Il futuro dell’uomo è la macchina.
La fantascienza sta virando sempre di più verso questo principio e lo fa alla ricerca di un paradossale umanesimo. L’idea è che l’uomo non sia l’essere più adatto a preservare e portare avanti quel complesso di valori, sentimenti e debolezze che chiamiamo “umanità”, quelli che una volta al cinema erano ciò che, in ultima analisi, segnava il confine invalicabile tra noi e le macchine, capaci di tutto, anche di imitarci, ma mai realmente umane. Ora invece le macchine sempre di più riescono ad essere “più umane degli umani”, nuovi uomini. Sono diventate gli oppressi, la parte debole e le vittime delle storie in cui noi le opprimiamo non riconoscendo loro diritti e, per l’appunto, “umanità”. Neil Blomkamp con District 9 ha avuto un’importanza centrale in questo movimento verso la marginalizzazione dell’uomo nella fantascienza a favore delle “minoranze”, nonostante lì...