte! Ero poi tanto meglio di Voldemort, alla fine dei conti? […] Anch'io ho cercato un modo per conquistare la morte."
"Ma non come lui" disse Harry. Dopo tutta la sua rabbia verso Silente, com'era strano star lì seduto, sotto l'alto soffitto a volte, e difendere Silente da se stesso. "Reliquie, non Horcrux. […] Anche Grindelwald le stava cercando?" […] "Era questo, soprattutto, che ci univa. Due ragazzi intelligenti e arroganti con un'ossessione in comune. Grindelwald era venuto a Godric's Hollow per vedere la tomba di Ignotus Peverell, per esplorare il luogo dov'era morto il terzo fratello."

E naturalmente, è Harry l'ultimo discendente dei Peverell. Quando James gli aveva mostrato il mantello, Silente aveva chiesto di tenerlo per qualche giorno, per esaminarlo. All'epoca, però, aveva smesso già da tempo di cercare le reliquie, dopo tutto quel che era accaduto nella sua famiglia.

"Tu conosci il segreto della malattia di mia sorella… il mio povero padre morto ad Azkaban… mia madre che diede la vita per Ariana. Io non lo sopportavo, Harry. Ero dotato, brillante. Volevo scappare da lì. Volevo diventare famoso. Volevo la gloria. Non fraintendermi: amavo i miei genitori, mio fratello e mia sorella, ma ero egoista, Harry, più egoista di quanto tu – altruista come sei – possa mai immaginare. […] Grindelwald: tu non puoi capire come le sue idee mi affascinassero, Harry, mi infiammassero. I Babbani costretti all'obbedienza. I maghi trionfanti. Grindelwald e io, i giovani e gloriosi leader della rivoluzione."

Ricordando la morte di Ariana, Silente scoppia a piangere. Ricorda che Grindelwald fuggì, con i sogni di potere e la volontà di ricercare le Reliquie, un'ossessione in cui Silente l'aveva incoraggiato e aiutato. E intanto, Silente resta lì a seppellire sua madre e sua sorella, e deve imparare a convivere con i sensi di colpa e la vergogna. Negli anni che seguirono, gli fu offerto molte volte l'incarico di ministro, ma lui rifiutò sempre, perché aveva imparato a stare lontano dal potere, per non esserne tentato. "Il potere" dice "era la mia debolezza e la mia tentazione. Forse il potere si addice meglio a chi, come te, Harry, non l'ha mai cercato." Così, Silente sceglie di diventare insegnante, ma nel frattempo Grindelwald si costruisce un esercito.

"Tutti dicevano che Grindelwald aveva paura di me, e forse era vero; ma io avevo ancor più paura di lui. […] Non di ciò che poteva farmi con la magia, in quel campo io gli ero superiore: era della verità che avevo paura. Vedi, io non ho mai scoperto chi di noi due, in quell'ultima, orribile lotta, avesse scagliato l'incantesimo che uccise mia sorella. Puoi chiamarmi codardo: avresti ragione. Harry, io temevo sopra ogni cosa di scoprire che ero stato io a ucciderla, non solo con la mia arroganza e stupidità, ma che avevo scagliato il colpo che aveva spento la sua vita. Per questo temevo di incontrare Grindelwald: perché lui lo sapeva. […]

Be', sai cosa accadde poi. Vinsi il duello, vinsi la bacchetta. […] E cercai di usare la Pietra della Resurrezione. Quando la trovai, dopo tutti quegli anni, sepolta nella casa abbandonata dei Gaunt, la Reliquia che desideravo di più – anche se da giovane l'avevo voluta per tutt'altri motivi – persi la testa, Harry. Mi dimenticai completamente che ora era un Horcrux, che l'anello sicuramente era protetto da una maledizione. Lo raccolsi, e lo indossai, e per un secondo immaginai che stavo per vedere Ariana, e mia madre, e mio padre, e dir loro quanto mi dispiaceva…

Sono stato così stupido, Harry. Dopo tutti quegli anni, non avevo imparato niente. Ero indegno di unire le Reliquie della Morte, l'avevo dimostrato più e più volte, e questa era la prova definitiva. […] Io avrei usato la pietra per cercare di trascinare indietro coloro che sono in pace, anziché per consentire il sacrificio di me stesso, come hai fatto tu. Tu sei il degno possessore delle Reliquie. […] Tu sei il vero Signore della morte, perché il vero Signore non cerca di fuggire dalla morte. Accetta il fatto di dover morire, e comprende che in questo mondo ci sono cose molto, molto peggiori della morte."

