C’è un’aura di continua paura nei film di Pablo Larrain, la sensazione che nulla vada bene nei mondi che riprende, come ci fosse qualcosa nell’aria di non detto ma chiaro a ogni personaggio che ammazza ogni serenità e alla quale l’autore cileno arriva in maniere uniche e personali. I suoi film destabilizzano perchè giungono al disagio senza il comfort di aver usato i consueti espedienti di linguaggio filmico che conosciamo e ci rassicurano. C’è un che di indecifrabile nelle sue immagini e nella sua recitazione, uno scarto che dà vita a piccoli inferni dove la follia non è fuori posto come invece lo sarebbe nel mondo reale e che più volte fanno esplodere senza alcun preavviso delle piccole cariche di umorismo. Addirittura The club si isola, riprende una minuscola comunità di preti che vive in una casetta vicino al mare, apparentemente lontano da tutti, confinati lì dalla chiesa, dimenticati dal mondo. Hanno tutti qualcosa nel loro passato che li avrebbe pot...
Un'altra prigione, questa volta più stretta, anima un film di Larrain. The club si astrae dal Cile e racconta l'oppressione e il potere in maniere nuove
È necessario attenersi alla netiquette, alla community infatti si richiede l’automoderazione: non sono ammessi insulti, commenti off topic, flame. Si prega di segnalare i commenti che violano la netiquette, BAD si riserva di intervenire con la cancellazione o il ban definitivo.