C’è veramente un problema di priorità in The Last Face, uno da cui discendono tutti gli altri di quest’opera disastrosa. Nel raccontare una storia d’amore funestata che nasce e si alimenta nel cuore di uno dei moltissimi conflitti armati che massacrano l’Africa, Sean Penn intende mostrare l’orrore di quella guerra ma nel suo film il dramma non sono i morti o la condizione degli africani, ma la sofferenza di due bianchi, ricchi, belli e privilegiati di fronte a quella tragedia.
Puro colonialismo filmico lo si potrebbe definire, inserendo due esseri umani esterni al conflitto, facendone le bandiere della bontà occidentale, gli angeli di un’impresa che pare futile anche a loro ma lo stesso necessaria, Sean Penn fa slittare il problema dalle vittime a chi le vittime le guarda e tenta di aiutarle. Come se non bastasse i discorsi pomposi sull’amore, le banalità spinte sullo starsi vicini guadagnano sempre più centralità levandola allo sfondo ingombra...
Pomposo, retorico e completamente sfasato, The Last Face vuole ostentare interesse per le tragedie del terzo mondo ma senza rinunciare a parlare del primo
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