Ci sono film che non c’è niente da fare, sai che ciò che stai vedendo è oltremodo strappalacrime, che ogni scena madre (e sono molte) è costruita per commuoverti e che è proprio su questo senso di colpa – lo spettatore si sente più fortunato del protagonista della vicenda – che gli autori hanno puntato forte per convincerti che il tutto ti piaccia, ma non ci puoi fare niente, è difficile resistere e già dopo pochi minuti sei una fontanella.

Molto forte, incredibilmente vicino fa parte di questa categoria. Non è un film furbo come il peggiore Inarritu di Biutiful o il pessimo E ora parliamo di Kevin, qui non si calca la mano sulla sfortuna dei personaggi spingendo il pedale sempre più a fondo, ma è indubbio che realizzare cinque flashback su “gli ultimi messaggi lasciati in segreteria dal padre intrappolato in una Torre Gemella che sta per crollare” vada oltre il buon senso e sia ...