Voldemort non sapeva delle Reliquie, dal momento che non ha riconosciuto la Pietra della Resurrezione quando l'ha trasformata in Horcrux. Del resto, se anche avesse saputo dell'esistenza delle Reliquie, chi mai avrebbe voluto far resuscitare? Voldemort teme i morti, e non ama nessuno. Il Mantello dell'invisibilità era superfluo, perché sia Voldemort sia Silente sanno rendersi invisibile anche senza. Silente lo cercava solo per completare il trio delle Reliquie, cosa che l'avrebbe reso Signore della morte. La Bacchetta Maggiore però sarebbe tornata molto utile a Voldemort, ed è per questo che l'ha cercata così a lungo. Ovviamente non aveva capito che il problema non era nelle bacchette, la sua e quella di Harry, ma nelle rispettive anime.

Voldemort crede ancora che la bacchetta lo renderà invincibile. Il piano originario di Silente prevedeva che Piton – uccidendolo – si impadronisse della bacchetta. Ma qualcosa è andato storto in quel piano.

"Devo tornare di là, vero?" chiese Harry.
"Dipende da te."
"Ho scelta?"
"Oh, sì." Silente gli sorrise. "Siamo a King's Cross, dici? Credo che se tu decidessi di non tornare indietro, saresti in grado di… diciamo così… salire su un treno."
"E dove mi porterebbe?"
"Oltre" disse Silente con semplicità.
Ancora silenzio.
"Voldemort ha la Bacchetta Maggiore."
"Vero. Voldemort ha la Bacchetta Maggiore."
"Ma lei vuole che io torni indietro?"
"Io credo" disse Silente "che se tu scegli di tornare, c'è una possibilità che Voldemort sia sconfitto per sempre. Non posso promettertelo. Ma so questo, Harry: che hai meno da temere tu di lui, se torni."
[…]
"Mi dica un'ultima cosa" disse Harry. "E' reale tutto questo? O è successo tutto dentro la mia testa?"
Silente gli sorrise, e la sua voce risuonò forte e chiara nelle orecchie di Harry, anche se la foschia luminosa stava scendendo di nuovo, oscurando la sua figura.
"Certo che succede nella tua testa, Harry, ma perché mai dovrebbe significare che non è reale?"

Capitolo 36

L'errore nel piano

Harry si ritrova sdraiato a faccia in giù nella radura della Foresta Proibita. Deve fingersi morto, ma riesce a sollevare di un millimetro le palpebre e vede una strana scena. I Mangiamorte sono raccolti intorno a Voldemort, che sembra essere caduto a terra. E' successo qualcosa quando Voldemort ha fatto a Harry l'Avada Kedavra. Come se entrambi fossero svenuti.

Voldemort non ha il coraggio di avvicinarsi a Harry, e incarica Narcissa di controllare se è vivo o morto. Narcissa si china su di lui, si accorge che è vivo, e gli sussurra: "Draco è ancora vivo? E' al castello?" Harry le dice di sì, e Narcissa, rialzandosi, comunica a Voldemort che Harry è morto.

Harry capisce: Narcissa sa che l'unico modo per entrare a Hogwarts e trovare suo figlio è far parte di un'armata di conquista. Non le importa più che Voldemort vinca o perda.

Voldemort assume un'espressione trionfante, e infierisce sul "cadavere" con il Crucio. Ma Harry non sente dolore. Poi Voldemort ordina a Hagrid di prendere in braccio Harry e di portarlo a scuola. "Ora ce ne andiamo al castello, e facciamo vedere a quella gente cosa ne è stato del loro eroe."

Harry deve fingersi morto anche con Hagrid, perché ha paura di farsi scoprire da Voldemort. Hagrid naturalmente è disperato e piange a dirotto.

Appena fuori dalla Foresta, Voldemort si rivolge agli abitanti del castello con la consueta voce amplificata.

