In Short skin c’è l’adesione perfetta all’universo complesso di personaggi adolescenti e o postadolescenti dei migliori film sceneggiati da Francesco Bruni (Ovosodo, Tutta la vita davanti, Scialla), unita ad un’austerità che non appartiene al sodale di Bruni, cioè Virzì, e che funziona in maniera dissonante ma piacevole con l’umorismo delicato e onnipresente. Sembra non ci sia nulla da ridere ma si ride sempre, delle disavventure dell’estate dei 17 anni di Edoardo. Insomma il primo film di Duccio Chiarini (proveniente dal laboratorio Biennale College) è una perla. Ha l’arroganza di affrontare un tema diametralmente opposto al tono della messa in scena e la maestria necessaria a manipolare bene la materia per farla entrare nello stampino prescelto.

Il protagonista di Short Skin ha un problema al pene: la pelle del prepuzio è troppo spessa e non si ritrae correttamente causandogli dolore anche solo all’atto di masturbarsi, figuriamoci a far...