Non è da Tom Tykwer un film come Aspettando il Re, forse per questo lungo tutti i suoi 98 minuti si avverte un certo disagio, speculare a quello del protagonista e (paradossalmente) molto centrato.
Tom Hanks aspetta in Arabia Saudita di incontrare il re per proporgli un affare per conto di una grande società. Aspetta in un paese con regole, tradizioni e funzionamenti diversi rispetto agli Stati Uniti che a lui appaiono assurdi ma nondimeno si fa in 4 per andare avanti fino a che lui, e gli spettatori, non si rendono conto che quello in cui è finito è il suo personale purgatorio e non sta aspettando il re ma di espiare le proprie colpe di un passato da spietato uomo d’affari.

Non fosse per il fisico e la faccia di Hanks, capaci di portare anche le situazioni più assurde in un reame di plausibilità quotidiana, Aspettando il Re faticherebbe molto a sedersi vicino allo spettatore. Invece la maniera in cui questo immenso attore è sfruttato dal dinamismo di cui Tykwer contamina il film (che ...