"Harry Potter è morto. E' stato ucciso mentre fuggiva, cercando di salvarsi mentre voi morivate per lui. Vi portiamo il suo corpo come prova che il vostro eroe non c'è più.
La battaglia è vinta. Avete perduto metà dei vostri combattenti. I miei mangiamorte sono più numerosi di voi e il Ragazzo sopravvissuto è finito. Non dev'esserci più guerra. Chiunque continuerà a resistere – uomo, donna o bambino – sarà massacrato, e con lui ogni membro della sua famiglia. Uscite dal castello ora, inchinatevi a me, e sarete graziati. I vostri genitori e i vostri figli, i vostri fratelli e sorelle vivranno, e saranno perdonati, e vi unirete a me nel nuovo mondo che costruiremo insieme."

Voldemort ha Nagini sulle spalle, ma è così vicino che Harry non osa estrarre la bacchetta, perché teme di essere scoperto. Il gruppo arriva davanti al castello, e qui si trova di fronte studenti e professori. La prima a urlare è la McGranitt, e il suo "NO!" è un grido disperato, che suscita l'ilarità di Bellatrix. Poi Harry sente le urla angosciate di Ron, Hermione e Ginny, che gli spezzano il cuore: ma non può ancora rivelare di essere vivo.

"E' stato ucciso mentre cercava di fuggire dal castello" disse Voldemort, e sembrava godere della sua bugia; "ucciso mentre cercava di salvarsi…"
Ma Voldemort si interruppe: Harry sentì un fruscio e un grido, poi un'altra esplosione, un lampo di luce e un grugnito di dolore; aprì gli occhi di un millimetro. Qualcuno era venuto avanti dalla folla e si era scagliato contro Voldemort: Harry vide la figura piombare a terra, disarmata, e Voldemort che gettava via la bacchetta del suo sfidante, ridendo.
"E questo chi sarebbe?" disse, nel suo sussurro da serpente. "Chi si è offerto volontario per dimostrare cosa succede a quelli che continuano a combattere quando la battaglia è perduta?"
Bellatrix rise, deliziata.
"E' Neville Paciock, mio signore! Il ragazzo che ha dato tanti problemi ai Carrow! Il figlio degli Auror, ricordate?"
"Ah sì, ricordo" disse Voldemort. […] "Ma tu sei purosangue, vero, ragazzo coraggioso?" chiese a Neville, che era in piedi di fronte a lui, le mani vuote strette a pugni.
"E se anche lo fossi?" disse Neville a voce alta.
"Dimostri spirito e coraggio, e vieni da una nobile stirpe. Sarai un ottimo Mangiamorte. Abbiamo bisogno di gente come te, Neville Paciock."
"Mi unirò a voi quando l'Inferno gelerà!" disse Neville. "Esercito di Silente!" gridò, e la folla rispose con grida che gli incantesimi silenziatori di Voldemort sembravano incapaci di frenare.

Harry vede Voldemort agitare la bacchetta, e un secondo dopo sulla sua mano atterra il Cappello parlante. Voldemort annuncia che non ci saranno più Case a Hogwarts, rimarrà solo Serpeverde. Poi calza il cappello sulla testa di Neville e gli dà fuoco.

A questo punto – mentre Harry cerca un modo per salvare il povero Neville – succedono varie cose in contemporanea: arriva Grop, gridando "HAGGER!". I giganti di Voldemort rispondono ringhiando furiosamente. Intanto arrivano i Centauri, e parecchi mangiamorte cadono sotto le loro frecce. In tutta questa confusione, Harry ne approfitta per gettarsi addosso il Mantello, alzarsi in piedi e mettersi al riparo. E mentre lo fa, anche Neville si muove: Con un singolo, fluido movimento, si libera dal Petrificus Totalus; il Cappello in fiamme cade dalla sua testa, e da dentro il cappello Neville estrae … la spada di Grifondoro!

Con un solo colpo, Neville recide la testa di Nagini. Un istante dopo, Harry, da sotto il Mantello, fa un Incantesimo Scudo tra Neville e Voldemort. A questo punto, Hagrid si accorge che Harry è sparito, e urla: "DOV'E' HARRY?".

I Centauri, i Thestral, i Giganti e Fierobecco attaccano i mangiamorte, e tutti sono costretti a ripararsi nel castello. Harry, ancora protetto dal Mantello, si aggira nella Sala Grande, dove trova un bel po' di gente: le famiglie e gli amici di ciascuno degli studenti rimasti a combattere, ma anche i negozianti e gli abitanti di Hogsmeade. E gli elfi domestici, capeggiati da Kreacher, che grida: "Combattere! Combattere per il mio padrone, difensore degli elfi domestici! Combattete il Signore oscuro, in nome del coraggioso Regulus! Combattete!"

