Miles Ahead si apre con una finta intervista al Miles Davis interpretato da Don Cheadle, una in cui il trombettista mette in difficoltà l’intervistatore già alle prime battute, ne contesta domande e stile, e quando gli viene chiesto come lui, allora, riassumerebbe la sua musica e la sua ricerca, Davis afferra la tromba, lentamente la appoggia alle labbra, prende fiato e la nota forte, secca, netta, sparata che fa uscire a sorpresa è sovrapposta con il rumore altrettanto forte di macchine, clacson, ruote che stridono e pistole che sparano da un inseguimento. Con uno stacco di montaggio a strappo tra quel momento (la nota è solo accennata come se uscendo dalla tromba si fondesse con il rumore più caotico e selvaggio dell’altra scena che arriva) Cheadle attacca alla giugulare il film che oltre ad interpretare ha scritto e diretto. Non è difficile vederci dentro, in questa soluzione bella e dura messa proprio all’inizio, una dichiarazione d’intenti. Tutto il resto del film sarà all’insegna...
Molto più in là del semplice biopic, Miles Ahead non teme di mentire, creare e inventare, specie formalmente, per raccontare una musica più che una persona
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