Ogni cosa nel cinema di Wenders passa dai paesaggi. Se il suo coevo Herzog nei paesaggi ci penetra per combatterli, per mettere i suoi personaggi in una lotta folle contro una natura che non gli risponde ma lo stesso gli si oppone, come una forza superiore, Wenders invece i luoghi li attraversa e ogni volta quello che questi luoghi rappresentano si riflette nelle persone. C’è un senso di concordanza fortissimo tra lo sfondo e il primo piano nei suoi film, come se inevitabilmente i luoghi mutassero assecondando l’umanità e le vicende che ospitano.

Per questo al suo primo vero melodramma intimista, dopo più di 50 film, centra subito il segno, nonostante sia reduce da uno dei periodi peggiori della sua carriera di finzione. Nella storia di un uomo che per errore investe il figlio di una donna che non conosce e passa 17 anni, vedendo poco se non per niente la donna e il suo altro figlio sopravvissuto, convivendo separatamente da lei con questa perdita, c’è una ricerca met...