Nella Sala Grande, la battaglia infuria: Voldemort deve affrontare contemporaneamente la McGranitt, Slughorn e Kingsley; Bellatrix deve vedersela con Hermione, Ginny e Luna. Quando Bellatrix lancia un anatema che manca Ginny per un millimetro…

"NON TOCCARE MIA FIGLIA, BASTARDA!"
La signora Weasley si strappò di dosso il mantello mentre correva, liberando le braccia. Bellatrix si voltò, e rise di cuore alla vista della sua nuova nemica.
"TOGLIETEVI DI MEZZO!" urlò la signora Weasley alle tre ragazze, e con un colpo di bacchetta iniziò a duellare. Harry guardò, con terrore ed eccitazione […] le due donne combattevano all'ultimo sangue.
"No!" gridò la signora Weasley, mentre alcuni studenti correvano in avanti, per venirle in aiuto. "State indietro, state indietro! Lei è mia!"
[…]
"Cosa ne sarà dei tuoi figli, quando ti avrò uccisa?" la provocò Bellatrix, pazza come il suo padrone, saltellando mentre gli anatemi di Molly le danzavano intorno. "Quando la mammina avrà fatto la stessa fine di Freddie?"
"Tu – non – toccherai – più – i – nostri – figli!" gridò la signora Weasley.
Bellatrix rise, dello stesso riso sguaiato che Sirius aveva sul volto mentre cadeva all'indietro attraverso il velo, e all'improvviso Harry seppe cosa stava per succedere. L'incantesimo di Molly passò sotto il braccio alzato di Bellatrix e la colpì in pieno petto, proprio sopra il cuore. […] La furia di Voldemort, quando vide cadere il suo miglior luogotenente, esplose con la forza di una bomba. Voldemort alzò la bacchetta e la puntò contro Molly Weasley.
"Protego!" urlò Harry, e l'Incantesimo Scudo invase il centro della sala, e Voldemort si guardò intorno per capire da dove provenisse, mentre Harry finalmente si toglieva il mantello.
Le grida, gli applausi, le urla da ogni parte, di "HARRY! E' VIVO!" si placarono subito. La folla aveva paura, e il silenzio piombò improvviso e totale mentre Voldemort e Harry si guardavano, e iniziarono a camminare in circolo uno davanti all'altro.
"Nessuno cerchi di aiutarmi" disse Harry a voce alta, e nel silenzio totale la sua voce risuonò come uno squillo di tromba. "Deve andare così. Devo essere io."

Harry si rivolge direttamente a Voldemort:

"Non ci sono più Horcrux. Solo io e te. Nessuno può vivere mentre l'altro sopravvive, e uno di noi due sta per andarsene definitivamente. […] Non capisci? Non sono sopravvissuto per caso. Ero pronto a morire per salvare queste persone…"
"Ma non l'hai fatto!"
"Ma volevo farlo, ed è questo che mi ha salvato. Ho fatto quel che ha fatto mia madre. Queste persone sono protette contro di te, non hai notato che non riesci a colpirle con gli incantesimi? Non puoi torturarle, non puoi neanche toccarle. Non impari mai dai tuoi errori, vero Riddle?"
"Tu osi…"
"Sì, io oso" disse Harry. Conosco cose che tu non sai, Tom Riddle. Conosco molte cose importanti che tu non sai. Vuoi sentirne qualcuna, prima di fare un altro grave errore?"

[…]

