Guardando Cafè Society sembra incredibile che sia la prima volta che Woody Allen collabora con Vittorio Storaro. La ricchezza espressiva e l’uso del colore che Allen ha sempre preteso dai suoi direttori della fotografia esaltano le doti di Storaro e i due, che proprio giovani non sono, sembrano lavorare con l’energia di una coppia di ragazzini. Scenari mostruosi, combinazioni ardite e, incredibile per Allen, una serie di scene e sequenze pianificate con grande complessità. In questa storia di un ragazzo che da New York si sposta a Los Angeles in cerca di lavoro per poi tornare a New York con altre idee, un altro spirito e una travagliata storia d’amore, ci sono alcune delle intuizioni visive migliori di tutta la carriera di Woody Allen. Nonostante una sceneggiatura che non vuole mai essere scoppiettante, non vuole mettere sul piatto molta ironia ma semmai tenere il freno a mano tirato, lo stesso Cafè Society mette in scena il Woody Allen più sentimentale e malinconico...