Al centro di Headbang Lullaby c’è il delirio di un agente marocchino che, ricevuto un colpo in testa particolarmente forte e grave (la prima parola del titolo), vive da quel momento come all’interno di una crisi da stress post traumatico in cui si fa cullare (la seconda parola del titolo) in una follia nella quale fa intereferenza tutto. Siamo nel 1986 e la vittoria del Marocco sul Portogallo nella coppa del mondo di calcio sembra dare nuova linfa al poliziotto traumatizzato.
Ambientato in gran parte su un cavalcavia in mezzo all’autostrada che sembra sostituire quello che nel cinema americano è il luogo comune del deserto (posto di allucinazioni, scoperta delle proprie pulsioni, rivelazione mistica), Headbang Lullaby fa collassare una serie di immagini e pulsioni diverse nella normale giornata infernale di questo poliziotto fallato, in missione per conto di qualcuno sentito al telefono (come in Hotline Miami) ma che forse si sta inventando tutto.
Tra reminiscenze di ...
Nella più delirante delle ambientazioni Headbang Lullaby mette insieme fobie sociali, traumi cranici, visioni e interferenze pop per raccontare il Marocco nel 1986
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