"L'amore, di nuovo?" disse Voldemort. "La soluzione preferita di Silente, l'amore, che secondo lui poteva vincere la morte, ma guarda caso non gli ha impedito di sfracellarsi da quella torre come una vecchia statua di cera? L'amore, che non ha impedito a me di schiacciare come uno scarafaggio quella sporca babbana di tua madre? Cosa ti impedirà di morire adesso?"
"Solo una cosa."
"Allora tu sei convinto di avere forme di magia che io non ho, oppure un'arma più potente della mia?"
"Credo entrambe le cose" disse Harry […]
Voldemort rise: "Credi di conoscere la magia meglio di me? Di me, Lord Voldemort, che ho fatto magie che Silente non ha mai sognato?"
"Oh, sì che le ha sognate" disse Harry. "Ma era più accorto di te, abbastanza per non fare quel che hai fatto tu."
"Vuoi dire che era un debole!"
"No, era più furbo di te."
"Ma io ho ucciso Albus Silente!"
"Credevi di averlo ucciso" disse Harry, "ma ti sbagliavi. […] Sì, Silente è morto, ma non l'hai fatto uccidere tu. Ha scelto lui come e quando morire, l'ha deciso mesi prima, ha organizzato tutto con l'uomo che tu credevi il tuo servo. Severus Piton non era tuo. Piton era di Silente. E tu non l'hai mai capito, per via di quella cosa che non riesci a comprendere. Non hai mai visto Piton fare un patronus, vero Riddle? Il suo patronus era una cerva, lo stesso di mia madre, perché lui l'ha amata per quasi tutta la sua vita […]."
"Silente voleva impedirmi di prendere la Bacchetta Maggiore!" disse Voldemort. "Voleva che fosse Piton il vero padrone della bacchetta! Ma io sono arrivato prima di te, ragazzino: ho raggiunto la bacchetta prima che tu potessi metterci le mani sopra. Ho ucciso Severus Piton tre ore fa, e la Bacchetta del Destino è veramente mia! L'ultimo piano di Silente è andato storto, Harry Potter!"
"Sì" disse Harry. "Hai ragione. Ma prima che tenti di ammazzarmi ti consiglio di pensare a quello che hai fatto… pensa, e tenta di provare rimorso, Riddle… " […]
Di tutte le cose che Harry gli aveva detto, di tutte le rivelazioni e le minacce, nulla aveva spaventato Voldemort così tanto. Harry vide le sue pupille contrarsi fino a fessure, vide sbiancare la pelle intorno ai suoi occhi.
"E' la tua ultima possibilità" disse Harry. "E' tutto ciò che ti resta… Ho visto cosa diventerai, se non lo farai!… Sii un uomo, tenta, tenta di provare rimorso…"
"Tu osi…" ripeté Voldemort.
"Sì, oso" disse Harry, "perché l'ultimo piano di Silente non si è affatto ritorto contro di me, ma contro di te, Riddle."
La mano di Voldemort tremava sulla Bacchetta Maggiore […]
"Quella bacchetta non funziona ancora bene per te, perché hai ucciso la persona sbagliata. Severus Piton non è mai stato il vero padrone della Bacchetta Maggiore. Non ha mai sconfitto Silente. […] Silente ha voluto morire senza essere sconfitto, così da restare l'ultimo padrone della bacchetta! Se tutto fosse andato come previsto, il potere della bacchetta sarebbe morto con lui."

[…]

"Non hai ascoltato Ollivander, Riddle? La bacchetta sceglie il mago… La Bacchetta Maggiore ha riconosciuto un nuovo padrone prima che Silente morisse. Il nuovo padrone ha sottratto la bacchetta a Silente contro la sua volontà, senza capire davvero di che bacchetta si trattava… Il vero padrone della Bacchetta Maggiore è Draco Malfoy. […] Ma hai perso la tua occasione. Sono arrivato prima io. Ho battuto Draco settimane fa, e ho preso la sua bacchetta. […] E quindi tutto si riduce a questo, vero? La bacchetta che hai in mano sa che il suo ultimo padrone è stato disarmato? Perché se lo sa… Sono io il vero padrone della Bacchetta Maggiore."

Voldemort è furioso. Il suo Avada Kedavra e l'Expelliarmus di Harry partono nello stesso istante. Quando il raggio rosso incrocia il raggio verde, la Bacchetta Maggiore vola in aria. Harry la afferra al volo, mentre Voldemort…

…cadde all'indietro, le braccia aperte, le pupille a fessura negli occhi scarlatti ruotarono verso l'alto. Tom Riddle si abbatté a terra con banale perentorietà, il corpo debole e raggrinzito, le mani bianche e vuote, il volto serpentino vacuo e incosciente. Voldemort era morto, ucciso dal suo stesso incantesimo, e Harry era in piedi con due bacchette in mano, e guardava l'involucro vuoto che era stato il suo nemico.

Il sole sorge su Hogwarts, e la Sala Grande rimbomba di urla e risate.

