Per la prima volta la Dreamworks, con uno dei suoi registi bandiera (Tom McGrath, già al timone della serie Madagascar) imita apertamente la Pixar. Baby Boss indaga un mondo nascosto, quello dei neonati e dei fratelli, utilizza richiami visivi alla grafica anni ‘50, mette in scena una grande fuga e un ritrovamento e soprattutto alla fine ha un’attitudine verso la commozione così dura, pura e determinata che è impossibile non pensare ai passi da gigante che la Pixar è riuscita a compiere in quel campo negli ultimi due decenni.
Nonostante la leggerezza della trama infatti, il finale di Baby Boss mostra come anche per questo film in ballo ci sia l’ambizione di leggere e interpretare il mondo attraverso la cornice grottesca dell’animazione.

La storia è sufficientemente assurda per essere intrigante. Nella vita di un bambino arriva, di punto in bianco e senza gravidanze, un fratello minore. I genitori non sembrano stupiti di nulla, nemmeno del fatto che questo neonato vesta con un completo ...