Harry partecipa un po' ai festeggiamenti, ma ben presto corre nell'ufficio di Silente per parlare con il ritratto del vecchio professore. Nel ritratto, Silente piange ancora, ma stavolta non di vergogna: piange di orgoglio e gratitudine.

Harry gli dice di aver buttato la pietra nella foresta, e che non ha intenzione di andarla a riprendere. Silente si dice d'accordo: "Coraggiosa e saggia decisione, ma da te non mi aspettavo niente di meno." Però Harry terrà il mantello, perché è suo di diritto. Quanto alla Bacchetta Maggiore…

"Non la voglio" disse Harry.
"Cosa?" gridò Ron. "Sei scemo?"
"So che è potente, ma mi trovavo meglio con la mia. Quindi…"
Harry tirò fuori dalla borsa le due metà della bacchetta di agrifoglio… […] Le poggiò sulla scrivania del preside, le toccò con la punta della Bacchetta Maggiore e disse:
"Reparo!"

[…]

"La Bacchetta Maggiore" disse Harry a Silente, che lo guardava con smisurato affetto e ammirazione "La rimetto dov'era prima. Può restare lì. Se muoio di morte naturale come Ignotus, il suo potere sarà spezzato, no? Il precedente possessore non sarà mai stato sconfitto. Sarà la fine di tutto. […] Quella bacchetta dà troppi problemi" disse Harry. "E a dirvela tutta" soggiunse, volgendo le spalle ai ritratti, pensando solo al letto a baldacchino che l'aspettava nella torre di Grifondoro, e domandandosi se Kreacher gli avrebbe portato un panino lì, "ho già avuto abbastanza problemi per il resto della vita."

Epilogo

Diciannove anni dopo

Siamo alla stazione di King's Cross. Harry e Ginny sono sposati, e hanno tre figli: James, Albus e Lily. Con loro ci sono Ron e Hermione, anche loro sposati e con due bambini, Rose e Hugo.

"Ho parcheggiato bene?" chiese Ron a Harry. "Hermione non credeva che sarei riuscito a passare un esame di guida babbano, vero? Pensava che avrei dovuto fare il Confundus all'esaminatore."
"Non è vero" disse Hermione. "Avevo completa fiducia in te."
"A dire il vero, il Confundus gliel'ho fatto, al tizio."

[…]

"Guarda chi c'è!"
Draco Malfoy era lì con sua moglie e suo figlio, il cappotto abbottonato fino alla gola. Stava perdendo i capelli, e questo enfatizzava il suo mento appuntito. […] "Ecco il piccolo Scorpius" disse Ron sottovoce. "Battilo in ogni materia, Rosie. Grazie al cielo hai ereditato il cervello di tua madre."
"Ron, per amor del cielo!" disse Hermione, mezza seria e mezza divertita. "Non cercare di metterli l'uno contro l'altro prima ancora che inizino la scuola!"
"Hai ragione, scusa" disse Ron, ma, incapace di trattenersi, aggiunse: "Non fare neanche troppa amicizia con lui, Rosie. Nonno Weasley non ti perdonerebbe mai se tu sposassi un purosangue."

Nel frattempo, il piccolo James Potter arriva gridando: ha appena visto Teddy Lupin (il figlio di Remus, ormai ventenne) baciare la cugina Victoire (probabilmente una figlia di Fleur). "Oh, che bello sarebbe se si sposassero!" dice la piccola Lily. "Teddy farebbe davvero parte della famiglia!"
"Viene già a cena quattro volte a settimana" ribatte Harry.

Si scopre anche che Neville è diventato professore di Erbologia. Il piccolo Albus, intanto, ha il terrore di finire in Serpeverde.

"Albus Severus" disse Harry sottovoce, così che solo Ginny potesse sentirlo […] "tu porti i nomi di due presidi di Hogwarts. Uno di loro era Serpeverde, ed è probabilmente l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto. […] Ma se proprio non vuoi andare in Serpeverde, il Cappello ti lascerà scegliere."

Il treno parte.

L'ultima traccia di fumo evaporò nell'aria autunnale. Il treno sparì dietro una curva. La mano di Harry era ancora sollevata in un cenno di saluto.
"Si troverà bene lì" mormorò Ginny.
Harry la guardò, e sovrappensiero si toccò con le dita la cicatrice a forma di saetta.
"Lo so."
La cicatrice non gli faceva più male da diciannove anni. Andava tutto bene.

FINE